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“NON VI HO CHIESTO DI CHIAMARMI MAMMA” DI KARIN FALCONI – Un viaggio nella realtà dell’affido attraverso l’ironia e l’autenticità

Non vi ho chiesto di chiamarmi mamma (Avagliano Editore ed Edizioni Lavoro) non è solo un romanzo – peraltro splendido per contenuti e stile narrativo – ma una risorsa preziosa che unisce emozione e informazione, fornendo una visione completa dell’affido in Italia.

Il libro nasce dall’urgenza di raccontare le tante storie incontrate dall’autrice, cresciuta lontano dalla famiglia di origine, negli anni e sensibilizzare i lettori sul tema dell’affido familiare, soprattutto in età adolescenziale.

L’autrice

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Karin Falconi è una Mamma speciale perché ha sempre voluto svolgere il suo ruolo anche impegnandosi sull’accoglienza dei minori fuori famiglia. Karin l’affido sa bene cosa sia perché cresciuta lontano dalla sua famiglia d’origine e, forte del suo vissuto, scelto come impegno “vocazionale” nelle scelte professionali e sociali.

Si è specializzata in Counseling e sostegno alla genitorialità affidataria e adottiva, con un occhio di riguardo alle coppie omogenitoriali e ai single. Ha creato il progetto AFFIDIamoci a sostegno della mono e omogenitorialità affidataria e dopo essere diventata Mediatrice familiare ha fondato insieme con Emilia Russo (suo grillo parlante) l’associazione M’aMa-Dalla Parte dei Bambini (più conosciuta come la Rete delle MammeMatte), un’associazione che dal 2017 garantisce i diritti dei bambini (e degli adolescenti) in attesa di affidamento. E come la protagonista del romanzo, è a sua volta genitore affidatario.

Karin è diventata così una MammaMatta e detto fatto ha allargato la sua famiglia con M.&M. due fratelli adolescenti che, insieme al primo figlio, costituiscono, tra un abbraccio e un urlaccio, una squadra vincente per affrontare il mondo.

Il libro

cms_33105/3.jpgUna famiglia comune costituita da madre, padre e figlia preadolescente, viene improvvisamente trasformata dalla decisione di allargare il nucleo familiare attraverso l’affido. Il racconto, filtrato attraverso gli occhi della madre, svela la sfida di essere una mamma in più, una madre che si trova a dover ridefinire il proprio ruolo.

Karin Falconi, utilizza la sua profonda esperienza nel settore per dar vita a un romanzo avvincente, che esplora le intricate dinamiche dell’affido.

Dal caos della mattina del primo giorno di scuola, il libro si sviluppa attraverso una serie di episodi intensi e talvolta ironici, che catturano l’attenzione del lettore. La profondità psicologica dei personaggi emerge in modo brillante, rendendo facile l’empatia e la connessione emotiva. Il romanzo, sottoforma di diario, bilancia momenti leggeri con riflessioni profonde, sottolineando la differenza tra teoria e pratica nell’affido.

Come sottolinea l’autrice: “… nell’affido non ci sono risposte, né da dare né da ricevere, si vive giorno per giorno, con il solo intento di arrivare a quello successivo nel miglior modo possibile”.

L’uso innovativo degli hashtag per sintetizzare ogni paragrafo offre una panoramica rapida e incisiva degli argomenti trattati, rendendo il libro accessibile sia ai neofiti dell’affido sia a chi già possiede una conoscenza approfondita del tema. La sincerità e l’autenticità con cui K. Falconi tratta il tema dell’affido si riflettono in ogni pagina, dando voce a tutte le sfaccettature dell’esperienza.

Nel leggere Non vi ho chiesto di chiamarmi mamma, si avverte una palpabile autenticità. La cura nelle scelte lessicali e la vividezza delle scene amplificano il messaggio centrale dell’opera: l’affido, pur essendo una sfida ardua, rappresenta un’esperienza irripetibile e profondamente significativa. “Ma che ne sa la gente di cosa è veramente una famiglia?” è una domanda che risuona nelle pagine, mettendo in luce la complessità dell’argomento.

