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PARIS DIGITAL FASHION WEEK

Dal sei allo scorso otto luglio è andata in scena a Parigi una straniante fashion week dedicata all’haute couture che della grandeur francese ha avuto davvero ben poco. La prima fashion week in formato digitale è stata quella londinese e a ruota è arrivata quella di Parigi, la moda sperimenta un nuovo format, quello digitale, particolare non da poco, visto che ha lasciato la capitale francese indifferente e vuota dei tanti buyers, fashion editor, influencer e celebrità del cinema e della musica a cui erano riservate le prime file delle sfilate. Il digitale avrà pur reso, come hanno scritto alcuni giornalisti, più democratico il sogno dell’haute couture, perché fruibile per tutti attraverso i social, ma ci ha resi orfani dell’emozione che solo una sfilata dal vivo può regalare, con gli abiti che quasi puoi toccarli, con il pubblico che applaude, la musica, le foto patinate, la location pensata un anno prima per stupire il pubblico internazionale. E’ stata un’esperienza che ha lasciato l’amaro in bocca di quello che poteva essere e non è stato, un’esperienza che ci ha fatto comprendere di quanto la moda sia fisica, che la distanza non paga, che la creatività, anche se altissima, non riesce a bucare il video, che le collezioni viste dal vivo sono tutta un’altra storia. Una storia che spero riprenderemo a vivere al più presto, il coronavirus ha lasciato ferite nel fashion system che non possono essere curate attraverso il distanziamento fisico.

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Olivier Rousteing, designer della maison Balmain ha deciso di battere tutti sul tempo organizzando una presentazione “acquatica” fuori dal calendario ufficiale della fashion week. La maison ha festeggiato i suoi settantaquattro anni di attività ricreando una rappresentazione tipica di Parigi: la Tour Eifell sullo sfondo, la Senna e un tipico battello parigino ricoperto da pedane riflettenti dove le modelle hanno stazionato interpretando dei manichini viventi. E’ stata una collezione che ha riportato sulla pedana gli abiti che hanno fatto la storia della maison, sia dello stesso Rousteing, ma anche dei suoi predecessori come Erik Mortensen ed Oscar de La Renta. Il fondatore, Pierre Balmain fondò la maison durante il disastro della seconda guerra mondiale riuscendo, nonostante tutto, a regalare bellezza e a vestire donne leggendarie come le attrici Marlene Dietrich e Katherine Hepburn. Oggi, per Rousteing, il post lockdown è come ricominciare a vivere dopo un periodo buio come è stato quello del coronavirus, Rousteing, come il fondatore, ha cercato di regalare alle donne speranza, glamour e voglia di tornare ad acquistare abiti.

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A dare il via alla digital fashion week parigina è stata la splendida top model, Naomi Campbell che, dal divano di casa sua, ha tenuto un discorso sull’inclusività nel fashion system, un discorso ispirato a Nelson Mandela per provare a cambiare il mondo e nello specifico il mondo della moda. E’ stata una fashion week “striminzita” a causa dei grandi assenti come la maison Givenchy, la maison Balenciaga che ha deciso di posticipare la presentazione delle collezioni di haute couture a gennaio 2021. Stesso mese scelto dal nostro Giorgio Armani per presentare la sua collezione Giorgio Armani Privè che si terrà a Milano e non a Parigi come da molti anni ci aveva abituato. La maison Fendi ha annunciato che non ci sarà una nuova collezione di haute couture, mentre la designer, Maria Grazia Chiuri per la maison Dior, si è affidata ad un onirico cortometraggio del regista Paolo Garrone per trasportarci nel magico mondo del Theatre de la Mode. Un “teatro” creato nel secondo dopoguerra dai designer francesi, i quali diedero vita a dei manichini in miniatura da mandare in Europa e negli Stati Uniti per ridare slancio alla moda francese dopo la guerra. Questo viaggio onirico nell’haute couture francese è stato il preludio al fashion show dal vivo, ma senza pubblico che si terrà a Lecce il prossimo ventidue luglio. La maison più in linea con il nuovo format digitale è stata Ralph&Russo che per presentare la sua collezione ha creato l’avatar di una modella che ha sfilato su uno sfondo digitale. E’ stato uno show digitale di forte impatto visivo e di grande creatività tecnologica, meno forte è stato l’impatto glamour e la creatività sartoriale, caratteristiche imprescindibili dell’ haute couture.

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La prima maison a presentare la sua collezione mai nata è stata Schiapparelli; in un video di tre minuti e mezzo è lo stesso designer, Daniel Roseberry ad illustrare questa “collection imaginaire”. I bozzetti ci riportano ad una donna che ama outfit in giacca e pantalone, volumi over, ricami preziosi ed estrosi gioielli. Una collezione che, letteralmente, sulla carta delude, come tutte le collezioni che si riducono ai soli bozzetti, abiti che non sono vivi, abiti che non svolazzano, abiti che non fanno sognare. Cosa poteva essere e quali emozioni avrebbe potuto trasmetterci questa collezione di haute couture di Schiapparelli non lo sapremo mai, ma definire il lavoro di un designer attraverso i suoi bozzetti è riduttivo, è uno sterile esercizio per gli addetti ai lavori.

