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OMS SCONSIGLIA USO REMDESIVIR

cms_20059/OMS.jpgOms sconsiglia uso remdesivir

E’ finito sotto i riflettori quando il mondo era alle prese con la prima ondata di Covid-19, come trattamento potenzialmente efficace per le forme più severe della malattia e oggi l’antivirale remdesivir è sempre più utilizzato per curare i pazienti in ospedale. Ma il suo ruolo nella pratica clinica è rimasto incerto. E ora un panel di esperti internazionali che opera in seno all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sconsiglia l’utilizzo di questo farmaco per Covid-19, indipendentemente da quanto siano gravi i malati. Perché non ci sono evidenze che ne migliori la sopravvivenza, né che incida sulla necessità di ventilarli. La raccomandazione arriva dal Gruppo Oms per lo sviluppo delle linee guida, secondo quanto riportato sulla rivista scientifica ’Bmj’

Si tratta di un’indicazione che fa parte di una linea guida in itinere sviluppata dall’Organizzazione mondiale della sanità con il supporto metodologico della ’Magic Evidence Ecosystem Foundation’, per fornire un orientamento affidabile per la gestione dei casi di Covid-19 e aiutare i medici a prendere le decisioni migliori per i loro pazienti, spiegano dall’Oms. Questi strumenti sono utili in campi di ricerca in rapido movimento come succede ora con Covid-19 perché consentono ai ricercatori di aggiornare le evidenze in ’tempo reale’ non appena nuove informazioni diventano disponibili.

La raccomandazione su remdesivir si basa su una nuova revisione delle evidenze scientifiche fin qui raccolte, che confronta gli effetti di diversi trattamenti farmacologici. Per l’analisi sono stati inclusi i dati di 4 studi randomizzati internazionali che hanno coinvolto oltre 7mila pazienti ricoverati per Covid-19.

Dopo aver esaminato attentamente i dati, il gruppo di esperti (fra cui figurano anche 4 pazienti che hanno avuto Covid-19), ha concluso che remdesivir “non ha effetti significativi sulla mortalità o su altri risultati importanti per i pazienti, come la necessità di ventilazione meccanica o il tempo necessario per il miglioramento clinico”. Il panel ha riconosciuto l’assenza di certezze e precisato il fatto che queste evidenze non dimostrano che remdesivir non abbia in definitiva alcun beneficio. Piuttosto si può dire che non ci sono prove basate sui dati attualmente disponibili del fatto che l’utilizzo dell’antivirale migliori esiti importanti per i pazienti.

“Data la possibilità di danni importanti, nonché i costi relativamente alti e le implicazioni in termini di risorse da impiegare per dar corso all’uso di remdesivir (che deve essere somministrato per via endovenosa)”, gli esperti hanno ritenuto che sconsigliarlo “fosse una raccomandazione appropriata”. Allo stesso tempo, però, si sostiene anche “l’arruolamento continuato negli studi che valutano il remdesivir, soprattutto per fornire una maggiore certezza delle prove per gruppi specifici di pazienti”.

In un articolo collegato, il giornalista Usa Jeremy Hsu si chiede dunque cosa sia adesso il remdesivir, dato che è improbabile si possa considerare il farmaco salvavita ’di massa’ in cui molti hanno sperato. La storia completa del farmaco, conclude, “non sarà nota fino a quando il produttore Gilead non pubblicherà i rapporti completi sugli studi clinici”, scrive Hsu, ma molto “dipenderà dal fatto che studi futuri vengano pianificati per testare la potenziale efficacia di remdesivir”.

Nel frattempo, fa notare, stanno influenzando il dibattito sull’antivirale e sul suo rapporto costo-beneficio quei “trattamenti alternativi, come il più low cost e disponibile corticosteroide desametasone, che hanno dimostrato di ridurre la mortalità tra i pazienti gravemente malati di Covid-19”.

cms_20059/gilead.jpgLa replica di Gilead

“Remdesivir è il primo e unico farmaco antivirale autorizzato da Ema per il trattamento di Covid-19, attualmente impiegato in oltre 50 Paesi del mondo, tra cui l’Italia”. Inoltre “remdesivir è indicato dall’Istituto superiore di sanità tra le terapie per il trattamento dei pazienti con Covid-19”. Lo sottolinea in una nota Gilead, dopo la pubblicazione del ’British Journal of Medicine’ sulle Linee Guida Oms e la ’bocciatura’ del medicinale. “Remdesivir – rivendica l’azienda farmaceutica – è una delle poche opzioni terapeutiche disponibili, anche in Italia, in grado di offrire ai pazienti ospedalizzati con Covid-19 benefici tangibili, tra cui tempi più rapidi di recupero dalla malattia che permettono di liberare posti letto e decongestionare le strutture ospedaliere”.

