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Pensione anticipata, firmati i decreti: tutte le novità

cms_6320/inps_pensioni.jpgMigliaia di persone potranno anticipare i tempi della pensione con i decreti su Ape social e Ape precoci firmati dal premier Paolo Gentiloni.Andranno presentate entro il 15 luglio le domande per l’Ape social di chi matura i requisiti previsti. E’ quanto indica il decreto attuativo firmato dal presidente del Consiglio. Il provvedimento prevede che verranno però considerate anche le richieste arrivate dopo la scadenza e che verranno soddisfatte limitatamente nel caso avanzassero fondi. Chi raggiungerà i requisiti nel corso del 2018 avrà invece tempo per presentare la domanda fino al 31 marzo dell’anno prossimo.

Ecco le tutte le novità. Riguardo l’Ape social, il provvedimento è un’indennità di natura assistenziale a carico dello Stato erogata dall’Inps a soggetti in stato di bisogno che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolari di pensione diretta. L’indennità è corrisposta fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione (di vecchiaia o anticipata). Il beneficio dell’Ape social è riconosciuto nel limite 300 milioni di euro per il 2017, 609 milioni di euro per il 2018, 647 milioni di euro per il 2019, 462 milioni di euro per il 2020, 280 milioni di euro per il 2021, 83 milioni di euro per il 2022 e 8 milioni di euro per il 2023.

L’Ape social, evidenzia una nota, è una misura sperimentale (fino al 31 dicembre 2018) intesa ad agevolare la transizione verso il pensionamento per soggetti svantaggiati o in condizioni di disagio ed è soggetta a limiti di spesa. La misura è rivolta ai lavoratori disoccupati che hanno finito gli ammortizzatori sociali, ai lavoratori dipendenti e autonomi che assistono al momento della richiesta e da almeno sei mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, ai lavoratori dipendenti e autonomi che hanno una riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74%.

L’Ape social riguarda anche i lavoratori che svolgono da almeno sei anni in via continuativa una delle seguenti attività: operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici; conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni; conciatori di pelli e di pellicce; conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante; conduttori di mezzi pesanti e camion; personale delle professioni sanitarie infermieristiche e ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni; addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza; insegnanti della scuola dell’infanzia e educatori degli asili nido; facchini, addetti allo spostamento merci e assimilati; personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia; operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti. La platea per il provvedimento: 34.000 (2017), 43.000 (2018), 36.000 (2019), 23.000 (2020), 13.000 (2021) e 3.000 (2022).

L’Ape precoci, invece, prevede la possibilità, per i lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima del compimento dei 19 anni, di accedere con un requisito contributivo ridotto alla pensione anticipata. Il beneficio spetta ai lavoratori dipendenti e autonomi iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (Ago) e alle sue forme sostitutive ed esclusive, con almeno 12 mesi dicontribuzione per periodi di lavoro effettivo svolti prima del compimento del 19° anno di età e che sono nelle seguenti condizioni: lavoratori disoccupati che hanno finito gli ammortizzatori sociali; lavoratori dipendenti e autonomi che assistono al momento della richiesta e da almeno sei mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità; lavoratori dipendenti e autonomi che hanno una riduzione della capacità lavorativa superiore o uguale al 74%.

Stesse condizioni previste dall’Ape sociale riguardo l’Ape precoci per i lavoratori dipendenti addetti a lavori usuranti o che svolgono da almeno sei anni in via continuativa una delle seguenti attività. Le stime della spesa per l’Ape precoci sono 360 milioni (2017), 550 milioni (2018), 570 milioni (2019), 590 milioni ogni anno dal 2020 al 2026, mentre la platea è 20.000 (2107), 22.000 (2018), 24.000 (2019), 26.000 ogni anno dal 2020 al 2026.

Rai, Cda respinge piano news di Campo Dall’Orto

cms_6320/rai_mazzini_ftg.jpgIl Cda Rai respinge a maggioranza il piano informazione presentato dal Dg Campo Dall’Orto. A quanto apprende l’AdnKronos, a votare a favore sarebbe stato solo il consigliere Guelfo Guelfi mentre a votare contro sarebbero stati Franco Siddi, Rita Borioni, Giancarlo Mazzuca, Arturo Diaconale e anche la presidente Monica Maggioni che avrebbe spiegato la sua contrarietà con un discorso molto duro. Ad astenersi Carlo Freccero e Marco Fortis.Dissenso aveva espresso Paolo Messa, abbandonando i lavori prima della votazione. “Non credo giovi alla Rai un conflitto permanente e una situazione di sostanziale paralisi. In questi mesi ho rappresentato una posizione critica sulla gestione aziendale e in particolare sulle vicende che sono state oggetto di una delibera dell’Anac”, ha dichiarato Messa all’AdnKronos.

“Purtroppo le mie critiche e le mie proposte non hanno trovato riscontri. Credo sia un dovere, anche per rispetto dello stesso Campo Dall’Orto, trarne le conseguenze e ammettere che sono venute a mancare le condizioni a base del rapporto di fiducia con il direttore generale”.

Il Cda, sempre a quanto apprende l’AdnKronos, ha approvato i piani di produzione fino a settembre. L’intento dei consiglieri sarebbe quello di dare così il via libera alle attività di programmazione che consentono all’Azienda di garantire “una ordinata continuità aziendale”. A breve si passerà ad analizzare il documento relativo alla policy aziendale di autoregolamentazione dei compensi artistici che non dovrebbe, però, essere approvato oggi.

Il Dg Rai, a quanto apprende l’AdnKronos da fonti di Viale Mazzini, avrebbe dovuto insistere per ottenere la votazione del piano per l’informazione, perché l’orientamento di una parte del Cda era quello di rinviare ulteriormente. Stando a quanto riferiscono le fonti, secondo il direttore generale Campo Dall’Orto, è stato già troppo il tempo perso finora e le riforme non possono più aspettare. Di qui la richiesta di arrivare al voto.

Per il Dg Rai, però, non si capiscono i motivi, se non politici, per questa bocciatura proprio sul digitale (sul quale tutti avevano speso nei mesi scorsi parole di apprezzamento) e per la scelta di far fuori la Gabanelli senza nemmeno nominarla. Insomma secondo il Dg così la Rai rimane ferma, ostaggio della politica.

Campo Dall’Orto ritiene, invece, di essere rimasto fedele al suo mandato e alla indipendenza d’obbligo: se non avesse spinto per il voto avrebbe potuto galleggiare nella palude in cui è stato trascinato. Ma così l’azienda sarebbe morta. Per senso di responsabilità avrebbe, quindi, deciso di andare al voto e ora rappresenterà la complessità della situazione presso l’azionista, cioè il Tesoro.

ROBERTO FICO – “Sicuramente chiederemo in Vigilanza l’acquisizione del piano news presentato in consiglio di amministrazione”. Lo ha detto ai cronisti a Montecitorio Roberto Fico, capogruppo M5S alla Camera e presidente della commissione di Vigilanza Rai.

“Campo Dall’Orto deciderà in autonomia cosa fare, ma manca circa un anno alla scadenza del suo mandato e sono abituato a fare i bilanci dopo tre anni di lavoro, perché perdere amministratori durante un mandato e ricominciare dall’inizio per poi andare con un nuovo dg dopo un anno e mezzo, fa male solo all’azienda”, ha aggiunto il pentastella

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23 Maggio 2017