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Il designer, Giambattista Valli già in tempi non sospetti, lo scorso gennaio, aveva presentato la sua collezione a distanza di sicurezza in un salone parigino dove le sue creazioni avevano preso “vita” addosso a dei manichini. Per questa fashion week è stato lo stesso designer a realizzare un video dove l’unica modella, Joan Smalls (impegnata nel movimento Black Lives Matter) appare eterea negli infiniti strati di tulle, nei volumi over, nell’organza, nelle ruches, nello chiffon sono i codici identificativi della maison. La moda di Giambattista Valli è da sempre una moda massimale, tutto è alla massima potenza: femminilità, volumi, colore.

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Il designer, Antonio Grimaldi si ispira al mito di Elettra (emblema del rapporto madre-figlia) per la sua collezione di haute couture presentata attraverso un cortometraggio realizzato dall’attrice e regista, Asia Argento con sua figlia Anna-Lou. E’ stata una collezione dal mood dark-chic, dell’iconico binomio del black and white, delle piume, dei cristalli, degli abiti a sirena, della pulizia delle linee, dei colletti castigati, degli outfit in perfetto pendant madre-figlia.

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La maison Chanel porta in digitale l’opulenza dei fili di lurex che danno sfavillio all’iconico tweed, dei gioielli, delle piume, delle paillettes, dei taffetà per vestire una principessa punk. La designer, Virginie Viard si è ispirata ad una principessa ribelle per rendere affine la ricercatezza e l’allure dell’haute couture ai clienti più giovani. E’ una collezione che ha voluto rendere omaggio all’indimenticabile Karl Lagerfeld e al suo amore per il lusso più che alla fondatrice della maison, Coco Chanel che del “less is more” aveva fatto il suo tratto distintivo. La designer non ha ancora trovato la sua strada, perché se nella scorsa collezione aveva scelto di seguire le orme tracciate da mademoiselle Coco con una collezione più minimal, in questa collezione sceglie di seguire le orme dell’eccesso tracciate da Karl Lagerfeld. In entrambe le collezione l’esperimento non è sembrato completamente riuscito, continua a mancare il tocco personale della designer, continua a mancare la piena padronanza dei codici della maison, una padronanza che le permetterebbe di riscriverli secondo la sua creatività. La designer sembra ancora schiacciata dalla pesante eredità lasciata da Karl Lagerfeld, è stata una collezione che non ha convinto gli addetti ai lavori, ma che ha fatto innamorare le clienti orfane di Lagerfeld addicted.

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La collezione di Viktor & Rolf dal titolo “change” è stata un inno a vivere la moda secondo il proprio stato d’animo, all’inclusività e a vivere l’amore a tutto tondo a prescindere dal sesso e dalla razza. La collezione è pensata per vestire tre stati d’animo: l’umor nero, rappresentato da vestaglie grigio fumo di Londra, maxi cappe dalle quali spuntano pungoli respingenti che garantiscono il distanziamento fisico. Si passa all’umor roseo rappresentato da outfit total pink ed abiti decorati da leziosi maxi fiocchi, divertenti forme cilindriche ed emoticon. Infine si passa alla pura felicità che solo l’amore sa regalare rappresentata da outfit che sono un tripudio di cuori. Il video è stato realizzato da Marike Aerden, mentre la voce narrante è quella del popolare cantante pop Mika.

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Tutti conoscono Pierpaolo Piccioli come il designer della maison Valentino e come uno dei grandi designer del nostro tempo. Per presentare le collezioni resort uomo-donna 2021 della maison il designer si è reinventato fotografo e con la top model, Maria Carla Boscono e il modello, Lucas el Bali ha realizzato una “storia” di abiti attraverso bellissimi scatti fotografici. La collezione, come sempre, è lussuosa nei dettagli e materiali, ma minimal nelle linee e come ci ha abituati da tempio la palette colori è un vero spettacolo per gli occhi. E’ stata, come da prassi, la maison Valentino a calare il sipario sulla fashion week francese; in attesa del fashion show in collaborazione con il creativo, Nick Knight che si terrà il prossimo ventuno luglio a Roma a Cinecittà, la maison ha trasmettendo un video intitolato “Of Grace and Light”. Nel video il designer della maison, Pierpaolo Piccioli e il creativo britannico lanciano piccoli indizi su cosa ha ispirato la collezione di haute couture e di come Nick Knight ha cercato di plasmare la location al mood della collezione. Il format digitale ci ha lasciato quel senso di incompiuto, di non visto che si spera saranno colmati dai fashion show live delle maison Valentino e Dior del prossimo ventuno e ventidue luglio.

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11 Luglio 2020