Il quadro
“Today we have made it clear that no matter how hidden criminal networks think they are, they can’t evade our collective effort.”
Queste le parole del Direttore esecutivo dell’EUROPOL, Catherine de Bolle, il 18 settembre 2024, quando l’agenzia da lei guidata ha, contestualmente con l’EUROJUST, dichiarato di aver concluso una maxi-operazione su scala globale che ha portato all’arresto di 51 persone, tra cui un italiano.
Per quanto non collegata a uno dei film della catena “Mission Impossible”, questa operazione ha avuto l’obiettivo di chiudere una piattaforma online denominata “Ghost” che negli ultimi anni ha rappresentato uno strumento molto efficace al servizio del crimine organizzato, specialmente nell’organizzazione e nell’esecuzione di attività criminose con carattere transnazionale. Seppur non impossibile, l’azione di polizia coordinata tra 9 paesi, EUROPOL ed EUROJUST è risultata particolarmente encomiabile viste le circostanze in cui è stata condotta.
La Piattaforma
Innanzitutto, la piattaforma “Ghost” era una piattaforma open-source che attirava il crimine organizzato per due ordini di motivi. Il primo è che era possibile l’acquisto del servizio senza il bisogno di immettere alcun dato personale, dunque poteva essere garantita un anonimato pressoché assoluto. Il secondo è che la piattaforma permetteva lo scambio di messaggi con un sistema che prevedeva tre standard di crittografia e offriva, inoltre, la possibilità di inviare un messaggio seguito da un codice specifico che permetteva l’autodistruzione della chat sul dispositivo di destinazione. Queste peculiarità permettevano lo svolgimento di numerose attività criminose, quali riciclaggio, traffico di droga, e persino corruzione, senza incorrere nel rischio di intercettazioni, rilevamento o altre misure di carattere investigativo.
L’operazione e il risultato
Le giurisdizioni coinvolte sono state ben 9, cioè Australia, Canada, Francia, Irlanda, Islanda, Italia, Olanda, Stati Uniti, e Svezia. Stando ai dati attualmente accessibili, i server erano situati in Francia e Islanda, i proprietari della società erano australiani e gli asset finanziari avevano sede negli Stati Uniti.
Vista la complessità dello scenario, era stato creato un “Joint Investigation Team” (JIT) franco-americano con il supporto dell’EUROJUST e dell’EUROPOL. Questo JIT ha supervisionato l’attività di una Task-Force Operativa dell’EUROPOL, costituita nel 2022, che ha coordinato l’attività delle autorità giudiziarie delle 9 giurisdizioni coinvolte. Durante le indagini, esperti con competenze tecniche-informatiche sono stati impiegati dal centro operativo e in loco in Australia, Irlanda e Islanda per individuare i principali utenti coinvolti e le attività criminose perfezionate. Inoltre, durante le operazioni di polizia, è stato costituito un centro operativo presso la sede di EUROPOL dove i rappresentanti delle varie forze coinvolte hanno permesso il successo coordinato dell’operazione. L’Italia vi ha partecipato con numerose squadre, tra cui la Direzione centrale per i servizi antidroga (Dcsa), la Squadra mobile di Lecce, la Direzione distrettuale antimafia di Lecce, la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, e il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato (Sco).
L’operazione è risultata nel sequestro di armi e di contanti per più di 1.1 milione €, nell’incursione in un laboratorio di droga, e nell’arresto di 51 persone, di cui 38 in Australia, 11 in Irlanda, uno in Canada e uno in Italia. Per quanto riguarda l’italiano, si trattava di un appartenente all’organizzazione Sacra Corona Unita, il quale sottrattosi a una misura di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Lecce risultava latinante da oltre un anno.
L’importanza della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale
Questo risultato dimostra l’efficacia della cooperazione giudiziaria in materia penale a livello europeo e internazionale nonché il ruolo chiave di agenzie quali l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione nell’attività di contrasto (EUROPOL) e l’Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione giudiziaria in materia penale (EUROJUST). Al loro 25esimo anniversario nel 2024, entrambe rappresentano il presente e il futuro della lotta congiunta al crimine transfrontaliero sia in Europa che al di fuori di essa. Infatti, seppur nate nel quadro dell’Unione Europea e regolate da norme secondarie del diritto UE, quali rispettivamente il reg. UE 2016/794 e il reg. UE 2018/1727, entrambe collaborano con Stati non membri dell’Unione per prevenire nonché lottare contro la criminalità organizzata specialmente in alcuni settori che toccano interessi che vanno oltre l’Europa continentale (per esempio terrorismo, cyber-crime, traffico di droga e di armi).
Va sottolineato, però, che non si tratta di istituzioni sovranazionali, bensì di organi di coordinamento che permettono attraverso i rappresentanti delle autorità giudiziarie e di polizia nazionali di dialogare, coordinarsi e coordinare gli uomini in campo. In un certo senso, si tratta di sinapsi che scambiano informazioni, strategie, strumenti e anche personale. Allora, il supporto di agenzie come EUROJUST ed EUROPOL risulta comunque encomiabile, anzi in questi casi addirittura imprescindibile, tuttavia, è corretto chiarire che il merito dell’azione di polizia va alle istituzioni nazionali coinvolte e alle forze che hanno messo in campo uomini e donne nella situation room all’Aja (Olanda) e nei 9 paesi coinvolti.