Per l’economista Azzurra Rinaldi, professoressa di Economia Politica all’Università “La Sapienza” di Roma, discriminare le donne fa perdere all’Europa ogni anno oltre 370 miliardi di euro (vedi Corriere della Sera del 14 febbraio 2024).
Una cifra enorme e, per dirla all’Antonio Lubrano, sorgono spontanee le domande.
Nei secoli scorsi, quanti soldi e conseguente benessere sociale ha fatto perdere a tutti la discriminazione verso le donne? E, oggi, quanti soldi e quanto benessere sociale fa perdere la discriminazione nei Paesi extraeuropei?
Come è noto, i pregiudizi sulle donne sono esistiti sin dai tempi del misogino Aristotele (384 a.C.- 322 a.C.).
Anche dopo Cristo la situazione non è cambiata. Basta pensare alla scienziata Ipazia (355-415), uccisa da fanatici cristiani che consideravano la sua genialità matematica come un indice di empietà.
Nel 1993, Margaret W. Rossiter, storica della scienza ha coniato il termine “Matilda”, per la discriminazione che subivano le donne nell’ambito scientifico. Termine scelto in onore della statunitense Matilda Joslin Gage (1826-1898), scrittrice e storica suffragetta che si è battuta non solo per i diritti delle donne ma anche per i diritti dei nativi americani e per l’abolizione della schiavitù.
Come curiosità: Matilda è nata a Cicero, comune dello Stato di New York.
Forse l’unico paese al mondo intitolato a Marco Tullio Cicerone, Cicero in latino.
Come concordano più storici, e anche la scienziata astrofisica Margherita Hack (1922-2013), la siciliana Pia Nalli, è stata vittima dell’effetto Matilda.
Vediamo la storia di questa illustre matematica del secolo scorso. È stata la prima siciliana a salire su una cattedra universitaria di ruolo e la prima docente italiana di analisi matematica.
Pia Nalli nasce a Palermo il 10 febbraio 1886, da Giovanni, impiegato, e da Carmela Fazello, quarta di sette figli. In una famiglia della piccola-media borghesia che capiva l’importanza dello studio e della cultura. Infatti, i genitori, con sacrifici economici e contro le usanze dell’epoca, fanno studiare oltre ai figli maschi anche la promettente Pia. Da notare che due fratelli di Pia si laurearono ed ebbero successo nella vita professionale. Uno, Vitangelo, diventò medico con la passione per l’esperanto; un altro, Paolo, scrittore e direttore di alcune delle principali biblioteche d’Italia.
Pia Nalli, da giovane, forse per motivi economici e forse anche perché ritiene che le donne non possono ambire a molto altro, non pensa di intraprendere la carriera universitaria ma di insegnare come maestra. È quello il suo sogno da ragazza. Infatti, scrive nel 1926: …A 17 anni, non avendo altra aspirazione che di diventare una maestra elementare, mi venne rifiutato un posto di maestra di villaggio! Pensare che ho rischiato di insegnare il sillabario per tutta la vita!
Non tutti i mali vengono per nuocere. Pia non demorde, è resiliente. Non si piange addosso e continua a studiare. Stimata dai suoi docenti, a 23 anni si laurea brillantemente in matematica presso l’Università di Palermo il 10 gennaio 1910,.
Il relatore della tesi è il prof. Giuseppe Bagnera (1865-1927), illustre matematico e allievo di Giovanni Battista Guccia (1855-1914) che è stato il fondatore, nel 1884, del famoso Circolo Matematico di Palermo che ha come soci i più famosi matematici del mondo.Citiamo tra questi solo gli italiani Augusto Righi e Vito Volterra.
A partire dal 1910, anche Pia Nalli diviene socia del Circolo. È la prima socia. Dal 1° aprile al 16 novembre 1911 è assistente di Bagnera e pubblica sui “Rendiconti del Circolo Matematico” uno studio di geometria algebrica e due note che hanno per oggetto la definizione del dominio del piano limitato da una curva di Jordan semplice e chiusa.
Ma i problemi economici la spingono a insegnare nelle scuole superiori. Quindi abbina l’insegnamento all’attività di ricerca e di studio. Per la precisione, insegnerà nelle scuole normali femminili di Avellino e di Trapani e poi, dal 16 novembre e fino al 15 ottobre 1921 nella scuola tecnica femminile di Palermo.
Nonostante l’impegno scolastico, gli studi e la ricerca sono fecondi. I lavori sull’analisi della teoria dell’integrale le consentono nel 1914 di conseguire la libera docenza in analisi matematica con la monografia: “Esposizione e confronto critico delle diverse definizioni proposte per l’integrale definito di una funzione limitata o no”.
Tra il 1915 e il 1918, studia il teorema di De la Vallée Poussin sulle derivate seconde generalizzate alle funzioni integrali secondo Denjoy, dimostrando il teorema di unicità dello sviluppo in serie trigonometrica per questa classe di funzioni. Inoltre, studia la sommazione delle serie, con speciale riferimento a quelle di Johann Petr Gustav e Lejeune Dirichlet. Sempre nel 1918 studia l’operatore integrale di terza specie a nucleo simmetrico.
