E’ il 20 novembre 1989 quando viene approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Convenzione ONU sui diritti dell”Infanzia e dell’Adolescenza. Costruita armonizzando le differenti esperienze culturali e giuridiche, la Convenzione, per la prima volta, enuncia i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i minori. La Convenzione è diventata il trattato in materia di diritti umani con il maggior numero di ratifiche da parte degli Stati. L’Italia ha ratificato la Convenzione con Legge n. 176 del 27 maggio 1991.
E’ il 20 novembre 2013 e, in occasione della Giornata Nazionale per i diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, arriva, come un monito, da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la richiesta al Parlamento di affrontare le emergenze legate alle scelte di affido e di adozioni in Italia.
Secondo i dati dell’indagine conoscitiva della Commissione Bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, si conferma il sostanziale declino delle domande di adozione nazionale (-33%) e internazionale (-22%) e degli affidi (-14%) nel periodo 2007-2011. Il significativo e progressivo calo della disponibilità delle coppie e delle famiglie italiane ad avviarsi sul percorso dell’adozione è sicuramente effetto della crisi generale che interessa l’intera società italiana ed internazionale, ma il fattore economico non ne è l’unica causa. Uno dei deterrenti principali alla scelta di adottare, rilevato dall’indagine della commissione, è costituito dalla complessità e dalla burocratizzazione delle procedure, nonchè da una cultura del sospetto verso le adozioni che, insieme, hanno ridotto la capacità del sistema di realizzare uno dei principi-base su cui si ispira la nostra legislazione: il diritto del minore a crescere in una famiglia.
Partendo dalla convinzione del grande valore sociale ed umano che le famiglie, con i loro progetti di accoglienza, costituiscono per ogni società, è necessario che la politica e le istituzioni del nostro Paese si facciano garanti del diritto fondamentale dei bambini ad avere una famiglia, individuando le soluzioni efficaci per prevenire l’abbandono e fornire a tutti una sistemazione alternativa agli istituti. E’ indispensabile, a tale proposito, in conformità alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’infanzia, che le istituzioni intervengano a rimuovere dall’iter adottivo ogni difficoltà, sofferenza ed ostacolo al fine di migliorare la qualità dell’assistenza per quanto riguarda i servizi d’informazione, la preparazione delle adozioni internazionali, la procedura delle domande di adozione internazionale e i servizi post-adozione.
Non di secondaria importanza, considerata la grave situazione economica in cui versa il nostro Paese, diventa l’azione incisiva di Governo ad intervenire per integrare le adozioni internazionali nelle politiche di sostegno alle famiglie: occorrono, cioè, decisivi interventi che, attraverso, magari, una riforma della fiscalità, come il passare dal 50% al 100 % dello sgravio fiscale per le spese adottive sostenute dalle coppie, agevolino e aiutino la scelta adottiva.
Ad aggravare la grave crisi che investe il mondo delle adozioni, i pregiudizi, ancora radicati in molti operatori del settore, per i quali l’adozione è spesso espressione di un atto di egoismo degli aspiranti genitori, molti dei quali cercano nel figlio adottivo il rimedio alla propria infertilità/sterilità o al fallimento di altri progetti di vita. L’episodio singolare del bambino colombiano adottato da una famiglia abruzzese che, durante la Giornata della Famiglia, si è avvicinato al Pontefice, abbracciandolo, cercando con insistenza le sue attenzioni, sedendosi sulla sedia papale, ha, tuttavia, restituito fiducia al mondo delle adozioni. Gli occhi del mondo hanno riconosciuto in Carlos ogni bambino adottato che manifesta il suo desiderio di essere accolto, considerato e amato. E, inconsapevolmente, Carlos ha rivelato la missione di ogni genitore adottivo: restituire ad ogni bambino quel calore umano che possa favorire una crescita sana e armoniosa. Perchè l’adozione, non è un ripiego all’impossibilità di diventare genitori biologici a causa della sterilità fisica. Piuttosto, l’adozione consegna, ai minori abbandonati, un grande dono: la famiglia, l’unico luogo della società, cioè, dove la persona viene considerata nella sua interezza e totalità.