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PAUL GAUGUIN-  Le Donne di Tahiti sulla spiaggia 

Dipinto da uno dei massimi esponenti del Postimpressionismo, Paul Gauguin, le Donne di Tahiti sulla spiaggia risale al 1891 ed è una delle prime opere che l’artista realizzò quando si trasferì a Tahiti, in Polinesia.

Il pittore si trasferì in quest’isola per sfuggire alle sue preoccupazioni finanziarie ed estetiche, convinto che in una terra primitiva poteva finalmente sentirsi libero. Inizialmente Gauguin donò il dipinto al capitano Arnaud di Tahiti e fino al 1920 rimase di proprietà della figlia Mme Wilmot di Papeete. Fino al 1923 fece parte della collezione del visconte Guy de Cholet, e alla sua morte la sorella, la contessa Vitali, ne fece dono ai Musei Nazionali francesi.

In quello stesso anno venne destinato al Louvre, ma venne invece esposto al Musée du Luxembourg di Parigi, dove rimase fino al 1929. Tornato al Louvre, vi rimase fino al 1947, poi venne esposto alle galerie du Jeu de Paume di Parigi. Dal 1986 si trova esposto al Musée d’Orsay di Parigi.

L’opera mostra due donne tahitiane sedute sulla spiaggia. La giovane di destra indossa un abito sobrio di colore rosa, molto simile agli abiti che si indossano per le missioni. Seduta a gambe incrociate, ha i capelli lunghi raccolti e annodati dietro la schiena e nella mano sinistra tiene della vegetazione.

La giovane di sinistra è invece seduta di profilo, con le gambe in rappresentazione prospettica e il braccio destro che sorregge il busto grazia alla mano poggiata a terra. La donna ha capelli neri lunghi e lucenti, sui quali spicca un fiore bianco, mentre un nastro giallo raccoglie morbidamente le sue ciocche sulla schiena.

I suoi abiti sono semplici, indossa infatti una blusa chiara con spalline e un pareo rosso decorato con motivi bianchi. Delle due donne sedute a riva colpiscono i corpi massicci e il comportamento. Probabilmente è stato proprio il comportamento delle due donne ad attrarre Gauguin, infatti sembrano immerse nei loro pensieri impenetrabili.

Le due donne in realtà ritraggono la stessa modella in due pose differenti, qualificando il quadro quasi come un doppio ritratto. La donna sulla sinistra, di profilo, ha il braccio e la mano posati sulla sabbia con gli occhi socchiusi e i lunghi capelli neri legati da un nastro giallo. Accanto a lei siede l’altra intenta a intrecciare delle fibre vegetali. Le due tahitiane sembrano entrare in contatto solamente nello spazio creato dalle loro gambe, unendo i piani e conferendo senso di profondità della scena. Il mare in lontananza si intravede con larghe pennellate verdi e grigie e una sottile spuma bianca. Proprio lo sfondo annulla la prospettiva all’interno del dipinto, ciò è in linea con l’approccio fisolofico del pittore all’arte. Infatti Gauguin non vuole rappresentare in maniera fedelissima il reale, ma mira ad andare oltre e a ritrarre direttamente la parte più vera e spirituale di ciò che osserva.

I colori del quadro sono tenui, non sono turbati da varianti chiaroscurali e si risolvono in campiture omogenee, come avviene nel pareo rosso a motivi floreali della tahitiana. Risultano contenuti fermamente all’interno di linee doppie e scure, ma sempre eleganti e decorative. Questi elementi rendono le “Due donne tahitiane” di Gauguin una trasposizione tecnica della teoria del cloisonnisme, che prevede propro campiture cromatiche racchiuse in contorni netti senza l’uso del chiaroscuro e con stesure uniformi di colore. Una lieve lumeggiata sul mare, increspato dalla candida spuma delle onde, dà una parvenza di movimento alla composizione fondamentalmente statica. Il quadro evoca un senso di distacco, di dolente malinconia che sembra leggersi negli occhi delle ragazze. Il pittore sembra che rimanga sulla “soglia” senza voler scavare nel dolore delle due, proteggendo così la perfezione di quel mondo paradisiaco.

“Due donne tahitiane” di Gauguin è ambientato e realizzato a Tahiti nel 1891, quando si reca qui per la prima volta. Sull’isola incontra tutto ciò che intimamente e, forse, incosciamente ha sempre desiderato: il sogno di una società selvaggia, istintiva, ancora libera dalle regole borghesi che governano la vecchia Europa. Le nuove muse diventano le donne del luogo, che incarnano alla perfezione il suo ideale: un’ambigua e affascinante commistione di bellezza carnale e sacralità, seducente fisicità e primigenia purezza. Le pose delle donne sono apparentemente naturali, ma nascondono invece citazioni delle statue dei templi buddisti e dell’arte dell’antico Egitto.

Gauguin si sforza di vivere la stessa vita delle popolazioni locali, di parlarne la lingua – di cui si serve per intitolare i suoi quadri -, di carpirne gli usi e i costumi, le tradizioni culturali e artistiche, i miti e le leggende popolari. Non si limita a raffigurare i paesaggi incontaminati o le scene della vita quotidiana, ma tenta di afferrarne pienamente lo spirito e renderlo parte integrante della propria esistenza.

Con questo celebre quadro Gauguin si ispirò ad una formula che consolidò nel tempo, ovvero quella di ritrarre delle donne indigene durante lo svolgimento delle loro attività quotidiane. Le figure, anche se sono massicce, hanno un loro spazio, e gli arabeschi creati dall’artista rendono il contesto ben organizzato.

I volti sono segnati dalla malinconia, e gli atteggiamenti leggermente statici scandiscono una geometria armoniosa. Eppure, non manca una leggera animazione, che si riscontra nell’incresparsi delle onde e nella natura morta del primo piano. Sullo sfondo è visibile la laguna, che viene dipinta con fasce di colore grigio scuro e verde.

Data:

7 Agosto 2024