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PERCENTUALE ESPORTAZIONI SERVIZI ICT SU TOTALE COMMERCIO – È diminuita tra il 2016 ed il 2022 di un valore pari a -6,89%.

La variabile “ICT services exports, % total trade” rappresenta la percentuale delle esportazioni di servizi ICT (Information and Communication Technology) rispetto al commercio totale di beni e servizi di un Paese. Gli ICT services comprendono la fornitura di servizi come lo sviluppo software, la consulenza IT, la gestione di dati, i servizi di telecomunicazione e altri servizi digitali. Questa percentuale offre un indicatore della rilevanza economica del settore ICT all’interno del commercio estero di un Paese. Un valore più elevato indica un’economia maggiormente orientata verso l’esportazione di servizi tecnologici e digitali, suggerendo anche un’alta competenza nelle aree di innovazione tecnologica e digitale. Al contrario, un valore inferiore potrebbe indicare una maggiore dipendenza dalle esportazioni di beni materiali o servizi tradizionali. L’importanza di monitorare questa variabile sta nel fatto che il settore ICT è sempre più considerato un motore chiave per lo sviluppo economico e la competitività a livello globale. Un’alta quota di esportazioni ICT riflette la capacità di un Paese di generare valore aggiunto nel settore digitale, favorendo la crescita economica e migliorando la bilancia commerciale. Inoltre, permette di misurare l’impatto delle politiche governative volte a incentivare lo sviluppo tecnologico e digitale. In sintesi, “ICT services exports, % total trade” è una misura cruciale per comprendere il ruolo del settore tecnologico nell’economia di un Paese, evidenziando la sua integrazione nei mercati globali attraverso l’esportazione di servizi ICT.

La Percentuale delle esportazioni di servizi ICT sul totale del commercio nel 2022. I dati sulle esportazioni di servizi ICT come percentuale del commercio totale mostrano un panorama variegato e rivelatore della specializzazione economica dei diversi Paesi nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. La classifica è guidata da nazioni come Cipro, India, Irlanda e Israele, che raggiungono il 100% delle esportazioni ICT sul totale del loro commercio. Questo significa che l’intero export di questi Paesi è dominato da servizi digitali, suggerendo un’economia fortemente orientata verso il settore tecnologico. Tali Paesi hanno saputo capitalizzare le proprie competenze tecnologiche, creando ecosistemi favorevoli allo sviluppo di servizi digitali e alla loro commercializzazione su scala globale.  In Europa, l’Irlanda rappresenta un caso emblematico: ha attratto numerose multinazionali tecnologiche grazie a un ambiente fiscale favorevole e a un’infrastruttura avanzata. Anche Israele, spesso soprannominato la “Startup Nation”, è noto per la sua capacità di innovazione tecnologica e per un settore ICT che è trainante per l’economia locale, alimentato da un robusto sistema educativo e da investimenti consistenti in ricerca e sviluppo. Paesi come la Finlandia, che registra una percentuale del 93,8%, si distinguono per il loro impegno nello sviluppo di tecnologie avanzate. La Finlandia, storicamente associata al successo di aziende come Nokia, continua a essere un leader nell’innovazione digitale e nei servizi di alta qualità, specialmente in ambiti come l’intelligenza artificiale e la connettività. Scorrendo la classifica, si nota la presenza di Paesi inaspettati nella parte alta, come il Kuwait (70,6%) e l’Ucraina (60,5%). Per il Kuwait, il dato suggerisce una crescente diversificazione economica, un tentativo di ridurre la dipendenza dal petrolio investendo in settori innovativi. L’Ucraina, d’altra parte, si è affermata negli ultimi anni come uno dei principali hub per lo sviluppo software e l’outsourcing IT in Europa orientale, anche grazie a un ampio bacino di professionisti altamente qualificati a costi competitivi. Costa Rica e Armenia, con percentuali rispettivamente