Sono più di 25 milioni le persone che nel mondo hanno contratto il coronavirus. E’ quanto si legge nell’ultimo bilancio della Johns Hopkins University, che parla di 25.222.709 contagi. Sono invece 846.395 coloro che hanno perso la vita a causa di complicanze legate all’infezione. Gli Stati Uniti restano il Paese più colpito.
“Dobbiamo ascoltare quello che chiedono le persone, ma il virus è reale, è pericoloso, si muove veloce, uccide. E noi dobbiamo fare di tutto per proteggere noi stessi e gli altri”. “Aprire senza avere il controllo del virus è una ricetta per il disastro”. E’ il monito del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus.
“Più i Paesi hanno controllo sul virus, più potranno aprire”, sottolinea il Dg durante la conferenza stampa da Ginevra. “Non c’è una ricetta unica valida per tutti. E non è tutto o niente”.
“Riteniamo – aggiunge – che ci siano alcune cose essenziali su cui tutti i Paesi e le singole persone devono focalizzarsi: prevenire eventi di amplificazione” dei contagi da coronavirus Sars-CoV-2, in primo luogo. Questo perché Covid-19 “si diffonde in modo molto efficiente tra gruppi di persone. In molti Paesi, abbiamo assistito a focolai esplosivi legati a raduni di persone negli stadi, nei locali, nei luoghi di culto e in altre situazioni di folla”. “Ci sono modi per consentire lo svolgimento di ritrovi” di questo tipo “in alcuni luoghi. Le decisioni su come e quanto permetterli dovrebbe essere presa sulla base di un approccio basato sul rischio, all’interno di un contesto locale”, sottolinea il Dg.
Secondo l’Oms “i Paesi che sperimentano una trasmissione del virus significativa all’interno della comunità potrebbero dover posticipare gli eventi per un breve periodo”, per ridurre i contagi. “D’altra parte, i Paesi o le comunità con casi sporadici o piccoli cluster possono trovare modi creativi per organizzare eventi riducendo al minimo il rischio”.
Il secondo punto evidenziato da Tedros è “ridurre le morti proteggendo le fasce vulnerabili” della società, incluso “gli anziani, le persone con problemi di salute, e chi lavora nei servizi essenziali”. I Paesi che riusciranno a fare questo bene “potranno riuscire a mantenere livelli di trasmissione bassi man mano che aprono”.
Il terzo punto è l’impegno dei singoli nell’adottare le misure anti contagio ormai note: “Distanziamento di un metro, lavaggio delle mani, mascherina”, elenca il Dg dell’Oms, ricordando l’impegno a “evitare le cosiddette 3 C: closed spaces, cioè spazi chiusi; crowded places, cioè luoghi affollati; close-contact settings, cioè ambienti a stretto contatto”.
Quarto punto: “I governi devono intraprendere azioni su misura per trovare, testare, isolare e curare i casi di Covid-19 e tracciare e mettere in quarantena i contatti. Gli ordini massicci di restare a casa”, veri e propri nuovi lockdown, “possono essere evitati se i Paesi adottano interventi temporanei e geograficamente mirati”, fa notare il Dg.
“Quando gli anziani muoiono è un fallimento morale. Ogni vita, che sia la vita di un giovane o di un anziano è preziosa e dobbiamo fare di tutto per salvarla”, ha ammonito Tedros raccontando un episodio che, ha spiegato, lo ha reso “molto triste”. “Colleghi mi hanno raccontato di aver chiesto a un Paese del informazioni sul suo tasso più alto di mortalità” e la risposta di alcuni è stata “’no, qui stanno morendo anziani, quindi va bene. No, quando gli anziani muoiono non va bene”, ha ribadito Tedros. Inoltre, ha ammonito il Dg dell’Oms, “l’unità nazionale e la solidarietà globale sono essenziali. Questo virus prospera quando siamo divisi. Quando siamo uniti, possiamo sconfiggerlo”, conclude.
Tornano sotto quota mille i nuovi casi di coronavirus. Dall’inizio emergenza in Italia se ne sono registrati 269.214. Sono i dati diffusi dal ministero della Salute, pubblicato sul sito della Protezione Civile. Da inizio emergenza le vittime sono state 35.483. Aumentano i ricoverati con sintomi da coronavirus, che sono sono 1.288, 37 in più di ieri. Crescono anche quelli in terapia intensiva che sono 94, 8 in più di ieri. I tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore sono 58.518.
