Nel memorabile giorno della Promulgazione del Decreto di Beatificazione.
Ambita, attesa e meritatissima la “Beatificazione” dell’ Eroico ragazzo del 1943, concessa da S.S. il Papa Francesco Bergoglio, eleva agli onori dell’Altare, uno dei primi Eroi – Militari della Resistenza.
Ed il 25 febbraio 2025 in ogni Caserma, nelle Sezione dell’Arma e nelle abitazioni delle migliaia di italiani che hanno indossato ed onorato i fulgidi Alamari da Carabiniere, è stata festa grande.
Evento da commemorare e ricordare.
IN PIEDI … IN SILENZIO … SULL’ATTENTI !
<< QUANDO UN POPOLO NON HA MEMORIA OD HA PERSO
IL SENSO VITALE DEL SUO PASSATO, SI SPEGNE ! >> Cesare Pavese

Nato a Napoli il 15 ottobre 1920 Salvo D’Acquisto è dal 23 settembre 1943 Eroe e M.O.V.M. [1].
Salvo, giovane e forte, intelligente e colto, rispettoso delle leggi, già dominato da soverchiante onestà intellettuale, ineguagliata attitudine per la legalità e da completo sentimento di Patria, ci ha lasciati … ma avvinghiato alla sua intangibile Bandoliera e con la testa alta rivolta al cielo.
Comportamento monumentale; lo smacco più atroce per gli aguzzini.
Timorato di Dio, vocato all’ordine e allo studio, alla vita semplice, allo spirito di sacrificio e di rinuncia, abbandonò d’impulso il poco che si era guadagnato a duro prezzo, al costo di immensi sacrifici, affrontando impavido e fremente il suo Golgota.
Si può morire per non vergognarsi di se stessi. … si può morire per non tradire gli ideali e i valori ai quali si è affidata la vita: … la propria vita, … la propria dignità, … il rispetto verso se stesso, … la legge morale scolpita nel cuore. Un atto di coerenza estrema; ….il senso della stessa esistenza ! (Il Preside Prof. Prisco Corvino)
LA MAMMA DI SALVO

Maturato in fretta, negli anni del regime, a diciott’ anni era già formato e pronto per la frenetica vita del carabiniere. Anzitempo risvegliato alla vita: acerbo solamente per l’ombra della morte, con il suo eroismo ha vergato una pagina di storia Patria indelebile ! Eroismo puro il suo, come quello di tanti altri italiani che facendo leva sullo sconfinato desiderio di giustizia, di bontà, di umanità e di amor Patrio, hanno rotto il cerchio che isolava la nostra Nazione dal resto del mondo. Azioni esemplari che hanno riversato fiumi di onore sul nostro Paese e con cui si è potuto dimostrare all’umanità intera come la nostra terra sia riuscita ad affrancarsi e ribadire la propria superiorità sui suoi usurpatori. Anche se quegli esempi non sono bastati a scacciarli definitivamente ed a farli pentire per i tristi: dolorosissimi eventi da essi causati e le torture inferte a genti incolpevoli nel corso del tremendo bienio 1943/1945, li hanno comunque feriti a morte. “ … sicchè, passando su terre oramai sventrate e città schiantate, si può dire che gli infausti oppressori del nostro popolo, hanno convissuto con l’odore della morte e negli occhi le chiazze del sangue innocente da essi disperso.”
Onore ai Forti che hanno tramandato alle generazioni dei loro eredi la sublime consegna da allora iscritta nell’ Inno Nazionale: “… l’ Italia chiamò … Sì ! … per sempre ! ha risposto il Popolo.”
E’ sinfonia. Sinfonia universale. I giovani che leggeranno l’ Epopea di Salvo D’Acquisto, ammireranno il suo gesto e benediranno la sua e la nostra memoria.
EROE DEL “GESTO PIÙ UMANO”
Salvo D ‘Acquisto é il simbolo dello spírito di sacrificio, deI senso di responsabilità e di dedizione al servizío.
