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PASSEGGIATA ARTISTICA IN ITALIA ATTRAVERSO “IL LUNGO OTTOCENTO” (XXIV^ Parte)

Il Futurismo

Il Futurismo fu la prima delle avanguardie europee di inizio Novecento, fu in netta rottura con il passato, l’ideatore fu il poeta Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), la data di nascita fu il 1909, col primo Manifesto futurista, dello stesso Marinetti, su Le Figaro.

Inserisco in questa passeggiata attraverso il lungo secolo, anche i futuristi, quelli del Primo Futurismo che terminò con la prima guerra mondiale, ( il passaggio dal Primo Futurismo al Secondo Futurismo, convenzionalmente coincide col 1916, anno della morte di Umberto Boccioni e di Sant’Elia e anno dello spostamento del centro del movimento da Milano, dove era nato, a Roma) perché pur essendo un’avanguardia, contro l’accademismo e la borghesia, infatti furono antidemocratici, anticlericali e antipacifisti, contro la normalità, lodando prostitute, omosessuali, criminali e pazzi, fu l’unica avanguardia che fu poi a sostegno di un governo totalitario e borghese, i cui capisaldi erano: famiglia, patria, Dio.

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Russolo, Carrà, Marinetti, Boccioni e Severini a Parigi per l’inaugurazione della prima mostra del 1912

Definivano Dio “cloaca massima di tutti gl’idealismi” e che “bisogna sputare ogni giorno sull’Altare dell’Arte”, così scrive Marinetti sul suo Manifesto, esultando da lì a poco, nel 1911, alla notizia del furto della Gioconda al Louvre, definendo la Monna Lisa tale e quale a un lassativo, ebbene come mai furono accettati dal regime fascista?

Il motivo non può essere che facevano comodo, in quanto erano a favore in toto per il progresso, altro movente, il loro spirito bellicoso che ricorda un po’ il triste squadrismo.

I futuristi esaltavano la modernità, la civiltà industriale della macchina, la folla, le rivoluzioni urbane, la giovinezza, il militarismo, la distruzione, i gesti virili ed eroici e il disprezzo per le donne, furono ispiratori della propaganda fascista e vennero attirati dalla stessa rete che avevano rotto, con lusinghe e titoli… Tommaso Marinetti, il fondatore, fu fascista sin dalla prima ora; era stato legionario a Fiume con D’ Annunzio e come quest’ultimo, alla fine risultò più d’intralcio che d’aiuto al regime.

Regime che diede a loro tanto onore, tanti titoli, perché famosi nel mondo, madi fattovennero inscatolati.

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Mario Schifano- I Futuristi-1975

Il Futurismo era contro tutto e tutti, contro le accademie, la borghesia: occorreva “distruggere i musei, le biblioteche, le accademie di ogni specie” e a favore delle guerre, “sola igiene del mondo”.

Un largo ai giovani, urlante e aggressivo, le loro serate finivano speso a cazzotti, in risse furibonde, non solo, fecero anche una spedizione punitiva a Firenze, al Caffè delle Giubbe Rosse, per aggredire Ardengo Soffici, che sulla rivista La Voce aveva criticato il Futurismo; poco più tardi, vi fu la riconciliazione e Soffici aderì al movimento.

Il Futurismo è l’esito finale delle correnti di fine Ottocento: la Scapigliatura, il Divisionismo, il Simbolismo e il Decadentismo e anticipa le idee del Dadaismo, del Surrealismo, delle avanguardie russe e anche di correnti a noi vicine, come la performance e l’idea di “opera d’arte totale”, coinvolgendo ogni settore della vita, pittura, architettura, fotografia, musica, teatro, danza, poesia, gastronomia, abbigliamento, arredamento e altro.

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Il manifesto del Futurismo pubblicato su Le Figaro del 20 febbraio 1909 – evidenziato in giallo

Il primo gruppo del Futurismo, composto da Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia, Giacomo Balla e Gino Severini, si forma a Milano nell’abitazione del poeta Filippo Tommaso Marinetti, si diffuse poi velocemente in Germania, in Polonia, in Francia e in Russia.

