Il connubio tra musica e cinema è uno dei miei preferiti in assoluto perché va oltre la scelta di una semplice canzone come colonna sonora. Fin dalle origini, i registi hanno intuito il potere che i brani musicali avevano nel creare le atmosfere più adeguate e rafforzare l’immedesimazione del pubblico con le emozioni dei personaggi.
Secondo il mio modesto parere, infatti, la musica è forse la forma più potente di espressione. Essa, infatti, è capace di superare la parola stessa e svolgere un ruolo fondamentale affiancando le immagini diventando un vero e proprio valore aggiunto alla scena. L’uso di una particolare melodia abbinata ad un’immagine può raccontare più di quello che l’occhio suggerisce con un sorprendente effetto di potenziamento delle suggestioni trasmesse dalla pellicola.
Per analizzare meglio la relazione tra queste due forme d’arte vorrei prendere come esempio un film e la sua colonna sonora e capire cosa lega la scelta, da parte degli addetti ai lavori, di uno specifico brano a quell’opera cinematografica.
Oggi ho scelto un piccolo capolavoro di nome “Ghiaccio” e il brano “Sei Tu” scritto da Fabrizio Moro, vincitore del premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo all’ultimo Festival di Sanremo.
Il film è recentissimo. E’, infatti, uscito nelle sale il 7 febbraio di quest’anno e vede l’esordiente cantautore romano alla regia insieme ad Alessio De Leonardis. Proprio lui, il Fabrizio Moro che siamo abituati a vedere sul palco a suonare il pianoforte e la chitarra, ha scelto di dedicarsi anche ad un’altra sua grandissima passione: il cinema. Alla base dell’opera abbiamo significati molto profondi, motori principali dell’intero discorso narrativo che caratterizza ogni singolo personaggio: l’amore e la voglia di riscatto. La sceneggiatura risulta lineare ma efficace nel centrare l’obiettivo del raccontare una storia di sacrificio, dedizione e determinazione, ambientata in un mondo dove per sopravvivere bisogna avere coraggio. Girato a Quarticciolo, un quartiere della periferia romana, il film racconta la storia d’amicizia tra l’aspirante pugile Giorgio interpretato dal bravissimo Giacomo Ferrara, e il suo maestro Massimo,lo straordinario Vinicio Marchioni . Massimo ripone in Giorgio tutti i suoi sogni e le sue speranze: il giovane infatti potrebbe diventare un vero pugile professionista, ma soprattutto potrebbe cambiare definitivamente la sua vita, tirandosi finalmente fuori dalla malavita che continua a perseguitarlo. Ghiaccio è il ritratto crudo e potente della borgata, dove a volte le istituzioni sono assenti e i criminali dominano. La differenza la fa lo sport e il suo potere “curativo” che potrebbe sembrare un clichè, ma nella maggior parte dei casi diventa l’appiglio a cui tanti ragazzi si aggrappano per cercare di risalire dal baratro in cui si trovano. Questo messaggio i due registi lo vogliono far arrivare forte e chiaro allo spettatore già nella frase di apertura:
“Il pugilato non è solo uno sport: è una filosofia di vita. Un combattente è un combattente. Sempre. Anche e soprattutto al di fuori del ring”.
Tutte le discipline sportive, ma la boxe in particolare, cambia profondamente lo spirito di una persona in quanto richiede educazione, rispetto,dedizione e correttezza. Se tutto questo riesci a portarlo sul ring, sicuramente riuscirai a farlo anche nella vita di tutti i giorni.
Una delle citazioni che mi ha colpito di più all’interno del film viene detta proprio dal protagonista Giorgio:
“Ce stanno ‘n sacco de vorte in cui te ‘o chiedi: ma io so’ bono o so’ cattivo? Certe volte quando nasci nel posto sbagliato, c’è il rischio che te fanno diventà cattivo, però se nasci bono alla fine più de tanto non gliela fanno, rimani in mezzo”
Credo sia una delle più importanti poiché alla fine in borgata la vittoria di uno è la vittoria di tutti e a volte il posto dove nasci ti obbliga a fare una scelta, a capire da quale parte vuoi stare.
Ma come vi ho già anticipato sicuramente i due registi Alessio e Fabrizio vogliono raccontare anche una storia che parla dell’amore in ogni sua forma come l’unica forza in grado di salvare noi stessi e darci un’altra possibilità. E’ amore quello che si ha per le proprie radici, anche quando si rivelano scomode, quello per la propria passione, anche se questa richiede grande sacrificio, quello tra Giorgio e la sua fidanzata, che non ha mai smesso di credere in lui, ed infine quello di Massimo verso la sua famiglia che sceglie di restargli accanto sempre e comunque.
La produzione è della La Casa Rossa S.r.l. in collaborazione con Tenderstories e Università Telematica San Raffaele. Nel cast sono presenti anche: Lidia Vitale, Mirko Valentino,Vittorio Emanuele Propizio, Sara Cardinaletti, Claudio Camilli, Mauro Cremonini e Beatrice Bartoni.
E ora veniamo alla tematica principale questo articolo: il legame tra cinema e musica.
La prima volta che ho ascoltato il brano “Se Tu” ho immediatamente percepito che il cantautore romano volesse comunicare qualcosa di davvero importante ma che a volte diamo per scontato: il potere salvifico dell’amore, senza il quale ci sentiremmo smarriti, vuoti. Esso a volte rappresenta davvero l’unica vera via d’uscita a cui aggrapparci dal dubbio del domani. Che fine avrebbe fatto Giorgio se non avesse avuto la madre, la fidanzata, gli amici e soprattutto Massimo che è stato per lui maestro di vita? Forse sarebbe rimasto in quel mondo marcio in cui era entrato ma che non gli apparteneva, e invece ha scelto di stare dalla parte giusta, scegliendo di lottare ogni singolo giorno per realizzare il suo sogno più grande che gli dava la forza di alzarsi ogni mattina.