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Norcia trema, quattro scosse in poche ore

Norcia trema, quattro scosse in poche ore

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Alcune scosse di terremoto sono state registrate dall’Ingv, tra ieri sera e stamattina, vicino Norcia (Perugia). Stamattina, alle ore 4.19, è stata rilevata una scossa di magnitudo 2.1 con epicentro a tre chilometri da Norcia e a 11 chilometri da Castelsantangelo sul Nera (Macerata).

Già nella tarda serata di ieri erano state registrate nella stessa zona tre scosse, la più forte delle quali, di magnitudo 3.3, alle ore 21.36. Le altre due scosse, di magnitudo 2.1 e 2.7, erano state invece registrate nell’area rispettivamente alle ore 21.30 e 20.04.

Bonus rottamazione e sconto sui prodotti sfusi nel decreto clima

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La bozza del decreto legge sui cambiamenti climatici, annunciato dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che l’AdnKronos è in grado di anticipare, conta 14 articoli suddivisi in 4 capi e prevede l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri di una Piattaforma per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell’aria, “presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri o, su sua delega dal ministro dell’ambiente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.

Tra i compiti previsti: studiare le attuali emissioni in atmosfera a livello nazionale; redigere un Programma nazionale per il monitoraggio e la riduzione dell’inquinamento atmosferico, promuovendo accordi di programma tra Amministrazioni centrali e territoriali e proporre misure per la riduzione delle emissioni in atmosfera nei settori delle infrastrutture e trasporti, del riscaldamento e raffrescamento civile, nella gestione dei rifiuti, nelle attività produttive.

Inoltre, “è istituito il programma sperimentale di incentivazione del trasporto sostenibile per la promozione dei servizi di trasporto pubblico locale e di altri servizi ad essi integrativi da finanziare con le risorse riassegnate nel 2020 al ministero dell’Ambiente nel limite massimo di 200 milioni di euro”.

In particolare, ai cittadini che risiedono nelle città metropolitane interessate dalla procedura di infrazione europea per la non ottemperanza dell’Italia alle norme sulla qualità dell’aria, “che rottamano autovetture omologate fino alla classe Euro 4 è attribuito un credito fiscale corrisposto mediante un titolo di spesa pari a 2.000 euro, che l’interessato può utilizzare entro i successivi cinque anni ai fini dell’acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico locale e regionale e di altri servizi ad esso integrativi, inclusi i servizi di sharing mobility con veicoli elettrici o a zero emissioni, anche in favore dei familiari conviventi”.

Il beneficio “è revocato ove il medesimo soggetto, ovvero un familiare convivente, provveda all’acquisto, al leasing o al noleggio a lungo termine di un’autovettura non a basse emissioni entro i due anni successivi”. Il credito fiscale è riconosciuto anche ai titolari di licenza di trasporto pubblico di piazza e agli autotrasportatori operanti nelle città metropolitane che “rottamano veicoli Euro 4 o inferiori, utilizzabile per la sostituzione del veicolo rottamato con veicoli ibridi o elettrici o ad emissioni ridotte”.

Trasporto scolastico sostenibile. “Al fine di promuovere il trasporto scolastico per gli studenti della scuola dell’obbligo e limitare le emissioni inquinanti in atmosfera, presso il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare è istituito un fondo in favore del servizio di scuola bus a ridotte emissioni per le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, comunali e statali ricadenti nell’ambito delle città metropolitane”. In totale si parla di 10 milioni di euro annui.

Agli esercenti attività imprenditoriale che svolgono direttamente o per tramite di soggetti terzi il servizio di trasporto a domicilio per la vendita di prodotti non destinati all’esercizio dell’attività economica o professionale “è riconosciuto un credito di imposta pari allo sconto praticato al consumatore, fino al 20% del costo del servizio, fino a un importo massimo di 5.000 euro ad esercente, nel limite complessivo di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020, 2021 e 2022. Il costo del servizio è fiscalmente detraibile dal consumatore in misura pari al 100%”.

IMBALLAGGI – “Al fine di ridurre la produzione di imballaggi per i beni alimentari e prodotti detergenti, per gli anni 2020, 2021 e 2022 è riconosciuto un contributo pari al 20% del costo di acquisto di prodotti sfusi e alla spina, privi di imballaggi primari o secondari” si legge in un’altra delle misure previste dalla bozza decreto legge.