“Siamo certi che i medici in prima linea nella lotta alla pandemia riconoscono i benefici clinici di remdesivir sulla base delle solide evidenze scientifiche risultanti da studi controllati e randomizzati”, conclude Gilead.

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In Italia 37.242 nuovi contagi e altri 699 morti

Sono 37.242 i nuovi contagi da Coronavirus in Italia secondo i dati resi noti nel bollettino del ministero della Salute. Sono stati registrati altri 699 morti. Nelle ultime ore sono stati eseguiti 238.077 tamponi. Le persone ricoverate in terapia intensiva sono 3.748, con un incremento di 36 unità.

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ISS: Rt Italia scende a 1.18

Scende “a 1.18 il valore dell’Rt a livello nazionale”. Lo evidenzia la bozza del report settimana di monitoraggio sull’emergenza coronavirus in Italia stilato dall’Istituto superiore di sanità (Iss)-ministero della Salute e di cui l’Adnkronos Salute è in possesso. “Si riscontrano valori medi di Rt tra 1 e 1.25 nella maggior parte delle Regioni e province autonome – precisa il report – da questa settimana in alcune Regioni il valore di Rt stimato è inferiore a 1”. Nel dettaglio, l’indice Rt è inferiore a 1 in Lazio, Liguria, Lombardia, Molise e Sardegna.

“Si osserva una riduzione nella trasmissibilità” di Covid-19 “rispetto alla settimana precedente, suggerendo un iniziale effetto delle misure di mitigazione introdotte a livello nazionale e regionale dal 14 ottobre. Tuttavia, poiché la trasmissibilità in gran parte del territorio è ancora con un indice Rt sopra 1 e comporta un aumento dei nuovi casi, questo andamento non deve portare ad un rilassamento delle misure o ad un abbassamento dell’attenzione nei comportamenti”, si legge ancora nella bozza del report di monitoraggio.

“Sono 18 le Regioni che al 17 novembre avevano superato almeno una soglia critica in area medica o terapia intensiva. Nel caso si mantenga l’attuale trasmissibilità, quasi tutte le Regioni e province autonome hanno una probabilità maggiore del 50% di superare almeno una di queste soglie entro il prossimo mese”, evidenzia la bozza del documento.

Friuli Venezia Giulia, Molise e Veneto sono le “tre regioni attualmente a rischio moderato” che mostrano però “una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese. Data la trasmissibilità e la probabilità elevata di un imminente passaggio alla classificazione di rischio alto si raccomanda alle autorità sanitarie delle 3 Regioni/PA di valutare la possibile adozione di ulteriori misure di mitigazione”. Attualmente il Fvg è in area arancione, nella classificazione del rischio Covid secondo i 21 parametri di monitoraggio, mentre Molise e Veneto sono in area gialla.

L’Iss e il ministero della Salute inoltre segnalano che “sono state riportate molteplici allerte relative alla resilienza dei servizi sanitari territoriali in quasi tutte le Regioni e province autonome. Si osserva complessivamente una criticità nel mantenere elevata la qualità dei dati riportati al sistema di sorveglianza integrato sia per tempestività (ritardo di notifica dei casi rapportati al sistema di sorveglianza su dati aggregati coordinati dal ministero della Salute) sia per completezza”.

“Il dato epidemiologico analizzato è relativo alla settimana 9-15 novembre che al momento è il dato consolidato più recente disponibile. Di per sé, questo costituisce una conferma della generale criticità di resilienza diffusa su tutto il territorio nazionale e dovuta alla gravità della situazione epidemiologica – rimarcano i tecnici – Come conseguenza questo può portare a una sottostima della velocità di trasmissione e dell’incidenza”.

Data:

21 Novembre 2020