Anch’io che come Lui ho avuto l’onore e il privilegio di studiare … “da Carabiniere” -senz’altro in tempi del tutto diversi e meno ostili- e di formarmi, specializzando le mie attitudini, nella stessa Scuola Sottufficiali di Firenze da Lui frequentata. Ciò, proprio nell’anno in cui il Corso [2] era a Lui dedicato. In onore del nostro Eroe, l’A.N.C. (Ass. Naz. Carabinieri in Congedo) e diverse Scuole indicono e, di anno in anno, organizano iniziative in omaggio all’eroico Vice Brigadiere, centrate sulla diffusione della memoria ed in modo sensibile, sulla immensità << … del “Testamento morale” che con il suo esemplare “gesto umano“, il giovanissimo sottufficiale dell’ Arma ha donato al mondo e, in modo speciale, alle nuove generazioni. >>
ENCOMIABILE L’ ECO SUSCITATO DALLA AMBITA “BEATIFICAZIONE”.
Un modo dinamico e profondo, l’occasione più giusta per ribadire ancora, al cospetto del 105° anniversario della nascita e dell’ 82° del Sacrificio del “nostro” Eroe, con profondo spirito religioso, dentro e fuori la società civile, la crescente riconoscenza, l’ affetto e il rispetto che l’ encomiabile gesto suscita nell’immaginario collettivo. Un invito a ricercare il senso delle ragioni Militari-Civili e Religiose che hanno indotto quell’irripetibile atto di eroismo. Un “Gesto” di spiccato senso contemporaneo che richiama al rispetto dei valori primari e, quindi, merita la massima diffusione, soprattutto tra i giovani.

A PALIDORO, IN QUEL TREMENDO 23 SETTEMBRE 1943, IL TEMPO SI È FERMATO.
DA CIELO IN TERRA, DOMINAVA IL SILENZIO … D’INTORNO ERA DISPERAZIONE E PIANTO.
Vittima innocente il ventunenne Salvo D’Acquisto; liberi 22 ostaggi restituiti alla vita; umiliato il comandante nazista, a pezzi il suo plotone di esecuzione in disordinata fuga verso Nord.
23 SETTEMBRA A PALIDORO AL COSPETTO DELLA TORRE PERLA E DEL CIPPO DELL’OLOCAUSTO
ESEGESI DELLA BEATIFICAZIONE
La figura del Vicebrigadiere dei Carabinieri Salvo D’Acquisto, in questi ultimi 80 anni ha affascinato giornalisti, scrittori, registi, pittori, scultori e musicisti. Di Lui, è stata costruita un’immagine mitico-sacrale, tanto che il popolo di Dio lo ha da quel tempo invocato degno degli onori dell’ Altare.
Frattanto, a ragion di ciò, il 4 novembre 1986 la Chiesa lo ha eletto “Servo di Dio“. Quindi, in attesa che si compissero i tempi imposti per la “Positio” [3] ha, avviato e istruito il successivo Processo Diocesano di Beatificazione che si è concluso nel 1991, con la trasmissione degli Atti al Dicastero delle Cause dei Santi. Un iter capillare, lungo e laborioso che, grazie a Dio, si è concluso con la firma del Sommo Pontefice mentre (onore, gloria e lunga vita a Lui) combatteva in Ospedale contro grave malattia.
LO STATO DI SERVIZIO DELL’EROE.
Allevato in famiglia fino al diciottesimo anno di età (la madre era figlia e, a sua volta,, congiunta con altro Maresciallo dell’Arma) cresciuto, quindi, tra carabinieri nella più austera osservanza delle leggi e nel rispetto di tutto e verso tutti, visse con l’ansia e l’obiettivo di studiare per poi arruolarsi nell’ Arma Benemerita. Aspirazione fattasi realtà il 25 agosto del 1939, con l’arruolamento e l’ ammissione alla Scuola Allievi. Promosso Carabiniere il 15 gennaio 1940 ed assegnato alla Legione Territoriale di Roma, ha ivi prestato servizio fino all’ottobre successivo. Assegnato nel novembre del 1940 ai contingenti dislocati in A.O.I. (Africa Orientale Italiana) nel quadro delle operazioni in corso in Cirenaica e Tripolitania, rimase fino al 13 settembre del ’42, sotto la cui data, fu ammesso alla Scuola Centrale Carabinieri di Firenze.
Il 13 settembre, concluso il previsto percorso di studi curricolare-formativo con gli esami di rito, è stato nominato Vicebrigadiere. Uscito dalla Scuola con gli argentei Galloni da sottufficiale sulla giacca, Salvo è stato trasferito al Comando della Stazione Carabinieri di Torrimpietra (Roma).