In particolare “agli esercenti di attività commerciali che acquistano tali beni, il contributo è riconosciuto sotto forma di credito d’imposta, fino ad un importo massimo annuale di euro 10.000 per ciascun beneficiario, nel limite complessivo di 10 milioni di euro per l’anno 2020, 2021 e 2022”. Ai soggetti acquirenti “il contributo è anticipato dal venditore dei beni come sconto sul prezzo di vendita ed è a questo rimborsato sotto forma di credito d’imposta di pari importo, nel limite complessivo di 10 milioni di euro per l’anno 2020, 2021 e 2022”.

Infine, “agli esercenti di attività commerciali che realizzano punti vendita di prodotti sfusi e alla spina, per gli anni 2020, 2021 e 2022 è riconosciuto un contributo pari al 20% del costo di acquisto delle attrezzature per l’erogazione di prodotti sfusi e alla spina nell’ambito della propria attività, nel limite complessivo di 10 milioni di euro per l’anno 2020, 2021 e 2022”.

Caos procure, Criscuoli si dimette dal Csm

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Il Vice Presidente del Csm David Ermini ha ricevuto stasera la lettera del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la quale sono state trasmesse le dimissioni del consigliere Paolo Criscuoli da componente del Consiglio superiore. Il Capo dello Stato ha ravvisato nella lettera di dimissioni presentata da Criscuoli senso di responsabilità e rispetto delle istituzioni.

“Con profondo rammarico comunico che ho rassegnato direttamente nelle mani del presidente della Repubblica le mie dimissioni quale componente del Consiglio Superiore della Magistratura, chiedendo contestualmente il collocamento in ruolo” scrive il togato Paolo Criscuoli, che stasera ha comunicato le sue dimissioni dal Consiglio Superiore della Magistratura, in una lettera aperta agli iscritti dell’Anm.

“Compio questo gesto esclusivamente per il profondo rispetto che nutro nei confronti dell’Istituzione e del suo presidente, – continua Criscuoli – pur consapevole che avevo pieno diritto ed anzi sentivo il dovere di continuare a ricoprire la carica consiliare. Dopo aver assolto il mio diritto-dovere di difesa, in sede di indagine disciplinare, attraverso un esauriente interrogatorio, cui mi sono sottoposto, senza remore, riserve o condizioni, avevo maturato, infatti, la decisione di riprendere l’esercizio delle funzioni consiliari, per avere la piena coscienza di non aver mai tradito il mio mandato”.

“Infatti ritenevo e ritengo che l’assoluta mancanza di predeterminazione alla partecipazione, prima, e la mancanza di interlocuzione poi, durante incontro del maggio scorso in cui sono rimasto silente – prosegue – e avulso dalla conversazione senza dare alcun contributo, siano elementi che non lasciano dubbio alcuno sull’assoluta correttezza del mio comportamento specchiato e lontano da interessi extraconsiliari e/o politici”.

“Senonché quando ho comunicato la mia intenzione di riprendere l’attività consiliare, ho dovuto constatere che alcuni consiglieri togati avevano rappresentato all’Ufficio di Presidenza, – continua Criscuoli – che evidentemente ne ha preso atto, l’intenzione di abbandonare i lavori del Plenum ovvero di non parteciparvi facendo mancare il numero legale, qualora l’avessi fatto”.

“Tale fatto, di evidente e no dissimulata conculcazione delle mie prerogative di componente in carica del Csm, è stato seguito da ulteriori ed indebite iniziative anche da parte di alcuni componenti dell’Anm. E’ la legge a stabilire i presupposti per la sospensione o per la decadenza dalla carica di un consigliere, – spiega ancora – il quale, al di fuori di tali ipotesi, ha il diritto di espletare il suo mandato; a ciò si aggiunge solo la coscienza individuale che non può essere coartata da indebite interferenze esterne o comportamenti scomposti”.

“Del resto già in passato si è verificato che un consigliere, sottoposto a procedimento disciplinare, continuasse a svolgere il proprio mandato in attesa dell’esito del procedimento senza che ciò abbia avuto alcun impatto sulla funzionalità dell’organo – continua ancora – Ciò nonostante, in modo del tutto arbitrario, perché al di fuori di qualsiasi perimetro normativo, con le predette condotte, per come riportate dalla stampa e non smentite, certamente non connotate da correttezza istituzionale, si è ritenuto di poter interferire sull’esercizio della funzione e sull’attività del Consiglio”.