Nel 1912, Marinetti presenta i primi quadri futuristi in alcune delle maggiori capitali europee, la prima è a Parigi, in una galleria prestigiosa, si presentano belli, eleganti e decisi, la loro foto è diventata un’icona pop: negli Anni Settanta, Mario Schifano artista principale della Pop- Art italiana, crea un ciclo di opere incentrate sulla loro foto storica.

L’accoglienza a Parigi è molto buona, va a ruba il catalogo e appaiono lusinghiere e autorevoli recensioni sui giornali, il futurismo si diffonde velocemente.

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Carlo Carrà-I funerali dell’anarchico Galli- 1911-Museum of Modern Art- New York

In Francia Guillaime Apollinaire, rivoluziona l’opera poetica con nuove forme, ad esempio nella poesia Piove, le parole cadono come gocce di pioggia, creando un disegno in bianco e nero.

In Inghilterra, il poeta americano Ezra Pound e il pittore Wyndham Lewis coniarono il termine Vorticismo, portando avanti le idee futuriste assieme a numerosi altri artisti presso il Rebel Art Centre di Londra, tutto questo tra il 1913 e il 1915.

In Germania è Herwarth Walden, il fondatore della rivista Der Sturm (una rivista d’arte che si occupava delle avanguardie, tra cui Espressionismo, Cubismo, Dada e Surrealismo che fu pubblicata dal 1910 sino al 1932, quando Walden scappò dalla Germania a causa della Gestapo) che fu un entusiasta divulgatore delle idee futuriste.

In Russia, in pittura il Raggismo con interpreti come Kasimir Malevich e Marc Chagall, in letteratura il Cubofuturismo, con Vladimir Majakovskij, che scandalizza, rivoluziona il teatro, la poesia e inneggia a Lenin.

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Giacomo Balla- Dinamismo di un cane al guinzaglio-1912- Albright-Knox Art Gallery-Buffalo

Furono la prima avanguardia, effervescenti e pieni di idee, pubblicarono decine di Manifesti, pare quasi impossibile che siano spuntati in un’Italia, al tempo fanalino di coda, con una tardiva Unità che stentava a decollare.

Ma l’Italia resta terra d’arte, forse non ce ne rendiamo neanche conto, essendo abituati ad averla a portata di mano, anche in uno sperduto paesino si possono trovare gioielli artistici.

Da inizio Novecento i centri dell’arte sono altrove e i politicamente imbarazzanti futuristi sono oggi definiti meno pioneristici, tanto per citarne uno, di Picasso. (Che non si pronunciò su di loro, ma era presente alla Mostra del 1912)

Furono un’avanguardia anche nel senso letterale e militare del termine, nel 1915, quasi tutti i futuristi, si arruolarono: Marinetti, Russolo, Erba, Funi, Bucci, Sironi, Boccioni, Sant’Elia e altri, volontari nel battaglione Ciclisti e Automobilisti del capitano Carlo Monticelli, chiamato da loro il napoleoncino… ben tre morirono Umberto Boccioni, Antonio Sant’Elia e Carlo Erba.

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Umberto Boccioni- Rissa in galleria- 1910- Pinacoteca di Brera-Milano

Nella letteratura, il paroliberismo di Marinetti nega i legami sintattico-grammaticali… Bisogna distruggere la sintassi disponendo i sostantivi a caso… Si deve usare il verbo all’infinito, perché si adatti elasticamente al sostantivo e non lo sottoponga all’io dello scrittore che osserva o immagina… si abolisce l’aggettivo, l’avverbio, il punto; ad esempio Aldo Palazzeschi pappagalla ironicamente la musicalità della natura del Vate, nella poesia “E lasciatemi divertire”, giocosamente con tanti… Tri, tri tri/Fru fru fru/ihu ihu, ihu/uhi uhi uhi.

Nella pittura i caratteri fondamentali partono dalla tecnica del Divisionismo, pennellate sottili e separate di colori primari accostati tra loro e il divieto della linea di contorno, a cui introducono il concetto di simultaneità per ottenere l’effetto dinamico e la compenetrazione dei piani e dei soggetti.

Nella scultura Boccioni, porta alle estreme conseguenze il dinamismo e la simultaneità della visione, giungendo all’astrazione.

