Sono oltre 14,1 milioni i casi di coronavirus che si sono registrati in tutto il mondo, ed oltre 600mila i morti, secondo il bilancio della mappa della Johns Hopkins University.
Dalla cannabis una possibile arma contro gravi effetti di Covid-19. Il cannabidiolo, o Cbd, metabolita non psicoattivo della Cannabis sativa, può aiutare a ridurre la tempesta citochinica e l’eccessiva infiammazione polmonare che si è rivelata letale per molti pazienti con Covid-19. E’ quanto emerge da uno studio dei ricercatori del Medical College of Georgia presso l’Augusta University, pubblicato su ’Cannabis and Cannabinoid Research’.
Sono necessari ulteriori lavori, inclusi studi clinici per determinare il dosaggio e durata ottimali della terapia, prima che il Cbd diventi parte del trattamento per Covid-19, avvertono i ricercatori, illustrando dati preliminari secondo i quali questa sostanza potrebbe aiutare i pazienti con difficoltà respiratorie evitando trattamenti come la ventilazione meccanica, ma anche riducendo i rischi di morte per sindrome da distress respiratorio acuto.
“I nostri studi di laboratorio – afferma Jack Yu, coautore dello studio insieme all’immunologo Babak Baban – indicano che il Cbd puro può aiutare i polmoni a riprendersi dall’infiammazione eccessiva o dalla tempesta citochinica causata da Covid-19, e ripristinare i livelli di ossigeno più sani”.
Undici morti e 233 nuovi casi di Coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore. I numeri sono forniti dal ministero della Salute. Sale così a 35.028 il totale delle vittime nel Paese dall’inizio dell’emergenza, mentre i casi totali sono 243.967. Nessun morto nelle ultime 24 ore in 13 regioni. Sono invece 4 le regioni con zero nuovi contagi rispetto a ieri. Le persone ricoverate con sintomi sono 771, mentre in terapia intensiva restano 50 pazienti in tutto il Paese, di cui quasi la metà (22) in Lombardia. In isolamento domiciliare si trovano ancora 11.635 persone. Il totale degli attualmente positivi è di 12.456 (-17), mentre sono 196.483 le persone guarite. In tutto sono stati effettuati 6.154.259 tamponi (+50.767) per un totale di 3.692.257 casi testati.
L’enorme produzione di dati e studi in Italia in questi mesi di pandemia, per dare delle risposte alle tante domande su un virus sconosciuto, “è spesso soggiogata dal pensiero unico e molti studi non possono essere ammessi, per difetto di casta, ai gran galà della scienza in mascherina”. Lo denuncia Mauro Minelli, immunologo e responsabile per il centro sud della Fondazione italiana medicina personalizzata. Minelli evidenzia un paradosso sempre più evidente in Italia, quello che divide gli scienziati tra ’ottimisti’ e ’catastrofisti’ rispetto all’evoluzione della pandemia.
“Se si esprime un parere ottimistico o, quanto meno, possibilista sulla evoluzione non catastrofistica di un’epidemia, uno finisce per forza di cose per appartenere alla schiera degli ’eretici’ – osserva – cioè alla squadra di quei reietti e poveri sfigati. A cui sinceramente non mi sento di appartenere”. Minelli sottolinea come alcuni filoni di ricerca “come quello che intreccia coronavirus e smog, secondo il quale ci sarebbe più di una correlazione tra inquinamento e rischi legati al virus, non sia stato minimamente preso in considerazione in questi mesi, anche se molti studi stanno dimostrando un preciso nesso di causalità tra esposizione prolungata al Pm 2.5 e gravi lesioni infiammatorie a carico dei polmoni”.
Secondo l’immunologo, in Italia sta accadendo che una cerchia di scienziati “ha preferito i tweet, i talk show e i rotocalchi” al confronto accademico “ed è disponibile alla tolleranza, ma fino a un certo punto; gelosa custode di una scientocrazia curata nei dettagli e che ha commissariato perfino la politica – osserva Minelli – pronta a processare e a condannare, se non al rogo, certamente al dileggio e all’oblio ogni ’stregone’ che, rispetto ai dogmi già codificati dal ’pensiero unico’, si ponga in posizione dissenziente o, comunque, non allineata”.
In conclusione Minelli evidenzia il rischio che nel gruppo di ’scienziati eretici’ venga inserito anche “chi di sicuro non è uno stregone”. Piuttosto “che nobilitare l’eresia, attribuendole forse impropriamente il senso compensatorio di un improbabile riscatto, riterrei più giusto e dignitoso – conclude – spostare magari su altri fronti il fulcro dei propri interessi, nell’attesa eroica e fiduciosa di una scienza democratica e aperta al confronto paritetico e circostanziato”.