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Pd, Renzi: “Sforzo unitario ma niente abiura”

cms_7711/Renzi_direzione_Pd_fi.jpg“A questo punto, sta per partire la campagna elettorale, dobbiamo essere chiari”. Lo ha detto Matteo Renzi aprendo la Direzione del Pd. “Lo sforzo unitario deve esser praticato all’interno, in primis da chi dirige, dobbiamo cercare di parlare al Paese”, è stata la sollecitazione del segretario.

NO ABIURE – “Non faremo passi indietro sulla rivendicazione del passato” ha detto Renzi. “Chi fa richieste di abiura non si rende conto che il Paese era in crisi profonda – ha scandito – A chi dice di cancellare il passato dobbiamo dire che dobbiamo rivendicare con forza quello che abbiamo fatto. Ci sono stati errori, ma le cose che sono state fatte hanno migliorato il Paese“. Chiedere abiure è “assurdo, illogico inspiegabile”.

Dal passato al futuro che “è una pagina bianca” da scrivere, sono state le parole del segretario. “L’obiettivo – ha affermato Renzi – è quello di essere il primo gruppo parlamentare della prossima legislatura“. E “se vogliamo fare una discussione seria, il Pd c’è. Gli insulti che ho ricevuto non valgono, per questo dico che è sbagliato fermarsi agli insulti. Dobbiamo ragionare e guardare avanti”.

COALIZIONE – Quanto alla coalizione, “mi auguro che sia la più ampia possibile, ma già così com’è possiamo essere il primo gruppo nella prossima legislatura”. “Non sarà il Pd a mettere paletti a una coalizione più larga possibile” ha ribadito il leader Pd.

NIENTE VETI – “Non abbiamo messo veti a SI, Possibile e Mdp – ha scandito ancora – Vorrei che fosse chiaro che da parte nostra c’è responsabilità: chi vorrà assumersi la responsabilità di rompere questa esperienza lo dovrà fare in modo trasparente e chiaro, da noi non troverà nessuna sponda”.

Secondo Renzi bisogna inoltre “coinvolgere l’area dei Verdi, socialisti, Idv, Radicali e Campo progressista, al quale lanciamo parole di dialogo e disponibilità, come quelle sentite in larga parte degli interventi di ieri”.

C’è poi il “fronte aperto con l’ala moderata e centrista che rischia di essere risucchiata dal berlusconismo, un film già visto che non rivedremo. E’ cruciale che sia coinvolta il più possibile”.

PAOLO SIANI – “Ho chiesto a Paolo Siani se ha voglia di correre con noi alle elezioni” ha detto Renzi in Direzione.

IUS SOLI – “Noi lo ius soli lo vogliamo fare lo stesso, anche senza accordo con Mdp – ha rimarcato riguardo alla riforma della cittadinanza – Non è una cosa da barattare nella logica della coalizione”.

MIGRANTI – Sui migranti, per il leader dem sono “assurde” le critiche alle scelte del governo: “Il calo nel numero degli sbarchi e chiaro”.

JOBS ACT – Nel corso del suo intervento, l’ex premier ha difeso il JobsAct, sottolineando ancora i circa 980mila posti di lavoro creati. “Siamo pronti a ragionare su meno precarietà e più lavoro a tempo indeterminato”, ha poi aggiunto.

80 EURO – E sugli 80 euro, “non credo che la discussione possa essere sugli 80 euro sì o no” ha affermato.

MANOVRA – Quanto alla manovra, “siamo disponibili a trovare punti di equilibrio sulla legge di bilancio, nei limiti di quanto è possibile fare” ha detto Renzi, ricordando però che sia il premier che il ministro dell’Economia hanno invocato “responsabilità”.

Salasso rifiuti, paghiamo 9 mld l’anno

cms_7711/rifiuti_napoli_fg.jpgAl netto del caos scoppiato in questi giorni, il costo dell’asporto rifiuti continua a salire: quest’anno le famiglie e le imprese italiane pagheranno 9,1 miliardi di euro. E gli aumenti che interesseranno le attività produttive doppieranno l’inflazione. E’ quanto rileva la Cgia di Mestre in uno studio.

