“La pandemia di Covid19 sta mettendo a dura prova i sistemi sanitari in molti Paesi. La domanda in rapida crescita di strutture sanitarie e di assistenza medica minaccia di lasciare alcuni sistemi sanitari incapaci di operare in modo efficace”. A dirlo il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra.
“Le epidemie precedenti hanno dimostrato che quando i sistemi sanitari sono sopraffatti, i decessi dovuti a condizioni prevenibili con la vaccinazione e curabili aumentano notevolmente”. Occorre dunque mettere in atto “una serie di azioni mirate e immediate per riorganizzare e mantenere l’accesso a servizi sanitari essenzialidi alta qualità come vaccinazione di routine, assistenza durante il parto e trattamento di malattie infettive e non trasmissibili e patologie di salute mentale”.
Inoltre “i governi devono garantire il benessere delle persone che hanno perso il proprio reddito e hanno un disperato bisogno di cibo, servizi igienico-sanitari e altri servizi essenziali” ed “è anche importante che i governi tengano informate le persone sulla durata prevista delle misure e garantiscano sostegno agli anziani, ai rifugiati e ad altri gruppi vulnerabili” ha detto il direttore generale dell’Oms.
“Per aiutare i Paesi a gestire l’ondata di casi Covid-19 mantenendo i servizi sanitari essenziali, l’Oms ha pubblicato un manuale dettagliato e pratico su come impostare e gestire i centri Covid-19” ha annunciato Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Il manuale – ha spiegato – riguarda la progettazione strutturale, le misure di prevenzione e controllo delle infezioni e i sistemi di ventilazione, con istruzioni salvavita per far fronte all’ondata di casi che alcuni Paesi stanno affrontando in questo momento”.
Quanto all’Italia, Mike Ryan, a capo del Programma di emergenze sanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha evidenziato che “se si pensa che il lockdown in Italia è in atto da 2-3 settimane, dovremmo iniziare a vedere una stabilizzazione dei nuovi contagi. E se si contano i nuovi casi ogni giorno, bisogna sempre considerare che quelli che si registrano oggi sono il risultato di una esposizione avvenuta due settimane fa. Speriamo di vedere una stabilizzazione”.
Johnson & Johnson avvierà gli studi clinici sull’uomo del suo candidato vaccino anti-Covid19 entro il mese di settembre 2020, e i primi lotti potrebbero essere disponibili per l’autorizzazione all’uso di emergenza all’inizio del 2021. Un periodo di tempo – sottolinea l’azienda americana – del tutto accelerato rispetto al tipico processo di sviluppo di un vaccino.
J&J ha annunciato oggi di aver selezionato il candidato vaccino più promettente da quelli su cui è al lavoro da gennaio 2020. L’obiettivo è quello di assicurare una fornitura globale di oltre un miliardo di dosi del potenziale vaccino.
Salgono a 11591 i morti in Italia per Coronavirus, con altri 812 decessi nelle ultime 24 ore. I dati sono stati forniti da Angelo Borrelli, capo dipartimento della Protezione Civile. Ci sono 1590 guariti in più rispetto a ieri, per un totale di 14620. Crescono in maniera minore i casi attualmente positivi, che raggiungono un totale di 75528 (+1648, ieri i contagiati erano aumentati di 3815): si trovano in isolamento domiciliare 43752 persone, mentre 27795 sono ricoverate con sintomi e 3981 (+75) in terapia intensiva. Intanto l’Italia ha superato i 100mila casi totali, arrivando a 101.739 contagiati dall’inizio dell’emergenza.
“Dal 20 di marzo a oggi siamo passati da 42mila positivi a 75mila ma quello che è interessante è la percentuale di incremento. Noi siamo passati da un incremento dell’11% rispetto al giorno precedente a quello di oggi del 2% rispetto a ieri. E’ un continuo calare di questa cifra. Questi per noi sono dati statistici che ci confortano nel dire che le misure che sono state adottate sono corrette, che dobbiamo continuare a adottarle e più saremo bravi nel mantenerle più questi numeri caleranno il prima possibile”, ha spiegato Borrelli nel corso del punto stampa quotidiano. “Quindi ci auguriamo che tutti possano continuare con rinnovato impegno a rispettare le misure ed è per questo che facciamo continuamente appelli ai corretti comportamenti, altrimenti riparte la diffusione del contagio”, ha spiegato ancora aggiungendo: “Oggi registriamo il numero più alto di guarigioni da quando l’emergenza è iniziata”.
