Il presidente Salva Kiir ha accolto il Papa all’aeroporto internazionale di Juba. All’aeroporto c’erano anche il primo vicepresidente Riek Machar; l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby; Moderatore dell’Assemblea Generale della Chiesa di Scozia, Rt Rev Dr Iain Greenshields, nonché altri leader religiosi delle fedi cattolica e protestante.
I tre leader della Chiesa sono in Sud Sudan per portare un messaggio di pace e riconciliazione in continuazione di un processo iniziato nel 2019 quando papa Francesco, con il sostegno dell’arcivescovo Justin Welby e del moderatore in pensione della Chiesa di Scozia, il reverendo dott. John Chalmers si sono riuniti per incoraggiare la pace nel Sud Sudan.
La crisi post-indipendenza
Il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza dal Sudan nel luglio 2011 tra gioia e grandi aspettative per un futuro promettente per i cittadini della nuova nazione. Questa gioia è stata, tuttavia, di breve durata perché il paese è stato immerso in un conflitto civile nel 2013 a seguito di una lotta per il potere tra il presidente Kiir e Riek Machar, che Kiir aveva precedentemente rimosso dalla carica di vicepresidente. Il conseguente conflitto armato ha ucciso migliaia di persone e ne ha sfollati più di due milioni, alcuni dei quali hanno cercato sicurezza nei campi per sfollati interni e altri sono fuggiti nei paesi vicini come rifugiati.
Un accordo di pace è stato firmato tra i due uomini nel 2018; sebbene traballante, regge ancora.
Tre uomini saggi
Molti sud sudanesi credono che la venuta di papa Francesco, dell’arcivescovo Welby e del Rt. Rev. Il dottor Greenshields rafforzerà l’accordo di pace e porterà all’attenzione internazionale la difficile situazione del popolo del Sud Sudan. La maggior parte dei sud sudanesi ripone molta speranza nei tre capi della Chiesa in visita e ha iniziato a chiamarli i “tre saggi”.
Il cammino di pace non è più rimandabile
È una terra che il Papa dice di portare nel cuore, quella del Sud Sudan, dove giunge in pellegrinaggio ecumenico.
Sul libro d’onore firmato nella visita di cortesia nel palazzo presidenziale scrive: “Qui pellegrino, prego perché in questo caro Paese, dono del Nilo, scorrano fiumi di pace; gli abitanti del Sud Sudan, terra della grande abbondanza, vedano sbocciare la riconciliazione e germogliare la prosperità.”
Una pace il cui cammino è “tortuoso ma non più rimandabile”. La consapevolezza si deduce dal “grido di un intero popolo che, con grande dignità – precisa Francesco – piange per la violenza che soffre, per la perenne mancanza di sicurezza, per la povertà che lo colpisce e per i disastri naturali che infieriscono”.