del 55,1% e 53,5%, rappresentano esempi di piccole economie che hanno fatto del settore ICT un pilastro delle loro strategie di crescita. In particolare, la Costa Rica ha attratto molte aziende tecnologiche grazie alla sua stabilità politica e alla forza lavoro qualificata, mentre l’Armenia è diventata un importante polo per startup e imprese IT nella regione del Caucaso. Paesi come la Romania (51%) e la Svezia (47,8%) mostrano come il settore ICT sia un elemento centrale nelle loro economie. La Romania è conosciuta per essere una destinazione chiave per i servizi IT offshoring, mentre la Svezia si distingue per il suo ecosistema di innovazione che ha dato vita a società tecnologiche di successo globale come Spotify e Klarna. Un elemento interessante è la presenza di economie in via di sviluppo, come le Filippine (45,3%), lo Sri Lanka (45,2%) e il Kenya (29,3%), che stanno utilizzando il settore ICT come motore di crescita. Le Filippine, ad esempio, sono un leader mondiale nell’outsourcing di processi aziendali (BPO), mentre il Kenya è spesso considerato la “Silicon Savannah” per la sua vivace scena tecnologica e startup innovative. D’altra parte, la percentuale relativamente bassa di Paesi come Cina (18%), Stati Uniti (16,5%) e Germania (15,8%) potrebbe sorprendere, ma va interpretata nel contesto di economie diversificate in cui il commercio di beni materiali rimane preponderante. Anche se queste nazioni sono leader globali nel settore tecnologico, le loro esportazioni complessive includono una grande varietà di prodotti industriali e manifatturieri, riducendo così la quota percentuale delle esportazioni ICT rispetto al totale. L’Italia, con un 11,7%, riflette una realtà in cui il settore ICT ha un ruolo crescente, ma non ancora centrale rispetto ad altri comparti economici tradizionali come la manifattura. Nonostante l’Italia abbia un numero significativo di imprese innovative e startup tecnologiche, la sua economia è ancora dominata dall’export di beni tangibili, come prodotti di lusso, macchinari e alimentari. In fondo alla classifica troviamo Paesi come il Messico (0%) e l’Angola (0,4%), dove le esportazioni ICT rappresentano una quota insignificante del commercio totale. Questo indica economie ancora fortemente dipendenti da settori tradizionali o dalle risorse naturali. In Messico, nonostante una crescente industria tecnologica, l’export è dominato da prodotti manifatturieri, soprattutto nel settore automobilistico. Il dato di 1,3% della Thailandia e l’1,2% dell’Iran riflettono economie caratterizzate da un forte focus su industrie diverse, come il turismo per la Thailandia e le risorse energetiche per l’Iran. In queste economie, il settore ICT non è ancora emerso come protagonista nelle esportazioni. Questi dati complessivamente evidenziano come la quota di esportazioni ICT sul commercio totale possa fornire una chiara indicazione del grado di digitalizzazione e della struttura economica dei vari Paesi. I Paesi leader in questa classifica hanno saputo sviluppare competenze tecnologiche che non solo soddisfano la domanda interna, ma sono anche altamente competitive a livello internazionale. Tuttavia, la presenza di Paesi emergenti nella parte alta della classifica suggerisce che il settore ICT offre opportunità anche per economie meno sviluppate che possono sfruttare l’outsourcing, la digitalizzazione e l’innovazione per accelerare la propria crescita economica. In conclusione, la variabile “esportazioni di servizi ICT come percentuale del commercio totale” rappresenta non solo un indicatore della capacità tecnologica di una nazione, ma anche un riflesso delle sue priorità economiche e del suo posizionamento competitivo nel contesto globale. L’analisi di questi dati mette in luce l’importanza crescente dei servizi digitali nelle dinamiche commerciali internazionali e come questi stiano ridefinendo il panorama economico globale, fornendo nuove opportunità tanto per economie avanzate quanto per quelle emergenti.

