A Rimini non si parla di un mercato qualunque, ma di un pezzo di storia, che nasce fin dal XIV secolo. Uno spaccato di storia e di usanze, che non si può cancellare con un colpo di spugna. Il mercato di Rimini, che, ogni mercoledì e sabato, da modo a migliaia di cittadini, molti provenienti anche da paesi limitrofi, di essere occasione di ritrovo, rimane pur sempre l’ampia esposizione a cielo aperto che da secoli fa parte della storia del luogo. Perché dunque perdere questo spaccato di una tradizione ormai secolare della qualità e usanze della città?
Spostare il mercato in altro sito, vuole anche dire desertificare il centro storico, troncare i rapporti economici e sociali e far cambiare vita agli ambulati e alla popolazione di Rimini e dintorni, per non commentare su quanto costerebbe, all’Amministrazione e quindi agli stessi riminesi, lo spostamento dello stesso in altra area che comunque andrà adeguata per accogliere le numerosissime bancherelle. I cittadini si chiedono, dato i tempi di “vacche magre”, non è meglio investire il denaro per sistemare cose più importanti come ad esempio la rete fognante, il teatro Galli?
Meditate gente….meditate….