In questa estate del 2024 che celebra gli eroi delle Olimpiadi di Parigi, scrivo di due uomini di cultura del secolo scorso. Due “medagliati”. Luigi Pirandello e Orso Mario Corbino. Il primo Nobel per la letteratura e il secondo maestro, educatore e talent scout di due premi Nobel per la Fisica, Enrico Fermi e ad Emilio Segrè.
Lo “spunto” per l’articolo me lo dà Leonardo Sciascia (1921-1989).
È una torrida giornata di agosto del 2024. Sono in Sicilia, nella scogliera di Augusta mitizzata da Giuseppe Tommasi di Lampedusa nel suo racconto dedicato alla Sirena Lighea e pubblicato da Feltrinelli nel 1961: “È il più bel posto della Sicilia…la costa è selvaggia… completamente deserta…il mare è del colore del pavone; e proprio di fronte, al di là di queste onde cangianti, sale l’Etna; da nessun altro posto è bello come da lì, calmo possente, davvero divino”. Oltre un secolo fa, vi trascorreva l’estate Orso Mario Corbino con tutta la sua famiglia. Ed Epicarmo, il fratello minore, futuro Ministro del Tesoro nel Governo De Gasperi, provvedeva ai collegamenti con Augusta per le esigenze giornaliere “guidando” un asinello col carretto.
Nella paziente attesa di vedere emergere dal mare di Augusta la favolosa Sirena Lighea, che somiglia alla pazienza attesa del sottotenente Drogo del “Deserto dei Tartari”, leggo un articolo di Leonardo Sciascia, pubblicato nel “Corriere della Sera”, supplemento del 28 maggio 1986. Scrive Sciascia, riferendosi alla novella “C’è qualcuno che ride” di Pirandello: “…la prima risata sul fascismo – beffarda, incontenibile, stupefacente – viene da Pirandello, esplode sulle colonne del Corriere del 7 novembre 1934. Pochi se ne saranno allora accorti, ma oggi ce ne accorgiamo tutti che proprio del fascismo quel “qualcuno” rideva”. Non tutti i critici condividono la tesi del siciliano di Ragalmuto che la ribadisce in un altro suo scritto: “La risata che Pirandello fa esplodere sulle colonne del Corriere della Sera, nel 1934, può anche segnare il momento, la data in cui alcuni italiani rompono la crosta del consenso e scoprono il rovescio comico della terribilità”.
Sarà perché mi trovo nella città natale di Corbino, nel più bel posto della Sicilia, sarà perché ho frequentato ad Augusta la Scuola Media “Orso Mario Corbino”, penso che quel primato – ridere pubblicamente per primo del fascismo – non appartiene a Pirandello ma, forse, proprio a Corbino, fisico e scienziato di fama internazionale, senatore, più volte ministro, manager pubblico e privato di eccelse qualità. Fu uno di quei grandi personaggi che, senza aderire al fascismo e mantenendo la propria indipendenza, ebbero sempre la stima di Mussolini. Personaggi che ricoprivano incarichi importanti, perché era chiaro a tutti che avevano una forte competenza e assolvevano i loro compiti in modo da favorire esclusivamente lo sviluppo e il progresso del Paese e anche nel dopo guerra ebbero incarichi di prestigio. Da notare che Corbino aveva anche un fratello – quello che “guidava “l’asinello col carretto – firmatario del manifesto di Croce e noto antifascista.
Corbino, il 26 giugno 1930, in un contesto storico che vede Mussolini benedetto dalla Chiesa e al massimo del consenso, interviene sulla politica tributaria criticando in modo puntuale, fermo e deciso i cambiamenti proposti per le norme in vigore.
Nel discorso inserisce con arguzia una parte ironica che sembra scritta per Angelo Musco (1872-1937) il grande comico catanese che Pirandello volle come attore protagonista di alcune delle sue commedie: “A birritta cu i ciancianeddi”, “Liolà” e “Pensaci, Giacomino”.
Del discorso di Corbino vi risparmio la parte tecnica e riporto la parte più ironica: “In passato molte buone leggi non giungevano in porto per difficoltà parlamentari o per debolezza di governi; col sistema attuale qualche cattiva legge passa per troppa grande autorità del Governo. Non si vuol dar dispiaceri a un Governo come questo e il Parlamento non rifiuta la sua approvazione. Qualche volta fa di peggio, non discute nemmeno…Avviene cosi che si brontola fuori, si tace qui e si approva: si potrebbe capovolgere l’antico detto nei riguardi del Senato: Senatores mali viri, senatus autem optima bestia!…Occorre cioè che per un paio di anni tutti i pubblici amministratori, dai ministri ai podestà, rinuncino ad avere delle idee. C’è una specie di radiazioni – i raggi X- che agendo sull’ organismo umano, lo rendono sterile per un tempo limitato od illimitato: se esistesse una specie di radiazioni analoga, vorrei sottoporvi ministri e podestà, per arrestare l’attitudine ad avere idee. (Si ride). E poiché vedo sorridere l’onorevole Ciano, dirò che non bisogna aver poca stima dei ministri senza troppe idee; perché sapete, tra tutti i ministri del Regime, quale è quello che ha avuto meno idee? L’onorevole Ciano, il quale però e riuscito ad organizzare i servizi a lui affidati in modo che qualunque Nazione ci invidia. Ed io penso ogni tanto: se invece che alle comunicazioni si fosse mandato l’onorevole Ciano all’istruzione (viva ilarità) egli avrebbe lasciato le leggi come erano, avrebbe imposto agli studenti il dovere di studiare, ai professori il dovere d’insegnare, avrebbe cioè portato nella scuola quel senso di disciplina che è merito fondamentale del Fascismo di avere instaurato nel nostro paese. Le scuole andrebbero meglio di adesso. E non vi darò la controprova, onorevoli colleghi, di prevedere, cioè, quello che sarebbe avvenuto se l’onorevole Gentile fosse andato alle comunicazioni! (ilarità vivissima). Dunque poche idee e, se non fosse possibile non averne, proporrei al Capo del Governo di scegliere un’isola, una magnifica isola – Capri – requisire un bellissimo albergo e mandarvi per due anni tutti i pubblici amministratori che non sappiano rinunciare ad avere delle idee, riservando per ora la facoltà di nuove idee ed iniziative al ministro degli esteri ed ai ministri militari”. Rileggendo il discorso viene da pensare e condividere quello che Fermi diceva di Corbino:” La sua affabilità, il modo intelligente ed arguto con cui riusciva talvolta a dire anche verità spiacevoli senza menomamente offendere, la sua assoluta sincerità, il reale interesse che Egli provava per le questioni sia scientifiche che umane conquistavano subito simpatia e ammirazione”.
In conclusione, sia Pirandello che Corbino, furono tra i pochi che derisero il fascismo e la maggioranza degli italiani che more solito accorreva acriticamente in massa sul carro dei vincitori. Da ricordare che Pirandello, subito dopo il delitto Matteotti, si iscrisse al Partito fascista. Ma per salire sul carro dello sconfitto. Quando sembrava certo il crollo di Mussolini e molti italiani spavaldamente e coraggiosamente (?) bruciavano in piazza la tessera fascista. Secondo Sciascia che ha studiato a fondo l’arte e la psicologia di Pirandello, lo fece: “per un voler essere diverso, per uno scatto d’umore, per puntiglio. Da siciliano”.
Onore e gloria quindi ai campioni dello sport ma anche ai campioni della cultura di ieri e di oggi. Ricordiamoli come esempi per le nuove generazioni.
È Lighea? È proprio Lei che sta emergendo dal mare di Augusta?