La Percentuale delle esportazioni di servizi ICT sul totale del commercio tra il 2016 ed il 2022. L’analisi dei dati relativi alla percentuale delle esportazioni di servizi ICT sul totale del commercio tra il 2016 e il 2022 offre uno spaccato delle profonde trasformazioni economiche che molti Paesi hanno vissuto in termini di digitalizzazione, sviluppo tecnologico e strategie di commercio internazionale. Alcuni Paesi hanno registrato crescite spettacolari, mentre altri hanno subito forti contrazioni, suggerendo cambiamenti strutturali nelle loro economie. La Namibia emerge come uno dei casi più sorprendenti, con un incremento della percentuale delle esportazioni ICT sul totale del commercio pari a 1800%, passando dallo 0,1% nel 2016 all’1,9% nel 2022. Questo dato, seppur partendo da una base molto bassa, riflette il tentativo del Paese di diversificare la propria economia e investire in settori ad alto valore aggiunto come l’ICT. Analogamente, l’Arabia Saudita ha registrato una crescita del 1733,33%, passando dallo 0,3% al 5,5%. Questa crescita è indicativa degli sforzi del Paese per ridurre la dipendenza dal petrolio, favorendo lo sviluppo del settore tecnologico e promuovendo progetti come la “Vision 2030”, che punta a digitalizzare e modernizzare l’economia saudita. Paesi come il Qatar e la Turchia hanno visto crescite rispettivamente del 577,78% e del 466,67%. Il Qatar, già un importante hub per le infrastrutture ICT, ha incrementato in modo significativo il suo peso in questo settore, mentre la Turchia, nonostante un contesto geopolitico complesso, è riuscita a rafforzare il ruolo delle esportazioni ICT, beneficiando di un fiorente settore tech. Tra i Paesi europei, la Lituania e la Bielorussia si distinguono per una forte crescita rispettivamente del 170,27% e del 140,99%. La Lituania, già nota per la sua solida infrastruttura digitale, ha consolidato il suo ruolo come polo tecnologico nella regione baltica. La Bielorussia, nonostante le difficoltà politiche e le sanzioni internazionali, ha visto una crescita significativa grazie all’industria IT, che rappresenta una delle poche vie di sviluppo economico rimaste al Paese. Un altro caso emblematico è quello della Finlandia, con una crescita del 50,08%, consolidando il suo ruolo come uno dei leader mondiali nell’innovazione tecnologica. Questo dato è il riflesso del continuo sviluppo di tecnologie avanzate e della leadership finlandese in ambiti come il 5G e l’intelligenza artificiale. La crescita di Paesi come la Cina (100%) e il Giappone (166,67%) evidenzia come le potenze asiatiche stiano aumentando la loro presenza nel commercio globale di servizi ICT, sebbene la Cina parta già da una base solida. La crescita del Giappone suggerisce una transizione verso un’economia sempre più digitale, spinta dall’invecchiamento della popolazione e dalla necessità di soluzioni tecnologiche avanzate. D’altro canto, ci sono Paesi che hanno visto una significativa riduzione della quota di esportazioni ICT sul totale del commercio. Un esempio drammatico è il Nepal, che ha registrato una contrazione dell’80,48%, passando dall’82,5% nel 2016 al 16,1% nel 2022. Questo declino può essere attribuito a una serie di fattori, tra cui la mancanza di investimenti nel settore tecnologico, la migrazione di talenti e l’instabilità politica. La situazione del Nepal rispecchia quella di molti Paesi in via di sviluppo che, pur avendo inizialmente investito nel settore ICT, non sono riusciti a sostenere la crescita a lungo termine. In modo simile, Costa Rica ha subito una contrazione del 44,9%, passando dal 100% nel 2016 al 55,1% nel 2022. Sebbene il Paese rimanga un importante esportatore di servizi digitali, la crescente competitività in questo settore a livello globale ha reso più difficile mantenere una quota così elevata nel commercio totale. In Europa, la Svezia ha visto una contrazione significativa del 34,34%, passando dal 72,8% al 47,8%. Nonostante rimanga uno dei Paesi più avanzati tecnologicamente, il declino può riflettere una maggiore diversificazione economica e un aumento della competitività internazionale nel settore ICT. Anche la Svizzera ha registrato un calo drammatico del 46,88%, probabilmente a causa di una crescente focalizzazione su altri settori ad alto valore aggiunto. Altri Paesi che hanno subito forti contrazioni includono l’Uganda (64,71%), il Senegal (73,73%) e il Burundi (82,62%). Questi Paesi, che avevano puntato inizialmente sull’ICT come motore di sviluppo, si sono trovati a fronteggiare difficoltà economiche, mancanza di investimenti e instabilità politica, tutti fattori che hanno impedito un’espansione sostenibile del settore. L’Italia ha registrato una contrazione del 24,52%, passando dal 15,5% all’11,7%. Questo dato evidenzia