“A ciascuno il giudizio sui motivi, intenzioni e finalità di tali condotte; certo si ha la percezione di una magistratura percorsa da inquietudini, che guarda al ’particulare’ e sensibile più alle pulsioni di uno stato etico che alla applicazione dei precetti di un stato di diritto – prosegue Criscuoli – Non mi sono mai riconosciuto in un simile modo di essere, riconoscendomi, invece, nella magistratura che, quotidianamente e in modo silente, si impegna ad applicare la legge ed a tutelare l’esercizio dei diritti di ciascuno, con coscienza”.

“A questa magistratura oggi ritengo giusto tornare, non perché influenzato da simili eventi, ma per mettere al riparo l’Istituzione da condotte che avrebbero creato una situazione di ’muro contro muro’ e che, certamente, avrebbe leso l’immagine di tutta la magistratura – conclude Criscuoli – Esprimo il mio grande dispiacere, in particolare agli oltre 500 colleghi che in occasione delle elezioni del 2018 mi hanno dato la loro fiducia, per questo passo che mi impedisce di svolgere il mandato affidatomi e di portare a termine il progetto di riforma, ordinamentale e culturale che altri, dopo di me, sono sicuro sapranno riprendere”.

Bruno Vespa e la donna vittima di violenza, l’intervista infiamma i social

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“E’ fortunata, perché è sopravvissuta. Tante donne vengono uccise”. I social si infiammano per l’intervista condotta martedì sera da Bruno Vespa a Lucia Panigalli, sopravvissuta a un tentativo di omicidio da parte dell’ex compagno. Telespettatori, associazioni femministe e utenti criticano il giornalista per le frasi e i toni utilizzati durante la conversazione.

“Dal minuto.01,08, 56 Bruno Vespa intervista la signora #LuciaPanigalli vittima di un tentativo di.omicidio da parte del ex compagno. Il tono dell”intervistatore tra risolini, negazioni, battutine è semplicemente intollerabile. Questo non è giornalismo, questa è spazzatura”, scrive l’associazione Non Una Di Meno.

“Mi vergogno profondamente che non siano stati ancora presi provvedimenti per questa intervista indegna. Vespa ha offeso tutte le donne vittime di violenza, che vivono in un paese misogino, sessista e patriarcale”, attacca su Facebook Beatrice Brignone, segretaria di Possibile. “Siamo nel 2019 e ancora dobbiamo assistere alla colpevolizzazione delle vittime, come nei processi di 50 anni fa, con l’aggravante che tutto questo accade in televisione e attraverso un servizio pubblico, che noi cittadini paghiamo”, commenta un utente. Mentre in molti chiedono che vengano presi “provvedimenti”.

Durissimo poi il commento del giornalista Lorenzo Tosa, che conta in poche ore più di 21 mila condivisioni. “L’uomo che allarga le braccia sorridente si chiama Bruno Vespa, di mestiere fa il giornalista del Servizio pubblico sulla principale rete televisiva italiana”, si legge nel post che ripercorre quanto subito dalla donna “massacrata a sangue, a pugni e a coltellate, da un uomo col volto coperto, il suo ex, che non ha mai perdonato a Lucia di essere stato lasciato”.

Tosa riporta poi le frasi del conduttore: Lucia “è fortunata, perché è sopravvissuta”. “Lui è innocente”. “Era così follemente innamorato di lei da non volerla dividere se non con la morte”. “E via, sempre più giù, in un abisso di superficialità e orrore che culmina nella frase della vergogna: “Signora, se avesse voluto ucciderla, lo avrebbe fatto”. Il tutto condito da continui ghigni e risolini e con un tono di squallido, viscido paternalismo con cui non si tratta una bambina di sei anni, figuriamoci una donna vittima di un tentato omicidio che vive nel terrore costante di essere ammazzata”. “Se questo è il Servizio pubblico, se questo è un giornalista, se questa è un’intervista normale, allora cominciamo una volta per tutte ad avere il coraggio di dire in faccia alle donne: non denunciate. Perché non vi crederemo. Perché non è violenza, non è odio, non sono (tentati) femminicidi. È solo ’troppo amore’. Benvenuti in Italia. E non c’è nulla da ridere”.

