Milano ha passato il testimone a Parigi per la fashion week che decreterà la fine del fashion month dedicato alle sfilate delle collezioni fall-winter 2025/2026. La kermesse fashionista d’oltralpe sarà un evento diluito nel tempo (si concluderà il prossimo undici marzo con la sfilata di Saint Lauren) con settantadue sfilate, trentasette presentazioni e una miriade di eventi ed after party. I debutti più attesi sono stati due: quello della designer Sarah Burton, nominata direttrice creativa della maison Givenchy, e quello di Heider Ackermann, nominato direttore creativo della maison Tom Ford, una nomina che segnerà una svolta per la maison americana fondata e diretta dal designer Tom Ford. Tra gli addetti ai lavori ha destato scalpore l’assenza della maison Loewe nel calendario ufficiale che svelerà la sua collezione co-ed con una presentazione digitale che, ad oggi, non è stata svelata.

Ad aprire la fashion week parigina è stata la maison Christian Dior dove la sua direttrice creativa, Maria Grazia Chiuri ha tratto ispirazione dal romanzo “Orlando” della scrittrice Virginia Wolf. La metamorfosi è il fil rouge di una collezione in continua evoluzione dove ogni donna può interpretare i capi a seconda del proprio stile e della propria personalità. Lo spirito di Orlando ha dato vita ad una collezione dove il femminile ed il maschile si intrecciano in un outfit. La designer parte dall’heritage della maison traendo ispirazione soprattutto dal lavoro di due designer che l’hanno preceduta al timone della maison francese: Gianfranco Ferré e John Galliano. L’omaggio a Gianfranco Ferré è evidente nelle tante interpretazioni della camicia bianca accostata alle linee architettoniche dei corsetti dell’architetto della moda. L’omaggio a John Galliano è evidente nelle tante interpretazioni del trench, dei pantaloni a pinocchietto (che non donano a nessuna…che si sappia!) e dell’iconica t-shirt lettering “jador Dior”. Partendo da questi capi iconici la designer, aggiungendoci elementi della moda elisabettiana come la gorgiera, le ruches. il pizzo, porta in scena una sfilata che diventa un’opera teatrale in cinque atti dove la femminilità attraversa il tempo e le mode reinterpretandosi in chiave più urban e quotidiana come, ad esempio, rendendo sporty il corsetto. La palette colori è volutamente essenziale: bianco, nero e taupe, una scelta che costringe a porre tutta l’attenzione sui volumi, sulle linee, sui tessuti preziosi come il pizzo e il velluto e dove al rosso, nella sua nuance più vivida, è concesso di avere piccole intromissioni.

La maison Courreges, con il suo direttore creativo Nicolas Di Felice, ha portato in passerella una versione futuristica del glamour attraverso le asimmetrie, i drappeggi, la pulizia delle linee, l’asciuttezza dei volumi, attraverso grandi rettangoli di tessuto che avvolgono la silhouette, pantaloni a tubino e piume che decorano i capi. Le modelle hanno sfilato sotto una pioggia di coriandoli colorati che non scendevano, ma salivano da un pavimento che era un tappeto di coriandoli e che hanno reso tutto più giocoso come la moda deve essere per chi l’indossa. Per Courreges la palette colori è essenzialmente binaria: bianco e nero, ma a differenza di Dior, il rosso ha un ruolo più dirompente.

Il fil rouge della collezione della maison Stella McCartney è l’ufficio, non è un caso che la collezione si intitola “Stella Corp” e dove anche l’allestimento della location si rifà agli open space degli uffici americani. Gli ospiti sono stati fatti accomodare su sedie girevoli tra scrivanie e stampanti allietati da ballerini di pole dance. Il messaggio della designer è chiaro: la donna di oggi può essere tutto: madre, moglie, lavoratrice e amica, ma soprattutto non ha tempo di passare da casa dopo l’ufficio e dove cambiarsi l’outfit per uscire a divertirsi non è contemplato. La collezione si ispira al workwear degli anni ’80 reinterpretando i capispalla con spalle strutturate segnando il punto vita, si va in ufficio con il tailleur pantalone a gamba dritta, la pencil skirt, i volumi over e strutturati. La donna in carriera immaginata dalla McCartney acquista un mood più urban e sexy indossando mini dress decorati da fili di cristalli, da micro paillettes, jeans a vita bassa, body e cuissardes in pelle laccata. La palette colori è fatta di tanto grigio, bianco e beige, ma anche di quel tocco di rosso very strong che evidentemente ha contagiato le collezioni per la prossima stagione fredda e che vedremo protagonista già da questa imminente primavera.