come, nonostante una certa crescita delle imprese tech e delle startup digitali, il settore ICT non riesca ancora a rappresentare una quota significativa nel commercio estero italiano. L’economia italiana rimane fortemente orientata verso l’export di beni tangibili, soprattutto nei settori manifatturiero e agroalimentare. La Francia e la Germania, con contrazioni rispettivamente del 22,81% e del 17,28%, mostrano una tendenza simile. Nonostante siano leader mondiali in tecnologia e innovazione, le loro esportazioni ICT non sono riuscite a tenere il passo con l’aumento della competitività globale e la diversificazione delle economie. Il crollo più significativo si osserva in Paesi come il Tagikistan (95,92%) e il Benin (89,44%), che non sono riusciti a mantenere la crescita iniziale nel settore ICT. In molti casi, questi Paesi si sono trovati a fronteggiare problemi legati alla mancanza di infrastrutture, bassa penetrazione tecnologica e difficoltà economiche generali, che hanno limitato le loro capacità di esportare servizi digitali. In sintesi, i dati mostrano che il settore ICT è in continua evoluzione e riflette le dinamiche complesse delle economie globali. Paesi che hanno investito con successo nelle infrastrutture tecnologiche e nel capitale umano hanno visto crescite significative, consolidando la loro posizione nel commercio internazionale di servizi digitali. Al contrario, le economie che non sono riuscite a sostenere tali investimenti o che hanno subito instabilità politica ed economica hanno visto ridursi drasticamente la loro quota di esportazioni ICT. Questi cambiamenti sottolineano l’importanza di una strategia a lungo termine per lo sviluppo del settore tecnologico, che richiede un mix di investimenti, politiche governative favorevoli e un contesto stabile per attrarre talenti e capitali.

Politiche economiche.  Le politiche economiche volte ad aumentare la percentuale delle esportazioni di servizi ICT sul totale del commercio richiedono un approccio integrato e multidimensionale. La crescita di questo settore dipende da una combinazione di fattori tra cui investimenti in infrastrutture tecnologiche, formazione del capitale umano, incentivi fiscali, accesso ai mercati internazionali e una solida governance digitale. In primo luogo, una delle politiche fondamentali riguarda lo sviluppo di infrastrutture digitali avanzate. Per consentire alle imprese ICT di crescere e competere a livello globale, è essenziale avere una rete di telecomunicazioni efficiente, ad alta velocità e capillare. Paesi che hanno investito in reti 5G, banda larga e data center, come la Corea del Sud e la Finlandia, hanno visto un notevole aumento delle loro esportazioni ICT. Una politica infrastrutturale efficace deve prevedere investimenti pubblici e privati, promuovere partenariati pubblico-privati e garantire che anche le aree più remote abbiano accesso a tecnologie moderne. Oltre alle infrastrutture, la formazione del capitale umano è cruciale. Le competenze digitali sono al centro dello sviluppo di un ecosistema ICT competitivo. I governi devono investire in programmi educativi orientati alla tecnologia, dalla scuola primaria fino all’università, con un focus su competenze avanzate come l’intelligenza artificiale, la programmazione, la gestione dei dati e la cybersecurity. Paesi come l’India, che è diventata un hub mondiale per il software e i servizi IT, hanno adottato politiche educative mirate a formare una forza lavoro altamente qualificata, creando istituti tecnici e università specializzate nel settore ICT. Inoltre, programmi di formazione continua e aggiornamento per lavoratori già in attività possono contribuire a mantenere la competitività in un settore che evolve rapidamente. Un altro elemento chiave è la creazione di incentivi fiscali e finanziari per le imprese ICT. I governi possono introdurre agevolazioni fiscali per le startup e le imprese tecnologiche, riducendo le aliquote fiscali o offrendo esenzioni per i primi anni di attività. Paesi come l’Irlanda hanno attratto giganti tecnologici globali offrendo un regime fiscale vantaggioso, creando così un ecosistema fiorente che ha spinto le esportazioni di servizi ICT. Oltre agli incentivi fiscali, è possibile favorire l’accesso al credito per le imprese ICT, tramite fondi pubblici o garanzie sui prestiti, per sostenere la nascita di nuove imprese e l’espansione di quelle esistenti. Le politiche di internazionalizzazione sono altrettanto cruciali per aumentare la quota di esportazioni ICT. L’accesso ai mercati esteri può essere facilitato attraverso accordi commerciali bilaterali o multilaterali che includano disposizioni specifiche sui servizi digitali. La creazione di reti diplomatiche e commerciali specializzate, con l’obiettivo di promuovere i