Pensioni d’oro, tensione Di Maio-Lega
“Non voglio entrare in uno scontro” con chi chiede di rallentare sui tagli alle pensioni, ma nel contratto di governo “abbiamo scritto che vogliamo tagliare le pensioni d’oro: se qualcuno vuol dire che il contratto non si deve attuare lo dica chiaramente, altrimenti si va avanti“. Così il vicepremier Luigi Di Maio in conferenza stampa nel corso della sua visita in Egitto. “Sia chiaro – ha aggiunto – che agiamo su persone che prendono dai 4mila euro netti in su, se non hanno versato i contributi” relativi agli assegni eppure, ha osservato Di Maio, “si stanno trattando queste persone come disperati che adesso dobbiamo andare a salvare”.
A stretto giro è arrivata la replica di Claudio Borghi, deputato della Lega e presidente della Commissione Bilancio della Camera. “Non mi risulta ci sia nessuno contrario al taglio delle pensioni da 5mila euro, come previsto dal contratto di governo” ha detto Borghi all’AdnKronos. Per l’economista della Lega “sulle pensioni la posizione mi risulta essere sempre la stessa: per i trattamenti sopra i 5mila e non coperti da contributi l’obiettivo è riportarli al montante contributivo, come previsto”. “Smentisco chi parla di tassazione a partire dai 2mila euro, come sostiene Brambilla: è una cosa che non è prevista da nessuna parte”, ha concluso Borghi.
Oggi ’La Repubblica’ ha anticipato uno studio di Alberto Brambilla, presidente di Itinerari previdenziali, in cui, scrive il quotidiano, viene bocciato “il ricalcolo contributivo delle pensioni d’oro sopra i 4mila euro netti al mese, 80mila euro lordi all’anno, contenuto del progetto di legge depositato alla Camera il 6 agosto scorso dai capigruppo di Lega e Cinque Stelle Molinari-D’Uva” e nel quale “Brambilla spiega perché è meglio procedere chiedendo ai pensionati italiani un contributo straordinario di solidarietà di tre anni per sostenere la non autosufficienza e l’occupazione di giovani, over 50 e donne. Anziché procedere con un taglio secco e permanente”.
Borghi è poi nuovamente intervenuto a SkyTg24 sottolineando che “Brambilla è una persona che sicuramente conosce molto bene la materia e terremo in conto la proposta”. “Non pensiamo nemmeno di chiedere qualcosa a chi ha una pensione pari a 2mila euro lordi, che significherebbe 1500 netti, quanto scritto nel contratto è chiaro, ovvero il ricalcolo contributivo avverrà per la parte eccedente i 5mila euro” ha sottolineato Borghi, aggiungendo che “dare un sussidio a chi già riceve una pensione superiore ai 5mila euro netti non mi sembra esattamente equo, per questo noi nel contratto di governo abbiamo detto semplicemente, senza nessun intento penalizzante, che le pensioni superiori ai 5mila euro netti devono essere riparametrate, per la parte eccedente questi 5mila euro netti, ai contributi versati. Quindi significa che se uno ha una pensione altissima ma ha versato tutti i contributi non avrà nessuna penalizzazione”.
Per Cesare Damiano, del Partito democratico, è “auspicabile che si alzi un coro di voci, forte e risoluto, contro la scempiaggine demagogica del ricalcolo retroattivo: sia che si tratti di contributi che di età pensionabile. Non c’è nulla di più rischioso e iniquo: se passa questo principio, la barriera dei 4.000 euro mensili sarà rapidamente sfondata per racimolare risorse e si toccheranno anche le pensioni più basse, quelle degli operai”. “Noi – aggiunge Damiano – siamo favorevoli al taglio dei vitalizi e delle pensioni d’oro, ma attraverso il contributo di solidarietà già collaudato nel passato e validato dalla Corte Costituzionale a condizione che: sia limitato nel tempo (in precedenza per 3 anni), non abbia natura tributaria, che le risorse risparmiate vengano utilizzate per migliorare le pensioni più basse. In questo caso, poi, trattandosi di un contributo di solidarietà sulle pensioni più alte e a vantaggio di quelle più basse, regge anche il tetto dei 4.000 euro”.
