Arte Risorgimentale I
Nei precedenti articoli dopo aver passeggiato un poco fra Neoclassicismo, Romanticismo, architettura, restauro e cimiteri monumentali ottocenteschi, prima di soffermarmi sulle altre tendenze culturali e artistiche di questo secolo, descrivo brevemente la cosiddetta “Arte Risorgimentale” in cui gli artisti, subito dopo l’Unità d’Italia si impegnano con ardore e sentimento a tramandare ai posteri gli eventi e i personaggi della storia appena compiuta, ovvero l’epopea risorgimentale, sforzandosi di trasmettere forti valori e virtù.
Giovanni Fattori-La battaglia di Custoza- 1880- Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea- Roma
Questo sentimento risorgimentale è diffuso e ‘sentito’, si vuole e ci si impegna per un’Italia unita e giusta, questo trasporto sincero è condiviso dagli artisti e dagli intellettuali che si impegnano a fondo, non solo i macchiaioli, ma anche i pittori di altri stili e scuole, gli scultori prolificano coi monumenti, i letterati, basti pensare alla bontà e all’amore patriottico del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, coi romanzi di formazione per i giovani.
Su questo punto, ovvero sull’educazione-istruzione degli italiani il nuovo Parlamento era in fermento, un punto cruciale era infatti l’istruzione che è fondamentale per un cittadino consapevole, tutti volevano cambiarla, migliorarla, portarla a tutta la popolazione… questi sono gli anni in cui nascono la “Scuola materna” delle sorelle Agazzi e la “casa dei bambini” di Maria Montessori, la prima una sperimentazione sul campo, la seconda supportata da una accurata ricerca scientifica e medica.
Giovanni Fattori-In vedetta- 1872-Valdagno-collezione Marzotto
Nella pittura risorgimentale, capisaldi sono Francesco Hayez (già presentato in un altro articolo) e Giovanni Fattori, giustamente perché furono grandi artisti. Quest’ultimo è anche l’esponente maggiore dei macchiaioli, pittori per lo più toscani che dipingevano velocemente e a macchie di colori, Fattori fotografa le battaglie risorgimentali con pacato entusiasmo, con un senso di tristezza e di pietà… ma vi furono tanti altri artisti impegnati, tra cui, ad esempio, il milanese Gerolamo Induno o Carlo Ademollo che dipingevano con realismo e con meno impressionismo dei macchiaioli.
Gerolamo Induno -La presa di Palestro del 30 maggio 1859- Palazzo Anguissola e Palazzo Brentani-Milano
I temi principali sono le battaglie più famose delle guerre d’Indipendenza o la breccia di porta Pia, spesso non sono scene retoriche, ma quasi delle fotografie, molti dei pittori infatti parteciparono attivamente agli scontri. Vi sono poi i dipinti che rappresentano eventi importanti dei moti insurrezionali, ma anche scene di vita domestica in cui le donne partecipano attivamente, cucendo bandiere, coccarde o camice rosse, sostenendo i cospiratori e curando i feriti.
Gerolamo Induno – Roma, 1863 (La Bandiera Nazionale) – dipinto del 1863
Al Risorgimento parteciparono anche le donne, si ricordi Anita che seguiva il marito Giuseppe Garibaldi durante tutti i suoi spostamenti, sino a che morì vicino a Ravenna, durante la fuga-marcia di Garibaldi, dopo la caduta della Repubblica Romana nel 1949. Breve Repubblica che fu governata da un triumvirato composto da Carlo Armellini, Giuseppe Mazzini e Aurelio Saffi, che tuttavia è festeggiata tutt’oggi il 9 febbraio dai repubblicani; in Romagna mettono anche i lumini alle finestre quasi in concorrenza con quelli della Madonna del Fuoco, patrona di Forlì e festeggiata il 4 febbraio… quasi come un antico antagonismo.
Gerolamo Induno, partecipò come volontario alla difesa della Repubblica Romana e riprende una sentinella garibaldina, mentre sullo sfondo vi è la battaglia. Le truppe garibaldine stavano a difesa della Repubblica contro l’esercito francese che era accorso in aiuto di papa Pio IX per ristabilire il suo potere temporale.
Gerolamo Induno-Sentinella-1851- Palazzo Anguissola e Palazzo Brentani- Milano
L’epopea risorgimentale fu vissuta con grande sacrificio e costanza, in breve, ma molto breve: i primi Moti del ’20, quelli di Silvio Pellico, per intenderci, fallirono, quelli degli anni ’30 di Mazzini e la Giovine Italia pure, il ’48 fu una disfatta e tutto sembrò andare a rotoli.
Mazzini che è padre sia dell’Italia, ma anche simbolicamente dell’Europa, fu sempre sconfitto, non ebbe mai la gioia di una vittoria, infatti fu Camillo Benso conte di Cavour che riuscì a tessere la tela tirando bene tutti i fili coi Savoia e i francesi e finalmente con la seconda guerra d’indipendenza si ebbe l’Italia tramite anche i Mille che liberarono il Sud e l’obbedisco di Garibaldi a Teano.
Poi con la terza guerra d’indipendenza in qualche modo riusciamo ad annetterci il Veneto e infine la presa di Roma… il Risorgimento si svolge dal 1820 al 1870, cinquant’anni di sospiri, lotte, guerre, e sacrifici.
Carlo Ademollo- L’eccidio della Famiglia Tavani Arquati-1880- Museo del Risorgimento-Milano
Carlo Ademollo (1824-1911) è stato un pittore fiorentino ma non aderì al noto gruppo toscano dei macchiaioli, raffigura un evento oggi poco conosciuto, l’eccidio della Famiglia Tavani Arquati, che tuttavia è ricordato nel film “In nome del Papa Re” di Luigi Magni.
Nel 1867, Giuditta Tavani Arquati, una patriota che faceva parte di un gruppo che voleva insorgere contro il governo di Pio IX, viene sorpresa durante una riunione di cospiratori, da una pattuglia di zuavi delle truppe pontificie. Insieme a Giuditta, incinta di un quarto figlio, vengono uccisi altri 8 cospiratori, tra cui il marito e un figlio dodicenne.
Michele Cammarano-Carica dei Bersaglieri a Porta Pia-1871-Museo di Capodimonte-Napoli
Il fatto clamoroso ebbe enorme risonanza al tempo e Carlo Ademollo, che aveva partecipato alla sfortunata campagna per la liberazione di Roma del 1867, non si lasciò sfuggire l’occasione di perpetuarne la memoria attraverso questo dipinto.
Un altro pittore risorgimentale fu Michele Cammarano (1835-1920) dedito alla pittura del Verismo che riprese la carica dei bersaglieri nella Breccia di Porta Pia.
(Continua)
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