I dati ISTAT relativi agli investimenti in Italia per la protezione della biodiversità e del paesaggio nel periodo 2016-2022 offrono uno spaccato significativo su come il Paese abbia gestito, in termini economici, un ambito tanto delicato quanto strategico per l’equilibrio ambientale e la qualità della vita. L’analisi coinvolge due categorie principali di attori: da un lato le società come produttori specializzati e secondari, dall’altro le amministrazioni pubbliche e le istituzioni sociali private (ISP). Il quadro generale che emerge è fortemente sbilanciato in favore del settore pubblico, che rappresenta la quasi totalità degli investimenti, mentre il contributo delle società private, pur in crescita, resta marginale in termini assoluti. Nel complesso, l’investimento totale è passato da 2.342,8 milioni di euro nel 2016 a 2.497,6 milioni nel 2022, con un incremento assoluto di 154,8 milioni di euro e una variazione percentuale del 6,61%.
Le società come produttori specializzati e secondari hanno registrato una crescita costante nel periodo considerato. Si parte da un investimento iniziale di 37,9 milioni di euro nel 2016, che cresce fino a 52,2 milioni nel 2022, con una variazione assoluta di 14,3 milioni e un aumento percentuale del 37,73%. Sebbene questi numeri siano positivi, va sottolineato che la quota privata resta comunque inferiore al 3% del totale degli investimenti nel settore. Osservando l’andamento anno per anno, si nota una progressione regolare: +11,87% nel 2017, +2,83% nel 2018, +5,28% nel 2019. Il 2020 è l’unico anno in cui si registra una leggera flessione (-1,96%), probabilmente a causa delle difficoltà legate alla pandemia, che ha rallentato o sospeso numerosi progetti. Tuttavia, nel 2021 e nel 2022 la crescita riprende con +5,11% e +10,36% rispettivamente, segno che il settore ha dimostrato una buona capacità di ripresa. L’andamento positivo e sostanzialmente continuo suggerisce che, nonostante il ruolo marginale, il settore privato mostra un interesse crescente verso la protezione della biodiversità, forse anche per effetto di politiche di responsabilità ambientale, incentivi pubblici o cambiamenti nella sensibilità dei consumatori.
Il quadro si modifica radicalmente quando si guarda alle amministrazioni pubbliche e alle ISP, che costituiscono il fulcro degli investimenti per la biodiversità e il paesaggio. Nel 2016 questi soggetti avevano speso 2.304,9 milioni di euro, cifra che raggiunge i 2.445,4 milioni nel 2022. L’aumento complessivo è pari a 140,5 milioni di euro, corrispondente a una crescita del 6,1% in sei anni. Tuttavia, il percorso non è lineare. Dopo una lieve contrazione nel 2017 (-1,17%), si assiste a un recupero graduale nel 2018 (+1,51%) e nel 2019 (+2,28%). Il 2020 segna un punto di rottura, con una brusca diminuzione degli investimenti pari a 258 milioni di euro (-10,91%), in coincidenza con la fase più acuta della crisi pandemica. Questo calo rappresenta l’episodio più negativo dell’intero periodo, con implicazioni importanti: in un momento di emergenza sanitaria, le risorse destinate alla tutela ambientale sono state ridotte sensibilmente, forse per dare priorità ad altri ambiti ritenuti più urgenti. Tuttavia, a partire dal 2021 si assiste a un’inversione di tendenza: gli investimenti aumentano di 199,7 milioni di euro (+9,48%) e crescono ulteriormente nel 2022 con un incremento del 6,02%, pari a 138,8 milioni. Questa ripresa, che riporta i valori oltre i livelli pre-pandemia, indica una rinnovata attenzione da parte del settore pubblico verso la salvaguardia della biodiversità, probabilmente anche in relazione agli impegni europei assunti nell’ambito del Green Deal e alle linee guida del PNRR.