IL SUO DESTINO
Un Comando assai delicato, situato sulla consolare Aurelia, arteria di strategico collegamento con il Nord e, quindi, assai praticata dalle truppe tedesche oramai in disordinata ritirata.
A circa 30 Km dalla Capitale la Stazione di Torrimpietra aveva un’ampia giurisdizione territoriale di cui faceva parte anche la borgata marittima di Palidoro che, appunto, per la sua importanza strategica mare-terra, era presidiata da un Reparto della Finanza. [4] Nel conseguente vuoto dell’ordinamento giuridico nazionale si erano così inserite, con le ragioni della forza, le truppe tedesche che, da alleate, si erano trasformate in occupanti ed avevano dimostrato come intendevano farlo, reprimendo cioè con il fuoco il tentativo di rivolta di Porta San Paolo e della Magliana in cui si distinsero – purtroppo senza successo – anche gli allievi della locale Legione Carabinieri.
Il Governo Badoglio esercitava ormai la propria sovranità solo sulle aree liberate nel Sud, mentre al centro-nord già si parlava di Repubblica Sociale. Evento che, il 23 successivo, sarà ufficializzato in Salò con a capo Benito Mussolini (liberato da Skorzeny dalla prigione di Campo Imperatore).
L’Arma, come forza di polizia, continuava a svolgere le proprie funzioni istituzionali di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica. Basta pensare, infatti, che l’Arma era stata protagonista dell’arresto e della detenzione del Capo del Fascismo e che i suoi uomini avevano prestato … giuramento di fedeltà al Re. Si ipotizza che proprio in funzione della diffidenza nei confronti del Duce che i soldati tedeschi non si fecero assistere dal responsabile della locale stazione, V.B. Salvo D’Acquisto, durante l’ispezionare nella Torre di Palidoro dove un’esplosione, presumibilmente accidentale, aveva provocato la morte di uno di loro ed il ferimento di altri. Solo dopo il triste evento, il Comando nazista si ricordò dell’Arma e chiamò arrogantemente in causa il “nostro” sott’ufficiale che, sia pure da “bracciante” del diritto che aveva potuto apprendere durante la Scuola di Firenze,, non poteva ignorare e non ignorò – che in loco doveva essere applicata la legge italiana o, quantomeno, le convenzioni internazionali contemplate dalla Convenzione di Ginevra. E fu in forza di tali principi che il giovane sottufficiale, la sera del 22 settembre:
- ha indotto il Feldwevel Frank Peter – Capo del drappello tedesco – a rilasciare 30 donne, anziani e minori, dei 52 da essi rastrellati tra i coloni del posto (anche essi salvati dal nostro Eroe) ; due dei quali, essendosi dati alla fuga subito dopo la liberazione, sono stati mitragliati e sono morti.
- cercò di far ragionare lo stesso sulla natura dell’esplosione che non poteva essere classificata come un attentato attribuibile a quella comunità;
- ha tentato in ogni modo di far capire al nazista che quei coloni non avrebbero giammai potuto attuare un simile gesto: a causa dell’incombente coprifuoco; della lontananza tra Palidoro e Torre “Perla”; per mancanza di esplosivi e della loro pratica conoscenza e, soprattutto, perché i braccianti avevano dimostrato a lui di non essersi mossi dalle loro abitazioni.
- accettò l’ultimatum impostogli di ricercare e consegnare eventuali colpevoli il mattino successivo.
Immaginabile il travaglio psicologico del giovanissimo Vicebrigadiere: convinto dell’inesistenza del reato contestato e certodel fatto che i ventidue ostaggi non lo avessero commesso.
Cosa fare ? Salvo avrebbe potuto sottrarsi all’ imposizione, dandosi alla fuga o indicando come autori del fatto (ad escludendum) i due coloni uccisi al mattino. Ma non lo fece.
LA DECISIONE. A quel punto della Sua giovane esistenza son convinto che Salvo amasse profondamente la vita, ma con intima convinzione ha offerto la propria perché altre ventidue persone potessero vivere, ed “affrontava così impavido la morte imponendosi al rispetto dei suoi carnefici, scrivendo una nuova pagine indelebile di puro eroismo nella storia gloriosa dell’Arma”. (così recita la chiusura della MOVM concessa). Egli diverrà nel tempo il primo – e non solo per ragioni temporali – grande Eroe del secondo Risorgimento Italiano.

