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Principessa Soraya d’Afghanistan: “Con la first lady Rula Ghani puntiamo su donne per rinascita”

Roma – (Aki). “In Afghanistan le azioni di terrorismo che vediamo in Europa si ripetono tutti i giorni” e la situazione è “tragica e terribile”. E’ la denuncia che arriva dalla principessa Soraya Malek di Afghanistan, nipote della regina Soraya e di re Amanullah, che hanno regnato in Afghanistan dal 1919 al 1929.

In Afghanistan, a 14 anni dalla caduta del regime dei Talebani, “non c’è lavoro, c’è uno stato di totale annichilimento da parte della popolazione e la gente scappa perché non c’è futuro, non c’è speranza di sopravvivere. Sono moltissime le donne che muoiono di parto. La situazione non è delle più semplici, ma nonostante questo bisogna mantenere uno spirito positivo”, afferma in un’intervista ad Aki – Adnkronos International.

Ed è per questo che nasce la Soraya d’Afghanistan Foundation , presentata oggi presso il Centro Studi Cappella Orsini a Roma. “Con questa associazione vogliamo che molti dei progetti di cooperazione italiani e stranieri possano tramite la Fondazione fare da ponte con l’Afghanistan”. L’associazione prende il nome della regina Soraya, il “simbolo delle donne dell’Afghanistan”, la regina che negli anni Venti ha promosso molte attività per l’emancipazione delle donne.

E Soraya Malek, che da anni vive in Italia e che ama tornare spesso nel Paese che ha dato le origini alla sua famiglia, gode dell’appoggio di Rula Ghani, Bibi Gul, come gli afghani chiamano la first lady . “Ho la sponda di Bibi Gul – dice Soraya Malek – Sono andata a trovarla a Kabul un mese fa e l’ho vista circondata da donne impegnate, da consigliere per ogni attività femminile, dall’imprenditoria alla sanità, con un’attenzione particolare per gli ospedali ginecologici”.

Oggi in Afghanistan – dopo decenni di guerre – il tasso di alfabetizzazione delle donne sopra i 15 anni rimane del 17%, le bambine iscritte alla scuola primaria sono il 45% e solo l’1% delle ragazze prosegue gli studi, mentre l’87% delle donne ha subito nella vita almeno una forma di violenza fisica, sessuale o psicologica.

L’impegno di Soraya Malek in collaborazione con il Centro Studi Cappella Orsini è valorizzare il vasto patrimonio di saperi tradizionali afghani e la sua trasformazione in prodotti appetibili per il mercato globale, generando reddito e dando nuova fiducia in se stesso al popolo afghano.

Le donne sono le protagoniste del progetto che vuole riproporre, in chiave contemporanea, il modello di sviluppo che avviò negli anni Venti la trasformazione dell’Afghanistan, ricco di minerali e pietre preziose, ma anche di tradizioni artigianali. Un progetto ambizioso con l’obiettivo di riattivare la filiera commerciale puntando sull’artigianato.

“Tutto avviene in territorio afghano. Cercheremo di creare manufatti realizzati dalle donne afghane, prodotti di eccellenza, di primissima qualità – dai vetri soffiati ai ricami, passando per i gioielli, la seta e i lavori in legno. Verranno venduti sia sul web che nelle fiere internazionali”, spiega Soraya Malek, che anticipa la disponibilità di Luciano Benetton “a portare un giorno parte della sua collezione Imago Mundi a Kabul per un’esposizione nei Giardini di Babur”.

Soraya Malek rivela di aver contattato anche Michelangelo Pistoletto perché “non solo gli occidentali devono conoscere la cultura afghana, ma anche gli afghani devono scoprire quella occidentale”. “L’idea è quella che la Fondazione faccia da ponte tra l’Europa e l’Afghanistan per aiutare sia gli afghani che gli occidentali” lungo il percorso di “apertura” e “incontro”. L’Associazione ’debutta’ con tre giorni di incontri dedicati ai testimoni della storia afghana degli ultimi 15 anni, a mostre e proiezioni di video e alla presentazione del libro ’I Lapislazzuli di Band-E Amir’ di Roberto Lucifero.

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Data:

29 Novembre 2015