Ponte Morandi, la Finanza al ministero dei Trasporti
Gli uomini della Guardia di Finanza di Genova hanno eseguito un decreto di sequestro di tutta la documentazione relativa al ponte Morandi. Le fiamme gialle sono state impegnate nell’acquisizione del nuovo materiale da questa mattina e hanno operato a Genova, Roma, Firenze e Milano, nelle sedi del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, nell’Ufficio Ispettivo territoriale di Genova del Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per il Piemonte, la Valle d’Aosta e la Liguria e nella sede della società Spea Engineering spa.
Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, scrive su Twitter: ’’Sono ben felice che si faccia chiarezza su quanto successo in passato. Il @mitgov è a totale disposizione delle autorità che stanno indagando sul crollo del #PonteMorandi. Buon lavoro a Gdf e magistrati’’.
Tra i documenti acquisiti nell’ambito dell’inchiesta vi sono “tutti gli atti che riguardano la costruzione e la manutenzione del ponte, gli interventi fatti, in tutti gli uffici pubblici competenti”, ha spiegato ai giornalisti il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi che oggi, insieme al procuratore generale Valeria Fazio e al procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio, ha effettuato un sopralluogo sull’area del crollo di Ponte Morandi. Nel materiale sequestrato dalle Fiamme Gialle anche la relazione degli anni ’80 in cui lo stesso ingegnere Riccardo Morandi, progettista del viadotto Polcevera, si diceva “sorpreso del degrado veloce dei materiali”.
“E’ uno dei documenti che sono stati acquisiti dai consulenti tecnici, è una relazione corposa che sarà anche utile per mettere un punto nello spazio e nel tempo dell’esame della struttura”, ha sostenuto Cozzi, spiegando che il materiale sequestrato riguarda “tutto il piano degli interventi fatti di manutenzione ordinaria e straordinaria nel tempo e quindi si cerca di ricostruire tutto il quadro”.
Alluvione, Livorno come L’Aquila
Faremo un festeggiamento, un ’brindisi’ all’alluvione. E’ il contenuto di una telefonata intercettata nell’ambito delle indagini relative all’alluvione del settembre 2017 condotte dalla squadra mobile di Livorno per turbativa d’asta in concorso e truffa aggravata ai danni di ente pubblico. L’inchiesta ha portato agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico l’ex coordinatore della Protezione Civile del Comune di Livorno, Riccardo Stefanini, e un imprenditore locale, Emanuele Fiaschi, nonché ad una misura interdittiva del divieto di esercitare qualsiasi ufficio direttivo e di rappresentanza, anche commerciale, delle persone giuridiche e delle imprese, per il periodo di un anno, a carico di Nicoletta Frugoli, rappresentante commerciale di una società di Roma.
Le indagini sono partite da una segnalazione del sindaco di Livorno Filippo Nogarin che oggi, via social, ha commentato la vicenda. “Voglio ringraziare la squadra mobile e la Procura per questa operazione – scrive Nogarin su Facebook – Mi ha schifato leggere che qualcuno stava trattando l’enorme disastro che aveva colpito Livorno come un’occasione da celebrare per un tornaconto personale. Questo ferisce i familiari delle vittime, la mia città e tutti coloro che con onestà e dedizione hanno operato in nome e per conto di questa Amministrazione in relazione all’alluvione”.
“Ho già dato mandato all’avvocatura sulla costituzione del Comune di Livorno come parte civile in caso di rinvio a giudizio e mi auguro che l’iter giudiziario prosegua spedito – prosegue Nogarin – Avevamo messo sotto la lente alcune situazioni relative alla Protezione Civile e io stesso ho formalizzato la denuncia propedeutica a questa indagine, proprio nel solco di quella collaborazione tra organi dello Stato che mette la legge a perimetro di ogni tutela dell’interesse pubblico. L’unico che ci ha sempre guidato anche quando si trattava di verificare qualcosa di strano che avveniva dentro la macchina amministrativa”, conclude.
Alpinisti bloccati sul Monte Bianco
Una cordata di alpinisti è bloccata sulla Cresta di Peuterey, sul Monte Bianco. Gli alpinisti, che non hanno più le forze per proseguire, sono bloccati a quota 4480 metri. Le condizioni meteo al momento non permettono, da parte del soccorso alpino, il loro recupero in elicottero.
Altri alpinisti dalla mattinata sono in difficoltà, a causa delle scariche di sassi, sulla via Innominata del Monte Bianco, versante italiano, a quota 4.200 metri. Anche in tal caso gli alpinisti sono bloccati, in attesa che le condizioni meteo consentano il recupero.