Negli anni seguenti aumentano le ricerche e le pubblicazioni. E, nel 1921, arriva il tempo di puntare in alto. Partecipa a un concorso per la cattedra di analisi infinitesimale dell’Università di Cagliari, unica donna tra gli otto partecipanti. Si classifica seconda. I componenti della commissione giudicatrice la definiscono mente robusta, dotata di non comune spirito critico, che sdegna le facili ricerche.
In attesa dell’approvazione degli atti del concorso ottiene l’incarico di analisi superiore e calcolo presso l’Università di Catania.
Qui subisce la prima palese ingiustizia. Contrariamente alle consolidate consuetudini e contro ogni logica, il primo classificato è assegnato a Catania e Pia Nalli a Cagliari. In Sardegna non si trova bene anche perché si ritiene in esilio, come scriverà in alcune lettere.
Tuttavia, non si perde d’animo e con tenacia partecipa a tutti i concorsi per cui ha i titoli. Nel 1922, si classifica terza per la cattedra di analisi infinitesimale all’Università di Modena. Nel 1925, sempre per la cattedra di analisi infinitesimale, si classifica prima presso l’Università di Pavia. Nel 1926, partecipa al concorso per analisi algebrica all’Università di Catania e all’Università di Firenze In entrambi i concorsi si classifica seconda.
Sbagliare è umano ma perseverare è diabolico. Subisce un’altra ingiustizia.
Nel 1925, nonostante si è classificata prima non le viene assegnata la cattedra a Pavia. Un fatto incredibile che dimostra la discriminazione subita da Pia Nalli.
Alcuni ritengono che è successo per delle lettere anonime che l’accusano di fare politica e di trascurare la didattica.
Questa seconda grande ingiustizia, la ferisce molto e inasprisce il suo carattere, già per natura abbastanza scontroso.
Si sfoga col famoso matematico Tullio Levi-Civita (1873-1941), molto stimato da Einstein: cosa mi piace di più dell’Italia? Gli spaghetti e Levi- Civita.
Il buon Levi-Civita ha con Pia Nalli cordiali e frequenti rapporti di lavoro, la ritiene un’ottima matematica e più volte la invoglia a pubblicare lavori.
Per la cronaca, Levi-Civita di famiglia ebrea, nel 1938 fu rimosso dall’ufficio a seguito delle leggi per la difesa della razza e morì isolato pochi anni dopo.
Pia Nalli invia a Levi Civita anche una copia della lettera che ha trasmesso al Rettore dell’Università di Pavia. Nella missiva si intravede il suo carattere, duro e determinato, ma anche la sua acuta ironia e il suo senso dell’umorismo. Si firma Pia Nalli, rifiuto dell’Università di Pavia, della R. Università di Cagliari.
Riportiamo parte della lettera. Certamente una lettera fuori dall’ordinario, soprattutto se si considera il contesto storico e il formalismo esistente nell’ambiente universitario.
MAGNIFICO RETTORE
La Facoltà di Scienze della R. Università di Pavia, pur essendo io riuscita prima ad unanimità di voti in un concorso che essa ha chiesto, concorso giudicato da cinque membri tra i quali essa era autorevolmente rappresentata dal Suo Chiarissimo Preside, Prof. Lui Berzolari, non ha creduto di concedermi l’alto onore di farne parte…
Non conosco il criterio discriminativo tenuto dalla Facoltà di Pavia, sarà forse stato pure un criterio di misura? Forse misura non di tempo, ma di spazio? Il sistema (C.G.S.) mi avrà giocato un altro brutto tiro? Forse, pur essendo grassottella anziché no, non avrò raggiunti due metri di circuito addominale, richiesto come minimo dalla Facoltà ai professori di Analisi infinitesimale?
Ho anche saputo che qualcuno della Facoltà mi ha fatto delle accuse di indole politica: è proprio il caso di domandare, con Angelo Musco: “chi ve l’ha raccontata questa favola?” Sappia la Facoltà che quando non mi occupo di scienza, lavoro la maglia come faceva la mia nonna, o mi occupo in qualche cosa di equivalente: mai e poi mai ho fatto della politica, e mai ne farò. Quel qualcuno che mi ha accusato mi faccia conoscere esattamente il Suo nome, e riceverà in dono un bellissimo berretto da notte, ricamato dalle mie proprie mani.
Per riguardo al ricamo, deciderò quando avrò informazioni precise sul mio accusatore.
Se egli è brutto, sul berretto, un bel ricamo a punto di Assisi permetterà di leggere:
“Non mi baciate”.
Se è vecchio:”Non voglio baci”.
Se è vecchio e brutto i ricami saranno due.
Se è giovane e bello si leggerà: “Sono con le donne crudo”
e poi vi saranno tante lagrime… di tante donne… e le più grosse saranno le mie!