I dialoghi tra genitori e figli, sia biologici che in affido, sono penetranti e illuminanti. Questi scambi offrono una panoramica preziosa delle molteplici prospettive, rivelando le emozioni e le sfide di ogni personaggio. La dinamica tra i genitori, in particolare, svela l’impattante effetto dell’affido sulla vita di coppia, sottolineando le onde d’urto causate dall’ingresso di nuovi membri nella famiglia.

Il diario pone particolare enfasi sulla figura materna, il cui ruolo viene sottoposto a una metamorfosi. Anche se non viene formalmente riconosciuta come “mamma”, la sua essenza materna è innegabile e viene silenziosamente accettata da tutti. Karin Falconi affronta questo tema con una profondità e una sensibilità che risuonano profondamente nel lettore.

La conclusione del segmento romanzato può apparire inattesa e brusca, ma ciò rafforza l’idea che l’affido non segue schemi narrativi convenzionali. È un percorso imprevedibile, ricco di curve inaspettate, che l’autrice dipinge con maestria.

La narrazione si arricchisce di una sezione teorica, curata da Emilia Russo, presidente dell’associazione M’aMa, che si propone come guida essenziale per chi desidera addentrarsi ulteriormente nel complesso universo dell’affido. Pur essendo ricca di dettagli tecnici, questa sezione è vivacizzata da commenti e riflessioni che offrono uno sguardo realistico e pratico sull’argomento.

Perché leggere Non vi ho chiesto di chiamarmi mamma

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Non vi ho chiesto di chiamarmi mamma è un libro che va letto non solo perché è un buon libro per stile e contenuti ma anche per i progetti valoriali connessi alla campagna omonima, itinerante e nazionale, di sensibilizzazione all’affido degli adolescenti fuori famiglia autofinanziata dall’associazione M’aMa.

#nonvihochiestodichiamarmimamma, non è più solo un libro, ma uno strumento di divulgazione nelle scuole, nelle comunità educative, nei municipi e in tutte le realtà territoriali che si aprono alla diffusione della cultura dell’accoglienza dei bambini più grandicelli.

cms_33105/5.jpgDal 27 ottobre 2023 (data dell’uscita del libro in tutte le librerie) le MammeMatte hanno iniziato a girare tutta Italia affiancate da adolescenti e neomaggiorenni coraggiosi che, libro alla mano, si sono resi testimoni e portatori della loro storia di affido raccontandola a istituzioni, famiglie, coetanei. Perchè nella campagna #nonvihochiestodichiamarmimamma i veri protagonisti rimangono sempre loro: i ragazzi.

E non è finita qui.

Tre di loro, sotto lo pseudonimo di LagnaContinua, Babbia e Nevro (come i protagonisti del libro), sono stati assoldati dalle MammeMatte per rispondere via email, a tutti i dubbi, le paure, lo sconforto (!) che possono attanagliare genitori (biologici, affidatari, adottivi) o aspiranti tali, di adolescenti e pre adolescenti.

Tre ragazzi che si mettono in gioco rispondendo alle vostre domande per regalarvi il loro punto di vista, quello di ragazzi arrivati in casa dopo anni di istituzionalizzazione, con una famiglia di origine impressa nel cuore, e tanta paura/voglia/coraggio di entrare in una famiglia di perfetti sconosciuti dichiaratasi aperta ad amarli e crescerli come figli. Scrivetegli!

Qualsiasi scuola, centro affidi, realtà associativa…che volesse mettersi in contatto con l’associazione M’aMa per aderire al progetto, può farlo inviando una email a percorsimama@gmail.com

In libreria dal 27 ottobre 2023 Non vi ho chiesto di chiamarmi mamma è disponibile in tutte le librerie, ma per acquistare una COPIA autografata e riceverla direttamente a casa, sostenendo la campagna M’aMa sull’affido degli adolescenti fuori famiglia, a percorsimama@gmail.com

https://www.youtube.com/watch?v=gWZJL8s1QNo

Data:

12 Gennaio 2024