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Antonio Sant’Elia- La città nuova-1914

Nell’architettura, per Antonio Sant’Elia, punto centrale è la “città del futuro” in contrapposizione all’architettura tradizionale, vista come incongrua e statica. Le caratteristiche principali di queste città sono il movimento, i trasporti e le grandi strutture. I futuristi diedero grande rilievo ai trasporti, idee che anticiparono i grandi temi e le visioni dell’architettura del Movimento moderno e del Decostruttivismo odierno.

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Giacomo Balla- modelli per vestiti maschili -1914

Nella moda, nel cinema, nell’arredamento, il rinnovamento di Giacomo Balla è incessante, è anche pittore, scultore, scenografo e autore di paroliberi, è un uomo molto sicuro di sé, come pittore si paragona a Tiziano e Leonardo.

Nella musica, il Manifesto dei musicisti futuristi del 1910, del compositore romagnolo Francesco “Balilla” Pratella e poi Luigi Russolo che teorizza l’Arte dei rumori e inventa gli “intonarumori”, organizza serate musicali che vengono fischiate e disprezzate, con lancio di offese e di oggetti, ma desta l’attenzione di Igor Stravinsky che voleva inserire un paio di “intonarumori” nelle partiture dei suoi balletti; ispira in seguito la musica dodecafonica e quella contemporanea di John Cage, sino al noise rock, una costola del punk.

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Luigi Russolo- Intonarumori- 1913

Purtroppo, tutt’oggi, non sono del tutto apprezzati, non quanto meriterebbero, ma furono troppo guerrafondai e molti di loro finirono per compromettersi con il regime fascista, tuttavia il binomio Futurismo-Fascismo non è valido per gli artisti del Primo Futurismo, quanto meno cronologicamente, dato che terminò nel 1916, eppure anche loro hanno subito damnatio memoriae, provocando un imbarazzo storico e politico, che li ha lasciati nel solito dimenticatoio di comodo, cosi si è sicuri di non generare un malevolo chiacchiericcio.

Rivoluzionari e controversi, inizialmente degli anarco-nazionalisti con simpatie per la classe operaia, contro tutti e tutto per finire poi dentro ad un regime totalitario.

Il Fascismo non ha mai riconosciuto il Futurismo come sua arte ufficiale, ma ha usato le sue idee di attivismo, di giovinezza eroica e aggressiva e di modernità, alcuni come Marinetti hanno accettato anche cariche accademiche, altri come Mario Sironi hanno obbedito alle committenze realizzando ambigue opere scure e funeree, altri come Carlo Carrà, esauriscono la vena del Futurismo e aderiscono alla silenziosa Metafisica, altri ancora come Boccioni e Sant’Elia morirono prima.

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Umberto Boccioni- Forme uniche nella continuità dello spazio- 1913

Tutto ciò ha creato una storiografia ambivalente e spesso contraddittoria, a volte condannando il Futurismo, sia il Primo che il Secondo, bollandolo come fascista oppure sollevandolo da ogni complicità.

Dopo le mostre del centenario in Europa nel 2009, nel 2014 vi è stata al Museo Salomone R. Guggenheim l’esposizione sul “Futurismo italiano” con oltre 350 opere; la rotonda del Guggenheim ideata da Frank Lloyd Wright, uno dei maestri del Movimento Moderno, rivela interessanti affinità col Futurismo, alle sperimentazioni di Sant’Elia, ma anche a Forme uniche della continuità nello spazio, la scultura di Boccioni che rappresenta il movimento e la fluidità, in cui la figura si modifica e allo stesso tempo muta lo spazio del visibile e del non visibile, decostruendo la figura.

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Alla vostra sinistra il Guggenheim di N.Y. a destra il profilo continuo di Mussolini di Bertelli

La rotonda del Guggenheim ideata da Frank Lloyd Wright a New York nel 1943, ricorda per certi versi il Profilo continuo di Renato Giuseppe Bertelli, artista del Secondo Futurismo, realizzata nel 1933, è un’opera diversa dalle usuali di Bertelli perché si basa sull’uso della linea curva, sulla teorizzazione estetica di Umberto Boccioni.

Profilo continuo rappresenta il ritratto del duce visto come Giano bifronte… si apre e si chiude un periodo, battesimo ed estrema unzione, una circolarità in cui si dibatte il singolo e l’umanità.

(Fine)

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Data:

24 Luglio 2023