Dal prossimo 9 luglio, OpenAI bloccherà l’accesso alla
piattaforma di sviluppo di ChatGPT per gli utenti in Cina. A riportarlo è
Reuters, sulla base delle informazioni fornite dal giornale statale cinese
“Securities Times” che avrebbe raggiunto un portavoce di OpenAI che ha
dichiarato: “Stiamo adottando misure aggiuntive per bloccare il traffico dalle
regioni in cui non supportiamo l’accesso ai servizi di OpenAI”. Nonostante
ChatGPT non fosse mai stato ufficialmente disponibile per gli utenti cinesi, il
colosso asiatico non era incluso nell’elenco degli oltre 160 paesi dove il
servizio è accessibile. Tuttavia, molti utenti in Cina erano comunque riusciti
a interagire con il chatbot sfruttando le sue API
attraverso dispositivi locali: ma questo scenario è destinato a cambiare con
l’introduzione del blocco. La notizia è stata comunicata agli sviluppatori
cinesi tramite una e-mail in cui viene indicato il 9 luglio come giorno a partire
dal quale l’accesso sarà bloccato.
Le motivazioni precise dietro questa scelta non sono state
chiarite da OpenAI, ciò nonostante, si ipotizza che la decisione sia stata
presa per timore che la Cina potesse utilizzare le innovazioni di OpenAI per
sviluppare proprie soluzioni di intelligenza artificiale, aumentando di
conseguenza la concorrenza con i paesi occidentali. Questo provvedimento
potrebbe avere un impatto significativo su numerose startup cinesi che hanno
sviluppato applicazioni basate sui modelli di intelligenza artificiale di OpenAI
in quanto molte aziende locali hanno finora potuto accedere alla piattaforma
API di OpenAI per creare i propri prodotti. Nel frattempo, in risposta al
report di Reuters, il gigante tecnologico cinese Baidu avrebbe adottato
adottando misure per supportare gli sviluppatori locali, annunciando un
“programma inclusivo” che offrirà agli utenti la migrazione gratuita
alla sua piattaforma Ernie, fornendo token aggiuntivi del suo modello di punta
Ernie 3.5. Anche Alibaba Cloud si sarebbe unita all’iniziativa, offrendo dei
token gratuiti e servizi di migrazione attraverso la sua piattaforma AI, e
sottolineando che il suo modello Qwen-plus avrebbe un prezzo significativamente
inferiore al GPT-4 di OpenAI.
Infine, la decisione di OpenAI potrebbe avere un serio
impatto sulla comunità di ricerca e sviluppo dell’intelligenza artificiale in
Cina a lungo termine, sollevando dunque anche importanti interrogativi sulla
concorrenza globale nel campo dell’intelligenza artificiale e sul ruolo dei
governi nella regolamentazione di questo settore. Essendo il blocco imposto di
natura territoriale, resta da capire se coloro presenti in Cina che vorranno
continuare a utilizzare ChatGPT, lo potranno fare ricorrendo all’utilizzo di
una VPN (Virtual Private Network), facendo transitare la loro connessione in un
server posizionato in uno dei paesi ufficialmente supportati da OpenAI.