“E’ chiaro – ha detto ancora il capo della Protezione civile – che un gran numero di emendamenti costringe a lavorare il Parlamento, che il Parlamento è abituato a lavorare e che ha anche meccanismi per fare velocemente, quello che mi auguro è che il provvedimento arrivi alla fine il più presto possibile, nel frattempo abbiamo il decreto legge che stiamo tutti quanti attuando e rispettando”.
“E’ del tutto evidente che i singoli parlamentari e le forze politiche vogliano migliorare e abbiano idea di migliorare il provvedimento – ha aggiunto – Sono convinto che la politica farà il suo corso, ci saranno gli strumenti per avere poi il prodotto finale che sarà il testo convertito. A mio giudizio rientra nella normale dialettica politica il fatto di voler migliorare il provvedimento”.
“Personalmente penso che questa sia la peggiore emergenza degli ultimi 100 anni, solo la grande guerra ha avuto una crisi come quella di oggi sotto il profilo sanitario”, ha poi fatto notare Borrelli.
“Stiamo assistendo a dati che, con la sola eccezione dei pazienti deceduti per i quali abbiamo detto che abbiamo bisogno di un intervallo più lungo, vanno nella stessa direzione presa negli ultimi giorni. Continua il calo del numero dei soggetti positivi e quello di coloro che sono ricoverati in terapia intensiva non è più così marcato come a inizio settimana”, ha evidenziato Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia e Terapia Cellulare e Genica dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, parlando durante la conferenza stampa alla Protezione Civile.
Anche in Lombardia, “nelle aree di Lodi e Bergamo, si è ridotto il numero di soccorsi richiesti per i casi gravi, arrivando alla metà rispetto” ai dati dell’inizio di marzo. Riguardo l’ipotesi che il picco possa essere raggiunto tra 7-10 giorni, Locatelli ha affermato: “Non è facile fare previsioni sul picco, ci sono varie ipotesi. Io preferisco valorizzare il rallentamento nella crescita degli infetti e della pressione sui pronto soccorso”.
“Con i numeri a disposizione e le elaborazioni di virologi ed epidemiologi, possiamo aspettarci il raggiungimento del picco nel giro di 7-10 giorni e, ragionevolmente, la diminuzione del contagio”. Lo scrive il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, sul Blog delle Stelle, spiegando che “è importante parlare del raggiungimento del picco: perché i dati ci mostrano che i nuovi casi hanno smesso di crescere e i numeri dei positivi che vediamo, comunque elevati, sono da mettere in relazione al maggior numero di test fatti in questi giorni”.
“L’aumento del numero dei tamponi, per usare una parola che tutti conosciamo e che rimarrà nella nostra memoria, rappresenta la direzione giusta da seguire”, sottolinea Sileri. “Lo ribadisco da diversi giorni e la scelta di incrementare il numero dei test è stata portata a regime: i tamponi, o comunque i test diagnostici, per individuare i positivi, vanno condotti su tutte le persone esposte e/o venute a diretto contatto con una persona colpita dal virus. I nostri sanitari, in primo luogo, vanno sottoposti a tampone – ribadisce – perché rappresentano la nostra più importante difesa dal contagio”.
“Medici, infermieri, volontari devono essere protetti, anche perché garantiscono il buon funzionamento del sistema sanitario in questo momento e ad essi devono essere rivolti screening anamnestici da altri medici competenti, per verificare e tracciare che all’inizio e alla fine del turno di lavoro, possano essere insorti dei sintomi aspecifici o specifici”, prosegue Sileri. “Nel caso in cui si individui un positivo tra di loro, devono essere sottoposti a screening sanitario i contatti di questi. Poi – rileva – ci sono le altre categorie di lavoratori da sottoporre a test regolari e ciclici: le forze dell’ordine, uomini e donne di cui il nostro Paese ha altrettanto bisogno; così come i farmacisti, gli addetti nei supermarket; i giornalisti, ovvero tutti coloro che hanno un’esposizione al pubblico frequente e regolare sempre sulla guida di un medico competente”.
Per il viceministro, “i test e la loro applicazione con criterio e con il supporto dell’anamnesi, sono la prima arma che abbiamo per contenere il virus, oltre il distanziamento sociale, perché significa fare contact tracing ed intervenire subito, prima ancora che possa esserci un’app in grado di fornirci dati utili. Concentriamoci su questa azione e vedremo che saremo in grado di fronteggiare molto meglio questa pandemia”.