Traduci

PERCHE’ NOI NON CI RIUSCIAMO?

Sono reduce da un giro quasi completo della Svizzera e non ho fatto altro che domandarmi perché noi italiani non siamo capaci di organizzare le cose come loro.

Io e il mio compagno di viaggio abbiamo riso molto sulla puntualità maniacale dei treni.

Non c’è stato un treno che non fosse partito o non fosse arrivato all’orario previsto.

E non si dica che questo stato è più piccolo e più gestibile.

cms_30898/1.jpg

La stazione di Zurigo, per esempio, la più grande della Svizzera, è una delle più frequentate del mondo. Snodo ferroviario europeo.

Eppure, anche lì gli orari di partenza e di arrivo sono inappuntabili.

Poiché la gestione di queste strutture dipende da una rete di responsabilità e di comando, il fatto che lì ci riescano e da noi “no” significa solo una cosa: i manager italiani sono incapaci di garantire la professionalità necessaria. Di loro e dei consiglieri di amministrazione conosciamo i favolosi compensi ma nessuno ci ha mai spiegato per quale motivo non si riesce ad avere ciò che in altri Paesi è la normalità. E perché in Italia, quando funziona qualcosa, si ha la sensazione di aver avuto un colpo di fortuna.

Non bisogna andare nel famigerato sud per notare l’abissale divario con gli svizzeri.

Anche nella “civile” Lombardia c’è un’area ferroviaria da terzo mondo.

La provincia di Pavia.

cms_30898/2_1686974124.jpg

La gestione Trenord della linea Milano-Mortara e viceversa, tratta i cittadini di quell’area come polli da allevamento intensivo da costringere in spazi angusti di carrozze che hanno oltre mezzo secolo di servizio. Molti di questi cittadini sono lavoratori pendolari e studenti che, quando va bene, hanno almeno due ore di viaggio al giorno.

Quando non va bene, gran parte delle volte, ci si lascia andare a litanie lamentose e rassegnate per la stanchezza di un giorno che non termina mai.

Dopo una giornata così la gente non ha la forza e la voglia pensare e occuparsi di altro e quindi la loro vita si riduce ad un tran tran spersonalizzante e anestetizzante

Chi sono i dirigenti di questa azienda che guadagnano i loro lauti stipendi letteralmente sulla pelle della gente?

Chi li nomina? In base a quali requisiti?

Che cosa si è inceppato tra elettori e politici se si continuano a perpetrare queste nefandezze senza alcun miglioramento sensibile?

Servono a ben poco le lettere di protesta formale dei comuni interessati che, magari, potrebbero intraprendere azioni legali contro l’Ente, visto che di reati se ne possono individuare parecchi, in modo da costringerlo ad una gestione più attenta e rispettosa.

Per andare da Vigevano a Milano bisogna affidarsi alla fortuna, anzi, a varie forme di fortuna: la prima è che il treno parta, la seconda è che ci sia un posto a sedere, la terza è che non si fermi per strada. Al ritorno del lavoro a Milano, invece, si può arrivare alla stazione di Porta Genova e scoprire che la corsa per Vigevano è saltata: ciò equivale a dire che il pendolare deve aspettare mezz’ora o un’ora per poter tornare a casa, mentre si accumulano i passeggeri della corsa saltata e quelli della corsa futura.

cms_30898/3.jpg

Quindi, darwinianamente, si siederanno i più agili e i più forti e i più deboli dovranno sperare nella buona azione di qualcuno.

Al di là del funzionamento della rete ferroviaria, c’è un altro aspetto che ho notato in un vagone svizzero. C’erano vari viaggiatori che parlottavano tra di loro, o leggevano o guardavano qualcosa sul cellulare e con le cuffie. Tutto in maniera educata e ovattata.

Finché è entrato un gruppo di ragazze di Milano che hanno continuato a sghignazzare e conversare ad alta voce, incurante della presenza degli altri.

Per evitare discussioni che certamente avrebbe sollevato tra poco un viaggiatore svizzero, mi sono spostato in un altro vagone. Pochi minuti dopo è arrivata una signora con il telefono in modalità viva voce e impegnata in una conversazione piuttosto imbarazzante che non sembrava avesse fine.

Anche lei era italiana.

Queste, infatti, sono scene tipicamente italiane: a qualsiasi ora c’è sempre qualcuno che sta parlando ad alta voce con qualcun altro, fregandosene di chi sta intorno e che il viaggio può essere vissuto in tanti modi piacevoli tranne che ascoltando parole che sanno di nulla, ed esibizioni di status che possono incantare solo le bocche buone e le menti semplici.

Una volta ho preso una poltrona nel vagone Area Silenzio di un Frecciarossa.

Varie persone conversavano al cellulare, come se facessero a gara tra loro su quale telefonata si ascoltasse meglio dagli altri. Ho chiamato un controllore e gli ho chiesto di pregare gli altri viaggiatori di rispettare la tipologia di vagone.

La sua risposta mi ha lasciato inebetito: ma questi avranno comprato il biglietto solo perché qui hanno trovato posti liberi, non hanno considerato la specifica Silenzio.

Senza parole, ho abbandonato il mio posto alla ricerca di un luogo più tranquillo, pur avendo pagato il silenzio.

Sono cosciente che non potrò mai avere educazione nei vagoni della metro, ma almeno sul treno vogliamo provare ad esercitare un minimo di pressione educativa?

Data:

17 Giugno 2023