Pensioni, duello Renzi-Di Maio
Matteo Renzi punge, Luigi Di Maio risponde e sul tema delle pensioni va in scena il nuovo duello sull’asse Pd-M5S. “Se vogliamo prendere 12 miliardi di euro dalle pensioni dobbiamo tagliare a chi prende 2.300 euro di pensione. Ci rendiamo conto? Qualcuno può legittimamente dire che duemila euro di pensione sono una pensione d’oro? A noi sembra folle” scrive su Facebook Renzi che, facendo riferimento alle dichiarazioni rilasciate ieri dal candidato premier grillino, aggiunge: “Noi in questi anni abbiamo fatto tanta fatica a rimettere il segno più nelle statistiche del Paese: il Pil, l’occupazione, la fiducia. E adesso davvero c’è qualcuno che vuole sciupare tutto affidando il Governo a chi non riesce neanche a leggere i numeri di un bilancio? Andiamo avanti, amici. Avanti insieme”.
La replica arriva nel pomeriggio. “Per noi le pensioni d’oro sono quelle che vanno da 5000 euro in su e quelle vogliamo tagliare. Noi vogliamo tagliare le pensioni d’oro, al Pd invece non interessa nulla di tagliare le pensioni d’oro, ma solo di utilizzare questo argomento per coprire lo scandalo sulle banche che coinvolge Maria Elena Boschi”, dice Di Maio a margine della sua visita all’azienda Grafica Veneta in provincia di Padova.
Nell’arena virtuale si inserisce anche Alessandro Di Battista: “Il ’novello bugiardo’ da Rignano dice che vogliamo tagliare le pensioni da 2300 euro al mese. Balla! Il ’bugiardo d’annata’ da Arcore dice che odiamo la classe media mentre i suoi giornali sostengono che con il Movimento 5 Stelle al governo gli italiani vivranno al freddo e al buio (giuro, l’hanno scritto). Altra balla colossale -scrive su Facebook-. La verità è una sola: Pd e FI, cioè il Partito unico, se la stanno facendo sotto. Coraggio italiani. Fuori l’orgoglio, partecipate”.
Numeri e categorie previdenziali non appassionano il leader della Lega, Matteo Salvini, che ribadisce la propria posizione con un tweet: “Su pensioni bugie da Renzi e parole al vento da Grillo. Unica cosa giusta da fare è cancellare la Legge Fornero, priorità per il Governo Salvini”.
Per Giorgia Meloni, numero 1 di Fratelli d’Italia, “quando il Pd di Renzi ha insabbiato la proposta di legge di Fratelli d’Italia per tagliare le pensioni d’oro, non ricordo né Di Maio né altri del Movimento cinque stelle prendere una posizione netta per portare a casa questo risultato”. “È pura ipocrisia, dunque, che oggi, a pochi mesi dalle elezioni, il Pd e il M5S usino questo tema per la campagna elettorale -scrive su Facebook-. Il taglio delle pensione d’oro e dei vitalizi sarà uno dei punti principali che Fratelli d’Italia inserirà nel programma di Governo del centrodestra e lo possiamo rivendicare con la credibilità di chi, unico partito nel panorama politico, ha portato in parlamento una legge seria con l’obiettivo di farla approvare”.
Fisco, 5 nuove date
Arriva il nuovo calendario fiscale. La commissione Bilancio della Camera ha approvato un pacchetto di emendamenti al ddl bilancio che riscrive alcune delle scadenze più importanti del fisco.
I contribuenti, dal prossimo anno, dovranno segnare nell’agenda fiscale le seguenti date: la dichiarazione precompilata dovrà essere inviata entro il 23 luglio; la nuova scadenza del 770 è fissata al 31 ottobre; il modello Unico e le dichiarazioni Irap dovranno pervenire al fisco entro il 31 ottobre; i dati per lo spesometro dovranno essere inviati entro il 30 settembre.
Imu e Tasi, arriva la stangata
Entro lunedì prossimo 18 dicembre, i proprietari delle case di lusso, degli immobili strumentali, come negozi, capannoni, uffici, botteghe, e delle seconde-terze case saranno chiamati a versare la seconda rata dell’Imu e della Tasi che ammonterà, complessivamente, a 9,9 miliardi di euro. Lo sforzo più importante ricadrà sui proprietari di seconde e terze case che saranno chiamati a versare ai Comuni 5,3 miliardi di euro. I possessori di capannoni, di uffici e di negozi, invece, dovranno pagare 4,5 miliardi di euro, mentre i proprietari di una casa di pregio che viene utilizzata come abitazione principale corrisponderanno all’amministrazione comunale dov’è ubicato l’edificio 36,8 milioni di euro.
E’ quanto rileva l’Ufficio studi della Cgia che fa sapere che è giunto a questi risultati “analizzando i dati riferiti ai gettiti della prima e della seconda rata degli anni precedenti”. Le brutte notizie, purtroppo, non finiscono qui. Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, ricorda che “lunedì prossimo sarà una giornata di passione per milioni di italiani. Oltre al pagamento della seconda rata dell’Imu e della Tasi, gli imprenditori, ad esempio, dovranno versare le ritenute Irpef e i contributi previdenziali dei propri dipendenti e dei collaboratori”.