servizi ICT all’estero, può facilitare l’ingresso delle imprese nazionali nei mercati internazionali. Paesi come Singapore hanno implementato strategie di internazionalizzazione aggressive, promuovendo la loro offerta tecnologica attraverso missioni commerciali e partecipando a fiere internazionali. Queste strategie hanno permesso alle imprese locali di espandersi rapidamente su scala globale. Una governance digitale efficace è un altro pilastro delle politiche economiche per l’espansione delle esportazioni ICT. I governi devono creare un quadro normativo chiaro e prevedibile che tuteli la proprietà intellettuale, garantisca la sicurezza informatica e faciliti le transazioni digitali. Un ambiente regolamentare stabile e trasparente è essenziale per attrarre investimenti esteri e stimolare la crescita delle imprese ICT. Inoltre, politiche che promuovano la trasparenza, l’interoperabilità dei sistemi e la protezione dei dati personali sono fondamentali per costruire la fiducia dei consumatori e delle imprese nei servizi digitali. Paesi come Israele e l’Estonia, che hanno investito pesantemente in cybersecurity e governance digitale, hanno visto una crescita significativa nel loro settore ICT. La promozione dell’innovazione e della ricerca e sviluppo (R&D) è un’altra leva importante. I governi devono incentivare la creazione di hub tecnologici e cluster industriali dove imprese, università e centri di ricerca possano collaborare per sviluppare soluzioni innovative. Programmi di sovvenzioni pubbliche per progetti di ricerca, incentivi per la collaborazione tra aziende e università e la creazione di parchi tecnologici sono politiche essenziali per stimolare l’innovazione. Ad esempio, paesi come Israele hanno creato un ecosistema favorevole all’innovazione, con politiche di supporto alla ricerca che hanno dato vita a un vivace settore delle startup. Parallelamente, è necessario promuovere l’imprenditorialità digitale. Favorire la creazione di startup tecnologiche e di piccole e medie imprese (PMI) nel settore ICT può ampliare la base produttiva e incrementare le esportazioni. Politiche che facilitano l’accesso al capitale di rischio, l’accelerazione delle startup e la semplificazione delle procedure burocratiche possono sostenere la crescita di nuove imprese digitali. Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno beneficiato di un robusto ecosistema di venture capital e di incubatori che ha alimentato la crescita delle loro industrie tecnologiche e le ha rese competitive a livello globale. Infine, una politica di coesione sociale e inclusione digitale è fondamentale per garantire che i benefici della crescita nel settore ICT siano diffusi equamente. L’adozione di tecnologie digitali deve essere accompagnata da programmi di alfabetizzazione digitale che consentano a tutta la popolazione di partecipare attivamente all’economia digitale. L’inclusione digitale non solo migliora il benessere sociale, ma amplia anche la domanda interna di servizi ICT, che può poi tradursi in una maggiore competitività a livello internazionale. In sintesi, per aumentare la percentuale delle esportazioni di servizi ICT sul totale del commercio, è necessario adottare un approccio olistico che integri investimenti in infrastrutture digitali, formazione del capitale umano, incentivi fiscali, politiche di internazionalizzazione, governance digitale solida, promozione dell’innovazione e supporto all’imprenditorialità. Ogni Paese deve adattare queste politiche al proprio contesto specifico, ma l’obiettivo comune rimane quello di creare un ecosistema favorevole alla crescita del settore ICT, che possa trainare l’economia e migliorarne la competitività globale. L’evoluzione tecnologica richiede che queste politiche siano dinamiche e flessibili, capaci di adattarsi ai rapidi cambiamenti del mercato digitale globale. Investire oggi in un quadro strategico ben delineato può portare benefici duraturi, rendendo le esportazioni ICT un volano di crescita economica stabile e sostenibile nel lungo periodo.

Conclusioni. Il valore delle esportazioni di servizi ICT sul totale del commercio è diminuito in media tra il 2016 ed il 2022 di un valore pari a -6,89%. Vi sono dei paesi che hanno mostrato un tasso di crescita delle esportazioni di servizi ICT sul totale del commercio superiore alla media come Namibia con +1800,00%, Saudi Arabia con +1733,33%, Nigeria con +900,00%, Qatar con +577,78%, Turchia con + 466,67%. Vi sono dei paesi che hanno fatto segnare un valore delle esportazioni di servizi ICT sul totale del commercio assai inferiore alla media ovvero Senegal con -73,73%, Nepal -80,48%, Burundi con -82,62%, Benin con -89,44%, Tajikistan con -95,92%.

Data:

1 Settembre 2024

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