Per il suo debutto come direttore creativo della maison Tom Ford il designer colombiano Haider Ackermann ha scelto l’usato sicuro: la sua prima collezione co-ed si ispira palesemente all’omonimo fondatore, al suo stile glamour dal mood mannish che lo ha fatto amare dalle donne di mezzo mondo. Lo stesso designer ha dichiarato: “Tom Ford è la nighlife, io sono il morning after” e la location ne è l’emblema: un night club alle prime luci dell’alba con specchi appannati nei quali si rispecchia la notte appena passata. La collezione ha uno spiccato senso di tailoring esplicitato dai tailleur pantalone trapuntati di micro cristalli, la donna Tom Ford adora la pelle, il total black, gli abiti in satin di seta con spacchi vertiginosi e i long dress tempestati da micro cristalli, adora il punto vita segnato e spalle strutturate. Anche la palette colori vuole sedurre l’occhio di chi guarda attraverso colori come il rosso, il verde, il giallo e l’azzurro declinati nelle nuance più vibranti, ma a calmare i sensi ci pensano il nero, il bianco e il grigio. Quando il designer Tom Ford aveva annunciato la vendita della sua maison e il suo addio al fashion system sono stati in molti a sentirsi orfani di quel glamour mannish che Tom Ford aveva sapientemente interpretato. In attesa di quale sarà la visione fashion della maison con il nuovo direttore creativo è stato bello rivedere il mood tomfordiano “very rich upper class” in passerella.

Per Olivier Rousteing, direttore creativo della maison Balmain, il nuovo lusso è indossare un outfit dal mood cozy elevandolo allo status sporty-chic e facendo in modo che il total look in maglia diventi cool. La collezione accompagna delicatamente la silhouette con jumpsuit in cashmere, long dress in maglia e pullover con cappuccio. Dopo la maglia è la pelle il tessuto preferito da Balmain, come lo sono gli outfit monocromatici, i volumi over e i dettagli di haute couture, soprattutto negli accessori. La palette colori ha un inizio “comfort zone” dato dal bianco, dal nero, dal grigio e dal burgundy per poi sparigliare le carte con guizzi di rosso, arancione e giallo. Il designer non rinuncia ai pattern (poche stampe in passerella sia a Milano che a Parigi) portando in passerella il muccato e lo zebrato.

La collezione, intitolata “Lone Star” di Daniel Roseberry, direttore creativo della maison Schiapparelli rende omaggio alle sue origini: il Texas e agli archetipi del western. Il designer ha cercato di far convivere elementi del vestire cowboy con l’heritage surrealista della maison. Il jeans da cavallo, il capospalla duster, il denim, i tasconi e lo shearling si uniscono ai codici identificativi della maison come i nasi, le serrature, gli occhi, le bocche, rigorosamente gold, che prendono forma di cowboy belts, di bijoux, scarpe e borse. Una collezione con una duplice anima: “dura” come un cowboy e sensuale ed opulenta come la fondatrice della maison, Elsa Schiapparelli. Una collezione nata da un esercizio stilistico di difficile equilibrio tra austerità e ruvidezza texana ed opulenta esuberanza insite nell’heritage della maison, ma che il designer ha saputo portare a compimento fino in fondo rendendo ogni outfit una stella unica come tutte le donne. La palette colori si rifà alla terra del Texas che viene amplificata dal nero, ma soprattutto dall’uso dell’oro.

Anche la designer, Sarah Burton al suo debutto come direttrice creativa della maison Givenchy ha scelto l’usato sicuro: se per Ackermann, l’usato sicuro è stato rifarsi al lavoro creativo di Tom Ford, per la Burton è stato guardare indietro per andare avanti. L’heritage, l’anima della maison e i codici distintivi, che sono il cuore del suo fondatore, monsieur Hebert de Givenchy hanno dato vita ad una collezione che ha messo in primo piano la silhouette a clessidra, elemento essenziale per il fondatore, con il punto vita segnato, le spalle strutturate, l’ossessione per capi dal taglio perfetto, per i tessuti e per i ricami preziosi. L’ispirazione retrò ha avuto una spinta “sovrannaturale” grazie al recente ritrovamento, in un nascondiglio della prima casa abitata dal fondatore, di un centinaio di involucri di carta marrone che contenevano tutti i modelli della sua collezione di debutto del 1952 e che si credeva fossero andati perduti per sempre. Una collezione di pret-a-porter che sembra una collezione di haute couture e che non ha nessuna intenzione di tener conto del contingente, del mercato e men che meno del diktat dello streetwear. Una collezione che sarebbe piaciuta a monsieur de Givenchy, dal mood glam-chic, notevolmente bella e con una palette colori timeless fatta di nero, bianco, grigio vivacizzata da pennellate di giallo canarino. Per il mio cuore fashionista è stato un sollievo vedere che ci sono ancora designer che non mettono il loro ego in passerella, ma sanno rispettare l’heritage delle maison che hanno l’onore di guidare…vedi alla voce Valentino con Alessandro Michele.

La designer Victoria Beckham per la maison che porta il suo nome continua nel solco del minimal-chic diventato un tratto distintivo delle sue collezioni e che, con il passare del tempo, chiameremo heritage. Per il giorno sceglie di far indossare alle sue donne tailleur mannish, abiti dai tagli asimmetrici che accompagnano la silhouette e, quasi sempre, hanno ai piedi un paio di mocassini. Per la sera è quasi sempre un long dress a vestire le donne Beckham, che sia modello lingerie in satin di seta o modello vestaglia, è accompagnato, quasi sempre, da un blazer oversize. Tagli minimal, volumi over, ma non eccessivi e una palette colori desaturata, tranne che per il rosso vibrante, saranno il fil rouge, anche per il prossimo inverno e che farà felici tutte le estimatrici della maison.