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Non si sevizia un Magistrato

cms_17313/apertura.jpgA volte capita che alcuni provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria proprio non vadano giù agli Avvocati. Cliente deluso e diritto sempre più incerto, da una parte, e facilità di comunicazione, dall’altra, portano a sfogare la frustrazione diffondendo il più possibile il presunto affronto patito, cercando nella pubblica opinione il consenso negato. Questo tipo di consolazione non cambia le sentenze, ma in sé è lecito. Sta di fatto che ci vuole misura in tutte le cose, ed anche in questa. La Corte di Cassazione è intervenuta in argomento in occasione del comportamento di un legale che aveva utilizzato volantini diffamatori con la foto di alcuni Giudici dinanzi al Palazzo di Giustizia, con la sentenza 13197/2020. L’Avvocato, già con precedenti analoghi, aveva anche scritto un libro dal titolo “Storie comiche di otto importanti pessimi magistrati”. Naturalmente la questione ha avuto un esito scontato ma, come spesso accade, nella corrente del buon senso ci finisce anche qualcosa che ne dovrebbe star fuori, poiché è stata indicata una strada decisamente tortuosa. La Cassazione, infatti, non si limita e ricordare quali siano gli ovvi paletti del diritto a manifestare il proprio pensiero, ma indica un percorso che non convince del tutto, poiché sostiene che i Magistrati, salvo alcuni casi, non siano personaggi pubblici ma solo esercenti pubbliche funzioni e quindi la loro immagine non può essere oggetto di pubblicazioni (cfr. ultimo cpv di pag. 8). Difficile essere d’accordo. A tacer d’altro (è ben difficile che un Magistrato non lasci traccia fotografica di sé, volente o nolente), basti pensare che una sentenza è una sentenza, appunto, ed pubblica per sua natura, cioè, e sono pubbliche anche le generalità di chi la scrive. Tanto è vero che le sentenze si pubblicano “In nome del Popolo” (Italiano, in questo caso). Il perché di questi tempi non si possa rendere nota a chiunque l’immagine di chi firma una sentenza ma solo la sua autografia e il contenuto da lui vergato, non ha spiegazione convincente perché ha poca logica in sé. Ma la Cassazione è la Cassazione. Ecco la sentenza

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Data:

2 Maggio 2020