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PEDOFILIA: IN PERU’ SI VALUTA LA PENA DI MORTE

Il tema della pena di morte, quale massima punizione per alcuni e più terribili reati, torna a scuotere l’opinione pubblica e accende il dibattito in Perù, questa volta per mezzo di un provvedimento ufficiale del governo. Su diretto impulso della presidente della Repubblica Dina Boluarte, il Ministero della Giustizia e dei Diritti Umani ha istituito una commissione, allo scopo di organizzare dibattiti pubblici in tutte le regioni del Paese e raccogliere così pensieri e proposte sulla possibilità di introdurre la pena di morte per i pedofili condannati. Verrà così formulato un documento finale, conclusivo, che sintetizzi l’opinione pubblica e che verrà successivamente sottoposto alle autorità competenti.

La Costituzione peruviana già prevede la pena capitale, ma per crimini specifici e di massima gravità, quale il tradimento durante il tempo di guerra o il terrorismo ed è disciplinata da leggi speciali. Dopo la sottoscrizione della Convenzione Americana sui Diritti Umani (c.d. Patto di San Josè), che limita fortemente la possibilità di eseguire la pena capitale, il paese andino ha inibito la sua applicazione e, a partire dal 1978, la stessa è stata definitivamente abolita per i reati comuni. Concretamente, anche a seguito dei violentissimi casi di terrorismo registratisi negli anni ’90 a causa del conflitto contro il noto gruppo guerrigliero “Sendero Luminoso”, nessuna esecuzione è mai stata effettuata.

In Perù, come si legge nel comunicato dello stesso ministero, “esiste un grave problema sociale”, con una pericolosa incidenza di crimini legati all’abuso sessuale sui minori che, oggi, deve essere affrontato ufficialmente e democraticamente. A far scattare l’esigenza un ultimo recente caso di cronaca, riguardante l’omicidio di una bambina di 12 anni, che ha fatto molta presa sull’opinione pubblica. Il corpo della bambina è stato trovato nella casa di un 26enne, nella periferia di Lima, localizzato grazie al cellulare della vittima che era scomparsa il giorno prima. Il sospettato avrebbe ammesso le sue responsabilità e le indagini preliminari lasciano supporre l’abuso sessuale prima dell’omicidio. La stessa famiglia della vittima ha sollevato la questione della pena di morte, assieme a gran parte della società, discutendo se la sua introduzione possa fungere da deterrente per simili crimini futuri, sebbene la polizia e la magistratura stiano ancora conducendo le indagini per delineare i fatti e le relative responsabilità nel caso.

“È ora di aprire il dibattito sulla pena di morte per stupratori di minori”, ha affermato la presidente Boluarte lo scorso martedì, aggiungendo che non è possibile consentire “che tipi come questi camminino liberi per le strade”. “Penso che il momento sia adesso”, ha aggiunto, deferendo pubblicamente la discussione sulla “possibilità di inasprire le sanzioni contro coloro che distruggono la vita dei nostri minori e delle loro famiglie”. 

La Commissione istituita, come visto, “organizzerà dibattiti” in forma pubblica, ai quali parteciperanno istituzioni statali e rappresentanti della società civile, nonché professionisti specializzati, “in modo che forniscano le loro opinioni e i loro contributi”.

Sull’argomento, il presidente della Corte Suprema si è mostrato fortemente contrariato, ritenendo la pena di morte “una misura crudele, già superata dalle società democratiche”; la sua introduzione, inoltre, “non dovrebbe nemmeno essere oggetto di dibattito”.

Nel Sud America, la pena capitale è abolita quasi ovunque e nella pratica non viene mai applicata. Come visto, è teoricamente prevista in Perù, nonostante non venga ormai praticata da diversi decenni; è inoltre prevista in Brasile e Cile, ma per circostanze straordinarie tipo il tradimento in periodo di guerra. Soltanto nel Guyana è disciplinata per reati ordinari quali l’omicidio aggravato, ma anche qui l’ultima esecuzione risale a decenni fa. Nei restanti paesi la pena capitale è stata cancellata, sebbene l’argomento torni in auge ciclicamente, specie in conseguenza di fatti di cronaca molto gravi. Secondo Amnesty International, nella regione solo gli Stati Uniti sono rimasti l’unico paese ad effettuare esecuzioni, peraltro con un dato in aumento (+31% nel 2023 rispetto ai dati del 2022). In Perù, come nel resto del mondo, le violenze contro le donne e contro i minori sconvolgono significativamente l’opinione pubblica, generando dibattiti e lasciando ritenere che la pena di morte costituisca una risposta al crescente fenomeno. Gran parte dei peruviani si mostra favorevole all’attuazione di misure drastiche: l’ultima parola spetterà in ogni caso al legislatore, consapevole che l’eventuale applicazione della pena di morte comporterebbe l’uscita dal Patto di San Josè e diverse conseguenze di natura morale, democratica e di isolamento internazionale.

(Interno foto copertina di AdnKronos)

Data:

17 Dicembre 2024