“Non riesco a togliermi dalla testa gli occhi di questa donna – ha scritto più tardi il giornalista nei commenti – palesemente a disagio che tentava di reagire, di opporsi, di ribellarsi a questa faciloneria, a questi insulti, inerme, intimidita di fronte al “grande” giornalista nel grande studio. E a un certo punto quasi sembrava scusarsi se ha denunciato, se la sua vita è distrutta, scusarsi di non essere stata ammazzata. E niente, mi ha lasciato addosso un senso di ingiustizia, una compassione infinita. Io una cosa così non la voglio mai più vedere. E invece è la normalità”.

Vespa replica in una nota alle accuse: “Sono sorpreso e indignato da alcune reazioni alla mia intervista di ieri sera alla signora Lucia Panigalli. Se c’è una trasmissione che dalle sue origini si è fatta portavoce della tutela fisica e morale delle donne vittime di violenza questa è ’Porta a porta’. Abbiamo invitato la signora proprio perché il suo caso è clamoroso e allo stato la legislazione non è in grado di proteggerla in maniera adeguata. E’ gravissimo che si voglia estrapolare una frase da un dialogo complessivo di grande solidarietà e rispetto. La risposta migliore a queste calunnie sono i ringraziamenti che abbiamo ricevuto dalla signora e dal suo avvocato”.

Lampedusa, nuovo sbarco nella notte

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Nuovo sbarco nella notte sull’isola di Lampedusa dove sono arrivate 28 persone, di nazionalità tunisina, della Costa d’Avorio e del Camerun. I migranti erano a bordo di un barchino a poco meno di un miglio dall’isola quando sono stati soccorsi da un pattugliatore veloce della Guardia di Finanza dopo l’avvistamento di un peschereccio. Solo nella giornata di ieri erano sbarcati oltre 100 migranti.

Senzatetto in sciopero della fame: “Arrestatemi o aiutatemi”

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(Lavinia Gerardis) – “Chiedo di essere arrestato”. È la provocazione di Pietro, da 10 giorni in sciopero della fame, prima davanti al carcere romano di Regina Coeli, ora sotto Montecitorio. La sua storia ha luci e ombre un po’ come tutte le vite di strada.

“Dieci anni fa – racconta – dopo essermi lasciato con la donna che amavo, mi ero lasciato andare, bevevo e dormivo per strada. Una sera dei giovani mi aggredirono con dei calci in faccia. Nonostante li avessero presi, visto che io ero solo un senzatetto, li rilasciarono subito. Dopo pochi giorni avendoli rivisti in giro mi arrabbiai molto e feci l’errore di andarmela a prendere con le guardie. Li insultai pesantemente e mi beccai una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale. Da allora – afferma lui – il mio avvocato d’ufficio è sparito e non m’ha fatto sapere più niente. La mia vita nel frattempo è andata avanti per la strada, ma ho smesso di bere, mi sono ripulito, ho fatto lavori saltuari… La faccenda della denuncia però ha portato, dopo 10 anni, a una condanna a 4 mesi”.

“Sotto i tre anni di solito non ti arrestano – sostiene Pietro – ma magari ti fanno scontare la pena con i lavori socialmente utili. Uno dei requisiti però è che tu abbia un domicilio. Da un momento all’altro, io potrei veder arrivare una pattuglia che mi viene a prendere per portarmi in carcere. E io non posso vivere con questa spada di Damocle, non è giusto”.

E qui scatta la protesta disperata di Pietro. “Se così deve essere arrestatemi subito, mi consegno spontaneamente. Io non ho mai avuto problemi con la giustizia – dice – nonostante i miei sbagli non ho mai fatto male a nessuno, non ho commesso reati, non mi sono mai fatto un giorno di galera – continua con negli occhi, ora, uno sguardo che tradisce la paura – . Non so nemmeno com’è un carcere. Oltretutto, ora percepisco il reddito di cittadinanza e quindi non posso fare lavoretti in nero sennò lo perdo. Ma con poco più di 400 euro del reddito non ce la faccio a pagarmi una casa. E senza la casa rischio il carcere. Se finisco in carcere, per legge perdo anche il reddito, così quando esco non avrei più manco questo piccolo aiuto. Non è giusto – dice Pietro – io ci ho provato a rimettermi in piedi, a riprendere in mano la mia vita ma ora spero che qualcuno mi aiuti”.

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19 Settembre 2019