Tra il 2017 e il 2016, infatti, i negozi di frutta, i bar, i ristoranti, gli alberghi e le botteghe artigiane subiranno un aumento della tariffa dei rifiuti oscillante tra il 2 e il 2,6%. Per le famiglie, invece, l’incremento sarà leggermente più contenuto. Per un nucleo con 2 componenti la maggiore spesa sarà del 2%, con 3 dell’ 1,9% e con 4 dello 0,2%. Per l’anno in corso, viceversa, l’inflazione è prevista in aumento dell’1,3%.

Continuiamo a pagare di più, nonostante la produzione dei rifiuti abbia subito in questi ultimi anni di crisi una contrazione di 3 milioni di tonnellate, l’incidenza della raccolta differenziata sia aumentata di 20 punti percentuali e la qualità del servizio non abbia registrato alcun miglioramento. Anzi, in molte grandi aree urbane del paese è addirittura peggiorata”, sottolinea la Cgia.

“Fintantoché non arriveremo alla definizione dei costi standard – commenta Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia -possiamo affermare con buona approssimazione che con il pagamento della bolletta non copriamo solo i costi di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, così come stabilito dal legislatore con l’introduzione della Tari, ma anche le inefficienze e gli sprechi del sistema. Ricordo che secondo l’Antitrust tra le oltre 10mila società controllate o partecipate dagli enti locali che forniscono servizi pubblici, tra cui anche la raccolta dei rifiuti, il 30 per cento circa sono stabilmente in perdita. Una cattiva gestione che la politica locale non è ancora riuscita a risolvere”.

Sebbene in questi ultimi 2 anni il Governo abbia imposto l’obbligo di non aumentare le tasse locali, gli amministratori, rileva la Cgia, “si sono ’difesi’ tagliando i servizi e/o aumentando le tariffe che, per loro natura, non contribuiscono ad appesantire la pressione fiscale, anche se hanno un impatto molto negativo sui bilanci di famiglie e imprese”.

Nel corso degli ultimi anni sono state numerose le novità che hanno riguardato il prelievo dei rifiuti: si è passati dalla Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) alla Tia (Tariffa di igiene ambientale); nel 2013 ha fatto il suo debutto la Tares (Tassa rifiuti e servizi) e dal 2014, infine, tutti i Comuni applicano la Tari (Tassa sui rifiuti).

Quest’ultima tassa si basa sul principio stabilito dall’Ue che “chi inquina paga”, confermando il legame tra la produzione dei rifiuti e l’ammontare del tributo. Rispetto alla Tarsu, le successive forme di prelievo sono andate nella direzione di coprire integralmente il costo del servizio. Con la Tia questa previsione era stata prorogata e mitigata, mentre con la Tares prima e la Tari poi, questa prescrizione è stata resa operativa. L’applicazione di questo principio si è tradotto in un forte incremento dei costi per gli utenti. I risultati riportati più sopra sono stati ottenuti considerando le superfici medie definite dall’Istat di alcune tipologie di immobili strumentali presenti nel paese.

Le tariffe, invece, sono quelle medie applicate dai principali Comuni capoluogo di regione. Con l’introduzione della Tari è stato ulteriormente confermato l’assunto che il costo del servizio in capo all’azienda che raccoglie i rifiuti dev’essere interamente coperto dagli utenti, attraverso il pagamento del tributo. E il problema, purtroppo, sta proprio in questo principio. Le aziende di asporto rifiuti, di fatto, operano in condizioni di monopolio, con dei costi spesso fuori mercato che famiglie e attività produttive, nonostante la produzione dei rifiuti sia diminuita e la qualità del servizio offerto non sia migliorata, sono chiamate a coprire con importi che in alcuni casi sono del tutto ingiustificati.

