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Perché esistono le due Coree?

Perché esistono le due Coree?

cms_9066/coree_afp.jpg“La storia ricomincia da qua”. E’ quanto Kim Jong-Un ha scritto sul guestbook dedicato allo storico incontro con il presidente sudcoreano Moon Jae-in. Dopo la stretta di mano al confine, i due si sono poi diretti verso la ’Peace House’, nel villaggio di confine di Panmunjom, per avviare colloqui su pace e denuclearizzazione della penisola.

Da quanto sono separate? La divisione tra Nord e Sud nasce nel 1945 quando, con la II Guerra Mondiale appena terminata, il Giappone – che dopo la prima guerra sino-giapponese di fine ’800 e il Trattato di Shimonoseki (in cui Pechino cedeva a Tokyo l’isola di Taiwan e la Corea diventava pienamente indipendente) nel 1910 decide di annettere la Penisola – ne esce sconfitto.

La Corea viene così divisa in due aree di occupazione: quella russa e quella americana, all’altezza del 38° parallelo. La Repubblica Democratica Popolare di Corea (nome completo della Corea del Nord) di influenza sovietica; la Repubblica di Corea (quella del Sud), invece, con influenza statunitense.

Poi, il 12 dicembre 1948, si svolgono elezioni solo nel Sud, sotto la supervisione dell’Onu: Syngman Rhee diventa presidente della Repubblica di Corea fino al 1960 quando, dopo la sua quarta rielezione, “l’esplosione della protesta popolare diede luogo a gravi disordini; costretto a dimettersi e a lasciare il Paese – si legge sull’enciclopedia Treccani – trascorre gli ultimi anni di vita nelle Hawaii”.

Contemporaneamente al Nord nasce la Repubblica Democratica Popolare di Corea, retta da un governo comunista presieduto da Kim Il-sung: presidente del Partito comunista (dal 1949 Partito operaio coreano) con la proclamazione della Repubblica Democratica diventa primo ministro.

Nel 1972 lascia la carica per diventare presidente della Repubblica a cui la nuova Costituzione – varata in quell’anno – attribuisce la direzione dell’esecutivo. “Principale artefice dell’edificazione di un regime socialista nella Corea del Nord – riporta la Treccani – mantenne una posizione di equidistanza nel contrasto fra Urss e Cina e continuò a perseguire l’obiettivo di una riunificazione del Paese, tentando più volte di avviare negoziati con il governo di Seul”. Negoziati che, oggi, possono sperare nel nuovo storico incontro.

Rosa e azzurro, incontro di stile tra first lady

cms_9066/first_lady_coree_Afp.jpgVestita di rosa antico, Ri Sol-ju, la moglie del leader nordcoreano Kim Jong-un, ha attraversato il confine nella zona demilitarizzata nel territorio sudcoreano per partecipare alla cena ospitata dal presidente della Corea del Sud Moon Jae-in.

Ri è arrivata al villaggio della tregua di Panmunjom alle 6:15 del pomeriggio e si è diretta verso l’edificio della Peace House, dove è stata accolta dal marito, da Moon e dalla first lady sudcoreana Kim Jung-sook, che per l’occasione indossava un completo azzurro. Dopo un breve scambio di battute, la foto ufficiale in un clima di assoluta cordialità.

Brigitte non si sente première dame

cms_9066/macron_brigitte_usa_afp.jpg“Non mi sento affatto première dame”. Così – durante una visita ad una scuola di Washington – Brigitte Macron, che ha accompagnato il marito negli Stati Uniti, si è confidata con RTL sulla sua vita dopo l’elezione presidenziale. “Nella mia testa, sono la moglie di Emmanuel Macron, non del presidente”. Non si tratta di rifiutare un ruolo, puntualizza, ma piuttosto di valutare “la responsabilità che vi cade addosso di rappresentare le francesi e i francesi” con lo sguardo di una persona che non si sente diversa da prima: “Per il resto vivo una vita normale. Incontro le persone. Non sono cambiata, né nella mia testa, né nel mio modo di vivere“.

