Nel consueto incontro augurale con il Corpo diplomatico all’inizio del nuovo anno, papa Francesco ha affrontato molti temi di attualità, offrendo diversi spunti di riflessione. Si è soffermato in particolare sull’odio e sulle guerre che colpiscono numerosi Stati e popolazioni, rendendo sempre più concreta “la minaccia di una guerra mondiale”. Il messaggio, introdotto dal Pontefice, è stato completato nella lettura da monsignor Ciampanelli, a causa delle condizioni di salute di Papa Francesco, che ha dichiarato di essere ancora influenzato.
“La guerra è sempre un fallimento”, ha affermato. “Il coinvolgimento dei civili, soprattutto bambini, e la distruzione delle infrastrutture non sono solo una disfatta, ma equivalgono a lasciare che tra i due contendenti l’unico a vincere sia il male”. Da qui, ha invocato una diplomazia che si fondi sul dialogo, “l’unica via per spezzare le catene di odio e vendetta che imprigionano e per disinnescare gli ordigni dell’egoismo, dell’orgoglio e della superbia umana, che sono la radice di ogni volontà belligerante che distrugge”. Quale strumento di pace, è da perseguire con tutti, “compresi gli interlocutori considerati più scomodi o che non si riterrebbero legittimati a negoziare”.
È stato poi posto l’accento sull’informazione, uno strumento fondamentale nelle società odierne, caratterizzate da “contesti sociali e politici esacerbati da crescenti contrasti” e “sempre più polarizzate, nelle quali cova un generale senso di paura e di sfiducia verso il prossimo e verso il futuro. Ciò è aggravato dal continuo creare e diffondersi di fake news, che non solo distorcono la realtà dei fatti, ma finiscono per distorcere le coscienze, suscitando false percezioni della realtà e generando un clima di sospetto che fomenta l’odio, pregiudica la sicurezza delle persone e compromette la convivenza civile e la stabilità di intere nazioni”.
Il discorso, che ha toccato diverse tristi realtà sociopolitiche mondiali, dall’Ucraina al Corno d’Africa, da Gaza al Venezuela, è stato caratterizzato dalle diverse sfaccettature della parola “diplomazia”, declinabile in diplomazia della speranza, della verità, del perdono, della libertà e della giustizia. Ciascuna di queste, con un fine specifico, può contribuire, insieme, alla pace e alla stabilità politica, economica e sociale.
Un pensiero è stato rivolto anche all’aborto, pratica inaccettabile “che contraddice i diritti umani, in particolare il diritto alla vita. Tutta la vita va protetta, in ogni suo momento, dal concepimento alla morte naturale, perché nessun bambino è un errore o è colpevole di esistere, così come nessun anziano o malato può essere privato di speranza e scartato”.
Dinanzi ai 184 ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, il Pontefice si è congedato con un personale augurio per questo anno giubilare: “Come vorrei che questo 2025 fosse veramente un anno di grazia, ricco di verità, di perdono, di libertà, di giustizia e di pace”.