C’è poco da fare. Quando si tratta di internet la discussione polarizza immediatamente le attenzioni di tutti. La rete è diventato un sinonimo di libertà, di crescita, di arricchimento, di conoscenza, ma è anche un luogo di odio, di inganni, di solitudine.
Internet più di ogni altro medium, sfugge a ogni tentativo di semplificazione.Intellettuali,giornalisti, uomini e donne appartenenti alla politica e alla cultura, tentano quasi giornalmente e con un certo affanno di trovare e discutere di soluzioni atte a estirpare dal mare magnum della rete, le grandi quantità di messaggi inneggianti a odio, estremismo, propaganda, minacce e abusi. I giganti del web rispondono molto spesso con iniziative poco efficaci per metterci una pezza momentanea, giusto il tempo per calmare le acque. A questo punto però è lecito chiedersi se effettivamente il problema per comportamenti immorali e violenti sia internet e i social media, cioè se la causa sia da addebitare alla specifica tecnologia, o invece se derivi dal modus operandi del singolo che artatamente ne fa un uso distorto. Ogni strumento tecnico creato dall’uomo può essere usato positivamente a fini creativi e di progresso, o a fini negativi, in questo caso può dare vita a guerre e a violenza.
Le tecnologie cioè possono facilitare cooperazione e senso di comunità oppure possono agevolare discordia e alienazione. Risiede nelle mani del singolo considerare la forza e l’unicità dello strumento che sta usando e comprenderne la potenzialità e assumere un comportamento etico. Gli strumenti digitali aumentano la visibilità e ingigantiscono falsi problemi, ma nello stesso tempo la stessa rete fornisce anche dei modi per combatterli. Le fake news per esempio non sono certo un problema recente, ma riguarda una questione che è sempre esistita nel mondo dei mass media sin dalla loro comparsa. Stessa cosa si può dire dell’odio e dell’intolleranza online. Il problema nasce all’interno della stessa società in cui viviamo e viene poi riflesso e ingigantito dalla potenza informativa della rete. E’ ragionevole e necessario affrontare la questione cercando di comprendere i motivi delle prese di posizioni di odio nella nostra società e, di conseguenza, in rete. Tutto è da ricercare in una causa scatenante che ha radici off line e che di riflesso si manifesta in rete in un contesto iniziale che prevede la pubblicazione di notizie a volte prive di contesto o diffuse senza la dovuta attenzione e delicatezza attraverso i media di massa.
Ritornano qui le parole di Bauman il quale verificava ormai da tempo l’esistenza di un potere extra territoriale, mentre l’azione dei governi politici rimaneva locale. Nessuno Stato per il filosofo polacco è oggi in grado di definire regole in grado di superare i propri confini e ci troviamo di fronte al paradosso di dover rispondere con soluzioni locali a problemi invece di ordine globale. Accade quindi di riflesso che quando i media non riescono a farci comprendere realmente cosa stia accadendo attorno a noi a causa di un’azione politica ancora alla ricerca di una giusta direzione, si ha bisogno di uno sforzo teorico non indifferente, ovvero ci si sente a disagio, in una parola insicuri, e vivere in un mondo che non si comprende è difficile oltre che pauroso. Per evitare il disagio e distanziare la paura e l’insicurezza creata dai media di massa, ci rivolgiamo ad altre modalità informative, magari più personali, in maniera tale da sentirci leggermente meno a disagio, e attraverso le quali ottenere hic et nunc spiegazioni semplici e chiare. Identità, libertà di espressione, democrazia, verità, sono temi di grande rilevanza oggi come ieri, e oggi come ieri questi valori si traducono in episodi di conflittualità che sfuggono a semplicistiche colpevolizzazioni legate ai (nuovi) strumenti del comunicare, ma risiedono nell’animo, nella coscienza e nell’agire con consapevolezza di ognuno di noi.