La cosa difficile “è che parlo facilmente e ora a volte si ha l’impressione che ogni parola sia una parola di troppo“. Dopo un anno all’Eliseo, Brigitte Macron ha trovato i suoi argomenti prediletti, dall’educazione all’handicap. Ma riconosce di doversi ancora orientare: “Si è presenti, senza esserci, pur essendoci. E’ molto curioso. Dunque soprattutto non bisogna essere invadenti perché è chiarissimo, non si è eletti. Il posizionamento non è semplice”. E poi il fatto che non ci sia mai ’tempo libero’: “Ovunque siate c’è sempre qualcuno per scattarvi una foto. Non ci sono momenti in cui si può stare totalmente tranquilli“.

Partorisce da sola con tutorial su Youtube

cms_9066/Tia_Freeman.jpgTia non voleva credere di essere incinta. Quando non ha potuto più negarlo a sé stessa era già arrivato il momento di partorire. In quel momento si trovava da sola in una camera d’albergo, in un Paese che non era il suo. E senza perdersi d’animo, non vedendo alternative, ha deciso di seguire un tutorial su Youtube e dare alla luce il suo bimbo. E’ stata la stessa 22enne a raccontare su Twitter la sua incredibile storia, si legge sull’Indipendent, passo dopo passo.

Tia Freeman, arruolata nell’US Air Force, vive a Nashville, nel Tennessee. Ha scoperto di aspettare un bambino solo quando era già al sesto mese. Non poteva crederci o meglio non voleva. Era scioccata. Quando a marzo ha deciso di fare un viaggio in Germania, era ormai quasi al termine della sua gravidanza ma, rifiutandosi di credere di essere incinta, non se ne era preoccupata.

Le contrazioni sono arrivate mentre stava atterrando con il suo aereo a Istanbul per uno scalo. Anche in quel caso il suo primo pensiero è stato che quei dolori dipendessero da un’intossicazione alimentare. Solo quando era alla dogana si è arresa e ha capito che era in travaglio.

Decisa a non fare nascere suo figlio in un aeroporto, è arrivata nella sua stanza d’albergo e ha iniziato a cercare su YouTube il modo migliore per far nascere il bambino. Ha riempito la vasca da bagno con acqua tiepida, ha preso due asciugamani – uno da mordere e uno per avvolgere il bambino – e ha iniziato a spingere quando ormai le sue contrazioni arrivavano ogni minuto. Sono bastate cinque spinte e il neonato è nato. A quel punto, visto il sesso del bimbo, sempre su Youtube ha cercato il modo per tagliare il cordone ombelicale, usando lacci delle scarpe sterilizzati come pinze.

Dopo aver pulito il bagno, “che sembrava il set di un film dell’orrore”, ha allattato il figlio appena nato e si è addormentata. Svegliandosi il giorno dopo, è andata all’aeroporto per cercare di capire come poter lasciare il Paese con un bimbo. Dopo aver convinto la polizia locale e lo staff della Turkish Airlines della sua storia, Tia è diventata ’famosa’.

La 22enne è stata accompagnata al consolato americano di Istanbul, dove ha chiesto un certificato di nascita e il passaporto per suo figlio, che ha chiamato Xavier Ata Freeman. Dopo essere stata ricoverata in ospedale, a quasi 24 ore dal parto, ha trascorso altre due settimane a Istanbul, per poi tornare a Nashville.

Consapevole di ciò che ha rischiato, all’Indipendent ha detto che questa “esperienza mi ha insegnato molto, ho imparato a essere intraprendente e calma sotto pressione”. “Perché non sono andata in ospedale? Perché le persone che avevo incontrato all’inizio non parlavano bene l’inglese”, ha detto aggiungendo di non sapere quale fosse il numero di emergenza del Paese e di non sapere se la sua assicurazione l’avrebbe coperta all’estero.

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28 Aprile 2018