A Verona è pronta la sperimentazione del vaccino completamente italiano contro il Covid 19. Ad annunciarlo è stato oggi il rettore dell’università scaligera Pier Francesco Nocini, nel corso di una conferenza stampa. La prima somministrazione è prevista per il 7 settembre presso l’ospedale di Borgo Roma.
Il rettore ha anticipato che il vaccino sta dando un “ottimo risultato immunitario e un ottimo profilo di sicurezza. La sperimentazione interesserà al momento 70 volontari e la prima inoculazione riguarderà 3 persone”.
La sperimentazione del vaccino ’made in Italy’ è infatti già iniziata allo Spallanzani di Roma.
Ma i numeri dei volontari interessarti sembrano destinati ad aumentare, visto che “molte persone chiamano per essere coinvolti nella sperimentazione”, ha spiegato il rettore.
Nel corso della conferenza stampa Nocini ha spiegato che già dall’inizio dell’epidemia l’università di Verona è in prima linea con studi e ricerche nei diversi ambiti, spaziando dalla diagnostica alla terapia fino ad arrivare alla recente collaborazione con lo Spallanzani di Roma per la sperimentazione sull’uomo di Grad-CoV2, il candidato vaccino italiano contro SARS-CoV-2, il virus che causa Covid-19. Il Centro ricerche cliniche dell’azienda ospedaliero universitaria integrata di Verona è stato, infatti, chiamato a dare il suo contributo sia nella definizione del protocollo di studio che nella realizzazione della fase clinica della ricerca.
Il vaccino, realizzato, prodotto e brevettato dalla società biotecnologica italiana ReiThera. ha superato i test preclinici effettuati sia in vitro che in vivo su modelli animali, che hanno evidenziato la forte risposta immunitaria indotta dal vaccino e il buon profilo di sicurezza, ottenendo successivamente l’approvazione della fase 1 della sperimentazione sull’uomo da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Agenzia Italiana del Farmaco e del Comitato Etico Nazionale per l’Emergenza Covid-19.
Il vaccino Grad-Cov2 utilizza la tecnologia del ’vettore virale non-replicativo’, ovvero incapace di produrre infezione nell’uomo. Il vettore virale agisce come un minuscolo cavallo di Troia, che induce transitoriamente l’espressione della proteina spike (S) nelle cellule umane. Questa proteina è la ’chiave’ attraverso la quale il virus, legandosi ai recettori Ace2 presenti all’esterno delle cellule polmonari, riesce a penetrare e a replicarsi all’interno dell’organismo umano. La presenza della proteina estranea innesca la risposta del sistema immunitario contro il virus.
Attraverso tecniche sofisticate questo virus, assolutamente innocuo per l’uomo, è stato modificato per azzerarne la capacità di replicazione; successivamente è stato inserito al suo interno il gene della proteina S del Sars-CoV-2, il principale bersaglio degli anticorpi prodotti dall’uomo quando il coronavirus penetra nell’organismo. Una volta iniettato nelle persone,questo virus modificato, o meglio la proteina S che trasporta, provocherà la risposta del sistema immunitario dell’rganismo, ovvero la produzione di anticorpi in grado di proteggere dal virus Sars-CoV-2. Altri vaccini basati su vettori virali ricavati dai primati sono già stati valutati in trial clinici di fase I e II per candidati vaccini di altre malattie infettive, dimostrando di essere sicuri e di generare risposte immunitarie consistenti anche con una singola dose di vaccino.
“I numeri di questa settimana sono apparentemente simili a quelli della prima settimana di marzo, ma sono sostanzialmente diversi. I tamponi in quel periodo si facevano solo a chi era in fin di vita, gli asintomatici non esistevano. Ora, invece, sono quasi tutti asintomatici”. Sono le parole del professor Andrea Crisanti a In Onda, su La7.
“Secondo i dati dell’Istat” a marzo i contagi erano molto più numerosi. “In realtà siamo molto lontani da quei dati. L’indagine dell’Istat è stata molto sottovalutata, ha permesso di stabilire che ci sono 1,5 milioni di persone infettate. Per i dati ufficiali sono 200mila, ne manca oltre 1 milione. Ora sappiamo che la maggior parte delle persone infettate sono asintomatiche, bisogna evitare che il virus arrivi alle persone vulnerabili”, aggiunge.