In ogni caso il dono del berretto sarà accompagnato con le quattro lettere cabalistiche: V. A. M. A.
Pia Nalli rimarrà a Cagliari per circa 6 anni. Nel 1927, ottiene il trasferimento a Catania come professore stabile di analisi algebrica. Nella città etnea insegnerà anche altre materie: analisi superiore dal 1927 al 1933, analisi infinitesimale dal 1936 al 1942, anno in cui ebbe la libera docenza di teoria delle funzioni dopo aver conseguito già una libera docenza nel 1927-28 in geometria superiore.
Concluderà la carriera il 31 ottobre 1956.
Pia Nalli è stata un talento nel campo della matematica, ma per i pregiudizi esistenti e per gli ostacoli che le hanno posto, ha potuto esprimere solo in parte le proprie capacità, disperdendo molte energie per difendersi dalle discriminazioni a cui è andata incontro. Nonostante ciò, per quello che ha dimostrato avrebbe meritato ampiamente maggiori riconoscimenti. In proposito, così scrive il suo allievo Gaetano Fichera (1922-1996) nel suo necrologio: “non ebbe dalla facoltà di Catania, che per trent’anni ella aveva servito, il riconoscimento della proposta di nomina a Professore Emerito. Ma anche in campo nazionale, fu lasciata nel più completo oblio. Nessuna Accademia pensò di accoglierla mai fra i suoi membri, mai fu chiamata a giudicare un concorso universitario, mai ebbe un incarico di distinzione e prestigio. D’altra parte Ella possedeva l’orgoglio dell’autentico scienziato di razza, che le impediva di mendicare i riconoscimenti e le cariche”.
Interessante quello che scrive successivamente lo stesso Fichera nel suo articolo “Il contributo femminile al progresso della matematica”, pubblicato nelle “Memorie e Rendiconti dell’Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale:
“La Nalli non godeva di grande popolarità nell’Università di Catania, ma fu lei, fin d’allora, ad ispirarmi l’amore per l’Analisi matematica. In seguito volli rendermi conto di quale fosse stata la sua produzione matematica e, sicuramente primo in Italia, iniziai uno studio approfondito dei suoi lavori. Fu una esperienza memorabile! [. . .] Eppure Pia Nalli incontrò grandi difficoltà nella sua carriera! Compresi allora il senso di amara solitudine, forse di disperazione, che deve avere invaso il suo animo, nel constatare che, solo perché donna, e, perciò, vulnerabile ai pregiudizi di una società spesso retriva, persone, anche capaci, si erano rifiutate di meditare sulla sua opera e l’avevano liquidata con giudizi affrettati. E pensai che, come per lei, innumerevoli volte, nell’andare dei tempi, questo doveva essere avvenuto per tante altre donne. Fu allora che promisi a me stesso di non avere mai discriminazioni di alcun genere, di aiutare nei limiti delle mie modeste possibilità chiunque lo meritasse, perché lo spirito umano va rispettato in qualunque creatura esso manifesti la sua essenza divina”.
Pia Nalli è ricordata come una donna indole solitaria, stravagante nell’abbigliamento (almeno per i gusti di allora), di temperamento intransigente, incapace di qualsiasi compromesso, inflessibilmente rigida verso i mediocri e gli inetti. Non si sposerà e avrà pochi amici.
Raccontano i testimoni che Pia Nalli trascorre serenamente gli ultimi anni della sua vita. È ormai staccata dalle amarezze del passato e considera con bonaria ironia fatti e persone del passato e del presente. Gravemente malata agli occhi, esprime a chi veniva a visitarla la gioia di poter ancora – con la poca vista rimastele – godere dei bei colori della natura siciliana che tanto amava.
Pia Nalli, dopo una vita dedicata alla matematica, unico suo amore, ha chiuso gli occhi pochi anni prima della rivoluzione culturale del ‘68 che in Italia ha dato inizio alla battaglia femminista per la parità dei generi. Una lunga battaglia che dura ancora oggi e ha dato risultati più che lusinghieri. Con molte donne che hanno raggiunto posizioni di vertice anche nel settore scientifico. Penso che Pia Nalli, che ai suoi tempi ha combattuto una battaglia solitaria, senza avere alle spalle l’appoggio di altre donne o di movimenti vari, sarebbe stata sicuramente una sessantottina.
Anzi. Forse le 1000 sessantottine sono state come Pia Nalli.
Non mi rimane che aspettare giustizia dal tempo, che si è dimostrato mio buon amico in tante altre occasioni, così scriveva Pia Nalli a Tullio Levi Civita nel 1926.
Non si sbagliava. Il tempo le ha dato ragione. Oggi a differenza di tanti altri suoi colleghi, è ricordata non solo come una grande matematica ma anche come una donna da prendere come esempio. Anzi. Come una persona da prendere come esempio. A lei sono intitolate due vie. A Roma e nella città dove per tanti anni ha sperato di insegnare. Palermo.