La questione delle detenzioni arbitrarie e illegali in Venezuela, fortemente denunciata da ong e istituzioni internazionali, tocca da vicino anche l’Italia. Le famiglie dei prigionieri politici italo-venezuelani, in una lettera aperta, si sono rivolte al ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, ringraziandolo per la “presa di posizione” assunta a favore della “liberazione dei detenuti” e della “difesa dei diritti umani”. “Sappiamo che l’Italia non resterà a guardare e farà di tutto per garantire la libertà dei nostri cari”, specificano poi i congiunti di Americo de Grazia, Biagio Pilieri, Daniel Echenagucia Vallenilla, Juan Marrufo Capozzi e Perkins Rocha, in un appello nel quale citano anche William Davila, di nazionalità portoghese, Sofia Sahagun e Rocio San Miguel, di nazionalità spagnola, fiduciosi che anche i loro governi possano unirsi alla battaglia di liberazione dei detenuti politici nel paese sudamericano.
I parenti dei prigionieri italo-venezuelani hanno poi chiesto al ministro Tajani un incontro, con il quale poter meglio illustrare lo stato dei fatti e fornire suggerimenti su possibili azioni da intraprendere, mossi dal desiderio di restituire ai propri cari quella libertà compressa “senza alcuna giustificazione”: con il sostegno politico italiano si potrà “avanzare verso una soluzione che garantisca il rispetto dei diritti umani”.
Amnesty International ha già denunciato alla Corte Penale Internazionale le sofferenze patite in Venezuela, citando la detenzione di migliaia di cittadini, definita “arbitraria” e motivata dal loro mero essersi “opposti”; oppure eseguita perché gli stessi sono stati “percepiti come dissidenti del governo di Nicolas Maduro”. Tale situazione, “risultato dell’impunità per le gravi violazioni dei diritti umani e crimini contro l’umanità che il governo di Maduro ha perpetrato per anni”, è definita tragica, e per poterla superare è necessaria un’azione “decisa e immediata”.
Il ministro Tajani a fine ottobre ha incontrato Edmundo Gonzalez Urrutia, principale avversario politico di Maduro, che si trova in esilio forzoso in Spagna, colpito da mandato di arresto per indagini inerenti ad “usurpazione di funzioni” e “falsificazioni di documenti pubblici”. Tajani ha quindi parlato di un tentativo in atto in Venezuela “di soffocare la libertà” ed ha manifestato il proprio impegno, così come quello di tutto il governo, perché si giunga ad una “transizione democratica e pacifica, che corrisponda alla volontà del popolo venezuelano così come espressa nelle elezioni del 28 luglio”. Il riferimento è a queste controverse votazioni, contestate dall’opposizione e da gran parte delle istituzioni internazionali per mancanza di trasparenza e per sospetto di brogli, specie a seguito del possesso di dati secondo i quali Urrutia avrebbe ottenuto la maggioranza dei voti.
L’impegno del governo italiano, nei confronti della situazione venezuelana, è stato infine ribadito attraverso l’istituzione di una “task force permanente” presso la Farnesina, tesa a salvaguardare “la vasta comunità di italiani residenti e di italo-discendenti nel Paese”.