I testimoni dell’ Olocausto
EROISMO PURO

IL TESTIMONE FORTUNATO ROSSIN
Salvo D’Acquisto rasenta il sublime quando -volutamente rifiuta la proposta che il nazista gli offre per sottrarsi al martirio: “ dimmi chi tra quei ventidue ostaggi è il colpevole! ”
Più chiaro di così. Un invito ad indicare uno qualsiasi degli ostaggi e sottrarre se stesso alla fucilazione. Sarebbe bastato, infatti, che Salvo D’Acquisto puntasse il dito contro uno qualsiasi dei malcapitati ed egli con altri 21 si sarebbero salvati. Ma a quale prezzo ? Non lo ha fatto ! Firmando così, la sua morte.
Il nazista (probabilmente) convinto della innocenza di quella povera gente, della quale continuava a ritardare l’esecuzione che, in altre circostanze, avrebbe eseguito immediatamente, ha chiamato un’altra volta presso di sé il Carabiniere: “ … sentimi bene brigadiere – ha intimato – indicami chi tra quegli uomini è il colpevole e vi mando tutti liberi … altrimenti tutti caput ! ”. Un invito pesantissimo, senza appello, a cui il valoroso sottufficiale ha dovuto sottostare. Accettando il subdolo invito, avrebbe potuto sottrarsi all’infausto destino ma infangando la memoria di un innocente. Invece il giovane, imperterrito, ha ribadito : “Nessuno di questi coloni sarebbe stato in grado di commettere simile reato.” A quel punto il tedesco, al limite della sopportazione, ha dato uno scossone a Salvo e ringhiando, ha ripetuto: “ ma lo capisci o no che il mio Comando pretende … UN … colpevole ? ”
Ed il V. Brig. ha ribadito: “ Se proprio vi serve un colpevole, allora prendete me !”
Rauss … Rauss ha urlato il nazista ! E l’ Eroe si compì !
Giorno fatale per l’ eroico “Ragazzo del ‘43”. Vittima immolata innocente che, offrendosi spontaneamente al plotone di esecuzione tedesco già pronto a far fuoco sui 22 incolpevoli ostaggi, diede ad essi per la seconda volta la vita. Oramai alle porte del Paradiso, l’ Eroe (un Santo), si preparò a volare in cielo. E, toccandosi con il segno della croce che tanto amorevolmente gli aveva insegnato a fare nei primi anni di sua vita, la sua dolcissima mamma Ines, accarezzò per l’ultima volta anche l’inseparabile bandoliera. I simboli imperituri: della fede e della carabinierità.
Gli aguzzini decretando l’infausta condanna di Salvo D’ Acquisto s’illudevano di chiudere un capitolo e forse di disperderne anche la memoria che, adesso più che mai, si ripropone pulsante e viva. Un baluardo contro cui quella condanna decretata a Palidoro dai nazisti in disordinata ritirata verso Nord, s’infrange e dinanzi alla fede dei nostri martiri e al valore dei carabinieri, si prostra. E’ per questo che al pari di altri illustri personaggi apparsi sulla scena del secolo scorso, il nome Salvo D’Acquisto rimane scolpito nei cuori di tutti i carabinieri ed in tutti gli uomini di buona volontà.
A ragione l’Arma Benemerita, sempre attenta al valore, agli atti di coraggio e di abnegazione espressi dai suoi uomini: professionalmente e disciplinarmente addestrati per l’onore del Servizio e per il rispetto della nostra Patria, di lui si vantano e lo annoverano tra gli Eroi più luminosi.
Ora, grazie alla sensibilità di Papa Bergoglio, l’Arma Benemerita può annoverare oltre all’immenso patrimonio che ne contraddistingue la plurisecolare attività, anche il suo Carabiniere “Beato”.