“Proprio per evitare che il costo di possibili inefficienze gestionali si scarichi sui cittadini -rileva il segretario della Cgia Renato Mason – la Legge di Stabilità 2014 aveva previsto che, dal 2016, la determinazione delle tariffe avvenisse sulla base dei fabbisogni standard. Il Parlamento, successivamente, ha però prorogato tale disposizione al 2018. Pertanto, bisognerà attendere ancora un po’ affinché le tariffe coprano solo il costo del servizio determinato dai costi standard di riferimento”.

Chi sono le ragazze che accusano Brizzi

cms_7711/clarissa_brizzi_fi.jpgDieci donne, un’accusa: “e’ stato Fausto Brizzi”. Le attrici ripetono il suo nome davanti alle telecamere delle ’Iene’, incolpando il regista di molestie e violenze sessuali. Quasi tutte lo fanno con il volto coperto e la voce contraffatta per non farsi riconoscere, ma tra le dieci testimoni, in due hanno deciso di non chiedere la riservatezza e di essere intervistate a volto scoperto. Sono Clarissa Marchese ed Alessandra Giulia Bassi.

Clarissa Marchese è una modella nata Sciacca, in Sicilia, nell’aprile del 1994. Vincitrice della 75esima edizione di Miss Italia nel 2014, la Marchese si è diplomata al Liceo Scientifico di Ribera e poi si è iscritta al Corso di Laurea in Logopedia dell’Università degli Studi di Parma. Dopo la partecipazione a Miss Italia, nel 2016 ha partecipato come “tronista” al programma ’Uomini e Donne’ di Maria De Filippi. Attualmente vive a Miami, dove continua a fare la modella. Il suo profilo Facebook è un trionfo di scatti mozzafiato in bikini o in posa con il suo fidanzato, conosciuto a ’Uomini e Donne’. L’ultimo post pubblicato dalla modella sembra essere un chiaro riferimento al servizio mandato in onda ieri sera dalle ’Iene’. “Perché alla fine di tutto, quando ti svegli la mattina e ti guardi allo specchio, non c’è cosa più bella nel vedere la tua dignità integra” . #grazieatutti”, scrive la Marchese pubblicando una foto in cui sfoggia un sorriso smagliante.

Alessandra Giulia Bassi invece è nata a Trivero, in Piemonte e si è trasferita a Roma dove lavora come fotomodella. Sul suo profilo instagram si definisce amante della musica e dell’arte e vegetariana. Molto attiva sui social, lo scorso 5 novembre la Bassi scriveva sul suo profilo Facebook in merito al primo servizio mandato in onda dalle ’Iene’ sulle denunce e segnalazioni di molestie nei confronti del regista di cui, però, ancora nessuna aveva fatto il nome. “Arriva la resa dei conti, lurido”. A chi le chiedeva di far sapere il nome del “Weinstein italiano”, la modella rispondeva: “Raga io capisco la vostra curiosità ma credetemi mi state stressando l’anima. Il nome non lo faccio. Avete rotto il ca..o”. E adesso che il nome del regista è stato invece reso noto, la Bassi, sempre tramite Facebook , risponde a chi l’accusa di aver sollevato questo polverone solo per pubblicità. “Nelle ultime settimane sono stata accusata di aver voluto cercare pubblicità per aver parlato alle Iene. Perché non ho denunciato prima e alle autorità competenti? Perché non mi avrebbero creduta. Da sola contro uno così non ti credono. In 10,20,100 si. La pubblicità? Ho avuto la possibilità di essere intervistata da testate nazionali, sono stata invitata come ospite nei vari salotti televisivi, mi hanno anche proposto un reality. Indovinate un po’? Ho detto di no a tutti. Viviamo in un paese nel quale si parla tanto di parità di sesso, di femminicidi, di tutela delle donne…ma se poi una donna denuncia una molestia cerca pubblicità. Non è mio interesse strumentalizzare lo schifo che ho vissuto per diventare popolare. Mi interessa che questo schifo abbia fine. E ci siamo quasi”.

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13 Novembre 2017