Notte di Capodanno, le persone festeggiano il nuovo anno in una discoteca di Reina in Turchia. Un locale abbastanza conosciuto, praticamente uno dei night club più in voga. Improvvisamente entra un uomo con in testa, forse, un cappello da babbo natale e comincia a sparare sulla folla. I colpi esplosi sono circa 180 in sette minuti, i morti 39 e i feriti più di 70. Una serie di numeri che bucano l’anima. Di questo si parla sempre, di cifre. Per entrare in un’ottica umanitaria, il numero deve esser scomposto e moltiplicato. Perché di quei 39 ciascuno ha una famiglia. Il dolore quindi appartiene a molti oggi. L’Isis rivendica l’attentato. Fedeli al loro credo distorto, non si scompongono di fronte al sangue, ma lo usano per seminare nuovo terrore. Promettono altre stragi. Non consideriamola routine. No! Non è normale. E’ possibile abituarsi a tutto, ma non alla sofferenza subita, non all’odio. Le persone bruciate dalle proprie credenze e incuranti della morte, tendono a regalare agli altri la paura di morire in qualsiasi momento. Imbracciano un’arma da fuoco e sparano. Ragionare nell’ottica degli attentatori significa privarsi di qualsiasi scala etica e di principi. Loro hanno in testa la guerra. Far del male è l’unico modo per raggiungere l’obiettivo. La distinzione tra giusto e sbagliato si fonde nel disperato tentativo di arrivare al traguardo. Un risultato coronato dal dolore. Prima incutono paura, poi inducono alla disperazione. C’è qualcosa di più nella spietata lotta in nome di Dio. Un dio perverso che non corrisponde al Principio della creazione, chiamato in nomi diversi, ma riconosciuto e onorato
da ogni vera religione.
Quello dell’Isis è un falso signore che non si riconosce nemmeno nel Corano, tanto che il vero Islam ne ha preso le distanze. Nutrito dalla paura e servito da esseri vuoti, non più in grado di comprendere l’importanza della vita altrui e della libertà. Basterebbe solo sedersi a contemplare la bellezza di un tramonto per capire che non c’è bisogno di versare sangue. Chissà se i seminatori di morte riusciranno mai un giorno a vedere in esso Dio. La creazione è un’opera d’amore e lo si evince dalle sensazioni che ci regala ogni giorno. Non cadiamo nell’indifferenza perché, che ci crediate o no, una lacrima di profonda commozione versata da tutti per i nostri fratelli caduti, in sé reca la forza che può cambiare il mondo. Alimentiamola!