IL RICORDO
<< Beato quel popolo che sente il bisogno di ricordare ed onorare i propri eroi, erigendo in loro memoria Monumenti, Sacrari e Cippi ed intitolando ad Essi, Piazze, Caserme, Vie, Scuole e Biblioteche. Luoghi sacri , al cui cospetto il viandante posi il pensiero, ed una sposa, una madre, un figlio possa idealmente ricongiungersi ed inorgoglire leggendo il nome del proprio congiunto scolpito nel marmo.>>
Le loro gesta aprono spazi di ammirazione ed affetto nel sentimento di tanta gente; di una immensa platea che diventa amica e loro prima tifosa. E, come nel caso dell’eroico vicebrigadiere dell’Arma dei carabinieri, il 22/enne Salvo D’acquisto ci domandiamo come avrà fatto a realizzare la sua straordinaria impresa. È anche per questo che noi ne decretiamo la grandezza condividendone l’approdo umano, storico, militare, civile e religioso che ne ha contraddistinto il senso dell’ azione, dei comportamenti e della “parola data”. Una lama di luce viva che squarcia il buio di quell’ epoca eroica e crudele e, bruciando i ricordi più tristi, si riflette e ci illumina il presente. Bagliori di luce viva che effonde una carica di sentimenti, di onestà, di lealtà e di nostalgia senza eguali. Un riflesso di profonda sensibilità e di un ineguagliabile amor Patrio che non potrà giammai scemare. Ricordi che trascinano un afflato sublime che aiuta a mutuare le sofferenze. Salvo ha veramente sofferto per la fedeltà ad un ideale perenne, per l’amor di Patria e per il dovere. Eroe e Martire: “Martire dell’ Onor Militare”; il cui nome illustra dal 1943 la nostra Patria e con le innumerevoli Targhe, i Monumenti, i Cippi, le Scuole, le Caserme le Vie e le piazze a Lui dedicate, induce uomini e donne, giovani ed anziani: in ogni contrada, alla preghiera. Ora quel seme infuso nel cuore di ogni italiano, reso fecondo dal suo stesso sudore si schiude.
E, giorno dopo giorno, ora e per sempre, continuerà ad offrire al mondo colori, inflorescenze e profumi insopprimibili: lo spirito della intramontabile attualità di quel “Gesto che rasenta la divinità”: donare la propria vita per l’altro ! Un invito permanente che adesso, nell’ 82° dell’ Olocausto si rinnova e nel 105° anniversario della nascita, ci invita a farci portatori del “Bene Comune”.
Ecco quel che distingue questo Ragazzo da migliaia di altri uomini assai più grandi e potenti:
la capacità di prendersi cura degli altri per il “Bene Comune”. (da un pensiero di Pam Brown)
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P.S. – Tutto quanto qui riproposto da Gg Martini e tanto altro ancora di ciò che ha rivelato in vita Fortunato Rossin -il penultimo Testimone, amico salvato da D’Acquisto, è fedelmente riportato nel Libro dello stesso autore: “La mia vita per la loro Libertà”. Copia del quale è stata consegnata ed il cui contenuto è stato ritenuto conforme in tutto, dal Cappellano Primo Postulatore della Causa: Mons. Gabriele TETI.
[1] – M.O.V.M. Medaglia d’Oro al Valor Militare
[2] – Il 17° Corso Biennale (Moncalieri -Firenze) 1963/65 che ricadeva nel ventennale del fatto di Palidoro, era intitolato al nostro coetaneo ed Eroe Salvo D’Acquisto.
[3] – La Positio deve dimostrare con sicurezza la vita, le virtù, la fama di santità del Servo di Dio. Essa sarà studiata da un gruppo di teologi e, nel caso di una “Causa storica” (quella che riguarda un candidato vissuto molto tempo prima e per il quale non vi siano testimoni oculari), anche da una Commissione di storici.
[4] – (Al volo – Ricordiamo che Torrimpietra era (ed è tutt’ora) un piccolo borgo distaccato del grande Comune di Roma dove, il 22 settembre 1943, la vita scorreva nella tragica assenza di potere creatasi con l’armistizio del precedente giorno 8, la fuga verso Pescara-Bari del Re e del suo Governo, il dissolvimento delle Forze armate italiane e delle Autorità amministrative. )
Splendido articolo che illustra nella figura del Carabiniere eroe, la pienezza di una vita vissuta nel fiore degli anni nell’adempimento ai precetti della Religione del Dovere, appresa nella formazione ricevuta dall’Arma Benemerita, ed ai precetti della Carità fino all’estremo sacrificio vita sull’esempio del Cristo redentore, appresi nel focolare domestico . La ricostruzione del suo breve passaggio terreno fatta dal generale Martini, illumina le menti e riscalda i cuori, offrendoai giovani ed ai meno giovani, l’esempio di un passaggio terreno inteso non come mera “esistenza”nel fluire del tempo, ma come vita vissuta. Chi per la Patria muoreè vissuto assai!
Molto chiaro ed esaustivo…..Bravissimo il Signor Generale Giancarlo Giulio MARTINI.