Era stato preannunciato già ad ottobre 2021, quando 12 Paesi (Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia e Slovacchia) avevano chiesto di finanziare una barriera con l’Europa, firmando una missiva destinata proprio all’Ue. Nelle ultime ore, in Polonia è stato ufficialmente aperto il cantiere che porterà alla costruzione del muro al confine con la Bielorussia, per limitarne i flussi migratori. Ad annunciarlo su Twitter è stata la polizia doganale polacca (Straż Graniczna): “Oggi la Guardia di frontiera ha consegnato i siti di costruzione ai contractor”, si legge. Secondo quanto riportato dalle stesse autorità, la struttura avrà una lunghezza pari a 186 km e richiederà un investimento di 1,6 miliardidi zloty (oltre 340 milioni di euro).
Intanto, il confine tra Polonia e Bielorussia continua ad essere popolato da numerosi sfollati provenienti da varie parti del mondo, in particolare dal Medio Oriente. Ci sono soprattutto siriani, iracheni, yemeniti, afghani che, per sfuggire a una realtà fatta di conflitti armati e violenze, preferiscono vivere accampati o al massimo tentare di varcare il confine, quasi sempre invano. La polizia respinge chiunque, uomini, donne o bambini che siano, talvolta usando la forza. Non a caso, lo scorso 2 dicembre il Consiglio europeo ha emanato il quinto pacchetto di sanzioni per violazioni dei diritti umani da parte della Bielorussia.
Una ricognizione effettuata dal centro studi Transnational Institute (TNI), come riferito da RaiNews, svela che nel periodo compreso tra il 1990 e il 2019 sono state innalzate barriere per circa un migliaio di km in Ue e nell’area Schengen. Parliamo di una lunghezza che supera di sei volte quella del Muro di Berlino e di investimenti che vanno oltre i 900 milioni di euro.