A livello territoriale sarà la Lombardia a dare il contributo economico più importante: tra l’Imu sulle case di lusso (7 milioni di euro), l’Imu e Tasi sugli immobili strumentali (1 miliardo) e sulle seconde/terze case (786 milioni), i lombardi verseranno nell’insieme 1,8 miliardi di euro. Al secondo posto di questa singolare graduatoria troviamo i laziali che dovranno corrispondere 1,2 miliardi di euro, mentre sul terzo gradino del podio dei più tartassati troviamo gli emiliano-romagnoli che saranno costretti a metter mano al portafogli per un importo complessivo di 855 milioni di euro.
“Grazie al blocco degli aumenti introdotto dal Governo Renzi nella legge di Stabilità 2016, ad eccezione della Tari, anche quest’anno le tasse locali non hanno subito alcun aumento” segnala il segretario della Cgia, Renato Mason. “Non solo, ma già da due anni possiamo beneficiare dell’abolizione sia della Tasi sulle abitazioni principali non di lusso sia dell’Imu sugli imbullonati e sugli immobili a uso agricolo” aggiunge.
Più in generale, segnalano dalla Cgia, il carico fiscale che grava sulle spalle dei contribuenti italiani rimane ancora su livelli non più sopportabili. “In linea puramente teorica -chiarisce Paolo Zabeo- nel 2017 ogni italiano verserà mediamente 8mila euro di imposte e tasse all’erario, somma che si alzerà fino a sfiorare i 12mila euro se si considera anche il pagamento dei contributi previdenziali. E la serie storica indica che negli ultimi 20 anni le entrate tributarie dello Stato sono aumentate di oltre 80 punti percentuali, quasi il doppio dell’inflazione che, nello stesso periodo, è salita del 41 per cento”.
Dalla Cgia, infine, sottolineano che “le difficoltà legate alla crisi e il conseguente deciso aumento delle tasse avvenuto in questi ultimi 10 anni hanno, tra le altre cose, aumentato le dimensioni dell’economia sommersa presente nel nostro Paese”. Un fenomeno, quello del ’nero’, evidenzia la Cgia, “che continua ad alimentare la concorrenza sleale di coloro che non sono conosciuti al fisco nei confronti della stragrande maggioranza degli operatori economici di piccola dimensione che non vogliono o non possono evadere il fisco”.
Le ultime stime elaborate dall’Istat (anno 2015) evidenziano che l’economia sommersa si aggira attorno ai 190 miliardi di euro l’anno, pari all’11,5 per cento del Pil italiano, ricorda la Cgia. E di questi 190 miliardi di euro di valore aggiunto generato dall’economia sommersa, prosegue l’associazione, il 49 per cento circa è ascrivibile a forme di sotto-dichiarazione dei redditi praticate dagli operatori economici (pari a 93,2 miliardi), il 40,6 per cento al lavoro irregolare (che corrisponde a 77,3 miliardi di euro), e il restante 10,4 per cento (19,8 miliardi di euro) ad altre componenti residuali di evasione, come ad esempio gli affitti in nero.
La Cgia ricorda, infine, che le unità di lavoro irregolari presenti in Italia sono oltre 3,7 milioni. Il 71 per cento circa è costituito da persone occupate in prevalenza come dipendenti (pari a poco più di 2,6 milioni). Incidenze molto elevate di irregolarità occupazionale si registrano nei servizi alla persone (47,4 per cento), nell’agricoltura (17,9 per cento), nel commercio/ristorazione (16,7 per cento) e nelle costruzioni (16,9 per cento).
Bollette non pagate: cambia la prescrizione
Le aziende di luce e gas avranno due anni di tempo per riscuotere le bollette. La commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento al ddl bilancio che taglia di ben tre anni i termini di prescrizione dei crediti vantati nei confronti di utenti domestici e piccole imprese.
Il nuovo termine vale anche per i rapporti tra distributore e venditore, con l’operatore del trasporto e con gli altri soggetti della filiera. Le disposizioni si applicano a partire dal primo marzo 2018 per il settore elettrico, e dal primo gennaio 2019 per il settore del gas. Nei contratti di fornitura del servizio idrico, invece, la prescrizione di due anni vale solo nei rapporti con utenti domestici e micro imprese e scatterà dal primo gennaio 2020.
L’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico avrà 60 giorni di tempo, a partire dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio 2018, per definire le misure necessarie all’implementazione del sistema attuale in materia di tempistiche di fatturazione tra gli operatori della filiera dell’energia elettrica e il gas.
In caso di emissione di fatture a debito per conguagli riferiti a periodi maggiori a due anni, l’utente che ha presentato un reclamo ha diritto alla sospensione del pagamento. Ma solo nel caso in cui l’Autorità garante della concorrenza e del mercato abbia aperto un procedimento per l’accertamento di violazioni del codice del consumo, relative alle modalità di rilevazione dei consumi, di esecuzione dei conguagli e di fatturazione.