L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha richiamato l’attenzione sull’epidemia da virus Oropouche, malattia endemica in Sud America che ha fatto registrare diversi casi anche al di fuori dell’America Latina, in particolare in Nord America ed Europa, Italia compresa.
Si tratta di una malattia trasmessa all’uomo da alcuni insetti ed alcune tipologie di zanzare presenti principalmente negli ambienti tropicali dell’America Latina, che si manifesta a partire da 4-8 giorni dal morso o dalla puntura e che genera sintomi simili alla dengue con febbre alta, forte mal di testa, dolori articolari, brividi, nausea e vomito.
Le complicanze, che possono portare anche alla morte, sono rare, ma la soglia di attenzione deve restare alta, proprio a causa dei casi non endemici che al momento sono tutti riferiti a viaggiatori di rientro da quei paesi.
Si tratta di circa 11.000 casi complessivi nella regione individuati tra il 1° gennaio e il 25 novembre 2024, sviluppatisi con trasmissione indiretta (insetto-uomo). Tuttavia, è stato segnalato uno studio italiano, condotto dal Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Valpolicella (provincia di Verona), che ha riscontrato per la prima volta al mondo la presenza del virus nel liquido seminale di un uomo rientrato in Italia da un viaggio a Cuba. Ciò significa che la trasmissione diretta uomo-uomo potrebbe rivelarsi possibile a livello sessuale. “È un campanello di allarme da non sottovalutare”, ha dichiarato Federico Giovanni Gobbi, direttore del Dipartimento in una notizia riportata da insalutenews.it, il quale resta comunque prudente e richiama alla necessità di ulteriori studi. In ogni caso, cambiamenti climatici e l’aumento degli spostamenti delle persone costituiscono fattori che possono determinare la diffusione del virus, per cui sono necessari ulteriori studi, un costante monitoraggio ed una massima attenzione da parte delle autorità.
Il virus di Oropouche fu isolato per la prima volta in Trinidad nel 1955, su un operaio che lavorava in una foresta nei pressi del fiume Oropouche. I vettori, insetti ematofagi e alcune tipologie di zanzare, sono diffusi in America Latina, in particolare nelle zone Amazzoniche e al momento sono assenti in Europa. Non esistono trattamenti antivirali specifici, per cui il decorso della malattia viene gestito a livello sintomatico attraverso farmaci antipiretici e analgesici. Le raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità si rivolgono in particolare ai viaggiatori che debbano recarsi in quei luoghi e si soffermano sulle sempre utili precauzioni tese ad evitare il contatto con insetti vettori, utilizzando zanzariere negli ambienti chiusi, abiti che coprano le gambe e le braccia ed evitando se possibile le attività all’aperto “nei periodi di maggiore attività vettoriale, ossia alba e crepuscolo”.
Al momento, diversi focolai sono stati segnalati in comunità rurali del Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana francese, Panama, Perù e Trinidad e Tobago. I soggetti più vulnerabili sono le donne in stato di gravidanza e i bambini e, sebbene il rischio complessivo per la salute pubblica sia elevato “a livello regionale”, resta basso “a livello globale”, specifica l’OMS nel comunicato.
Il Brasile è il Paese più colpito, con 9.563 casi accertati, di cui 2 risultati fatali. Un caso ha sviluppato encefalite, mentre sono stati registrati casi di trasmissione verticale (da madre a figlio), altri di morte fetale e alcuni di anomalia congenita. La quasi totalità dei casi identificati in paesi non endemici sono da ricondursi a soggetti con storie di viaggi a Cuba. Per quanto riguarda l’Europa, si sono registrate trenta evidenze, tre in Germania, ventuno in Spagna e sei casi in Italia. Venti erano legate a viaggi a Cuba ed uno solo ad un viaggio in Brasile.