La città di Pompei è famosa in tutto il mondo, con chiunque si parli di Pompei viene descritta come una rara bellezza, ovviamente tutti si riferiscono alla città antica, agli Scavi archeologici dichiarati patrimonio dell’Unesco, patrimonio dell’umanità.
Pompei è nella sua quotidianità una città che si divide tra il Sacro e il profano. La città nuova si sviluppa intorno al Santuario in un quadrivio e si estende molto nelle periferie, nascosti nelle sue viscere ci sono i resti della vecchia, quelli che non sono mai stati disseppelliti.
Pompei è stata insignita del titolo di città il 9 gennaio del 2004 non per il numero di abitanti o estensione territoriale ma per la sua notevole importanza culturale data dalla presenza sul territorio comunale di beni archeologici e pontifici.
Ha il titolo di città ma non i servizi socio strutturali, si è sviluppata negli anni come polo attrattivo turistico, sono aumentate le ricettività alberghiere e di ristorazione ma è finito lì, è aumentata la movida giovanile serale e notturna che si riversa nei pub, bar e ristoranti che circondano il centro. Le attività culturali sono poste in un secondo, terzo piano tra le offerte e le richieste giovanili del posto e del circondario.
Spesso i turisti che arrivano nel centro di Pompei nuova non interessati al Sacro sono delusi nelle aspettative non risolte dell’immaginario creato intorno alla pubblicità relativa alla città vecchia.
Il Sacro
La città nuova
Il sacro ruota intorno alla figura del Beato Bartolo Longo originario di Latiano, nato nel 1841 e morto nel 1926, fondatore dall’imponente Santuario Pontificio e della città nuova. Studiò giurisprudenza all’Università di Napoli, appassionato di lettere e filosofia seguì le lezioni dei professori positivisti fautori della negazione del soprannaturale tra cui Luigi Settembrini, che lo resero anticlericale. Si aggregò ad un gruppo satanista e fu dedito a sedute spiritiche. Vincenzo Pepe, suo compaesano, a cui chiese aiuto per una risoluzione alla vita depressa e dissoluta, lo avvicinò all’ordine dei Domenicani mettendolo in contatto con Padre Radente sua guida spirituale, il quale lo avvicinò alla preghiera, il santo Rosario e alla venerazione della Madonna del rosario e alle opere di carità.
Attraverso le opere di carità conobbe la Contessa Marianna De Fusco, donna caritatevole, possidente di molti beni nella Valle di Pompei, divennero amici e lei rimasta vedova a soli 27 anni con 5 figli e beni da amministrare a Pompei pensò di chiedere al suo amico nelle opere di carità di diventare suo precettore per i beni e i figli, in seguito suo sposo.
Andò a Pompei, il paese aveva circa mille abitanti, ed era in uno stato di abbandono come pure i terreni della contessa, la parrocchia del SS. Salvatore era in rovina.
Vagando un giorno nella valle e osservando il totale sfacelo della zona, demoralizzato, improvvisamente sentì una voce alle spalle che gli disse “Se propaghi il Rosario sarai salvo” seguito da un suono di campana che suonava l’Angelus di mezzogiorno. S’inginocchio su quella terra, iniziò a pregare, ebbe chiara la sua missione, risollevare la valle, attraverso il sacro.
Pensò allora di trovare un’immagine della Madonna del Rosario per costruire un Santuario.
(Continua)