Sommando i due comparti, il totale degli investimenti per la protezione della biodiversità e del paesaggio in Italia mostra un andamento che, pur presentando delle flessioni, risulta in crescita nel lungo periodo. Si passa da 2.342,8 milioni di euro nel 2016 a 2.497,6 milioni nel 2022, con una crescita del 6,61%. I primi tre anni mostrano una sostanziale stabilità, con una lieve flessione nel 2017 (-0,96%) seguita da incrementi modesti nel 2018 (+1,53%) e nel 2019 (+2,33%). Il 2020 rappresenta il punto di minima, con una riduzione di 258,9 milioni di euro rispetto all’anno precedente (-10,74%). Questa fase di crisi è significativa non solo per l’entità della contrazione, ma anche perché avviene in un contesto in cui i temi ambientali cominciavano a guadagnare centralità nel dibattito pubblico. Tuttavia, la reazione del sistema è positiva: nel 2021 il rimbalzo è vigoroso (+9,39%) e prosegue nel 2022 con un ulteriore +6,10%. L’ultimo biennio rappresenta quindi una fase di rilancio, che potrebbe segnare l’inizio di un nuovo ciclo espansivo, a patto che vi siano politiche coerenti e finanziamenti adeguati.
Dal punto di vista strategico e politico, i dati evidenziano alcune tendenze importanti. Innanzitutto, la centralità della spesa pubblica: oltre il 97% degli investimenti nel settore della biodiversità e del paesaggio è riconducibile a enti pubblici o istituzioni sociali. Ciò significa che la tutela dell’ambiente naturale viene percepita come una responsabilità collettiva e istituzionale più che come un ambito di opportunità economica per il settore privato. In secondo luogo, si nota una resilienza significativa: nonostante la crisi del 2020, i livelli di investimento non solo sono stati recuperati, ma anche superati nei due anni successivi. Questo potrebbe essere il frutto di una maggiore consapevolezza maturata durante la pandemia, in cui il rapporto con la natura è tornato prepotentemente al centro delle riflessioni pubbliche. Inoltre, l’Unione Europea ha dato un impulso notevole attraverso la strategia sulla biodiversità per il 2030, che prevede obiettivi vincolanti per tutti gli Stati membri e promuove una visione integrata della tutela ambientale.
Non meno rilevante è la crescita del contributo privato, che pur rimanendo modesto in termini assoluti, evidenzia una dinamica espansiva interessante. La crescita del 37,73% in sei anni rappresenta un segnale positivo, soprattutto se interpretato alla luce della crescente attenzione delle imprese verso criteri ESG (Environmental, Social and Governance), la domanda dei consumatori per prodotti e servizi sostenibili, e l’evoluzione della normativa ambientale. Se questa tendenza continuerà, si potrà auspicare un ruolo più attivo del settore privato nella gestione e conservazione del paesaggio e della biodiversità, anche attraverso partenariati pubblico-privati e modelli di business basati sulla natura.
In prospettiva futura, sarà fondamentale consolidare questa traiettoria di crescita. Le sfide ambientali imposte dal cambiamento climatico, dalla perdita di habitat naturali, dalla frammentazione del territorio e dall’inquinamento richiedono investimenti strutturali, continui e ben programmati. La sola spesa pubblica non sarà sufficiente: sarà necessario coinvolgere attivamente il mondo imprenditoriale, il terzo settore e la cittadinanza. In quest’ottica, gli strumenti di finanziamento europei come il PNRR, i fondi strutturali 2021-2027, e il nuovo fondo europeo per la natura, potranno rappresentare leve strategiche per rafforzare e ampliare gli interventi già in atto.
In conclusione, i dati ISTAT confermano che l’Italia ha mantenuto nel tempo un impegno costante nella protezione della biodiversità e del paesaggio, con una forte leadership del settore pubblico e un interessante, seppur ancora limitato, contributo privato in crescita. Dopo la battuta d’arresto del 2020, il sistema ha saputo reagire e ripartire, dimostrando una resilienza importante. La direzione è quella giusta, ma servono strumenti, governance e visione per trasformare questo impegno in un vero motore di sviluppo sostenibile.
Protezione della biodiversità e del paesaggio | 2016 | 2017 | 2018 | 2019 | 2020 | 2021 | 2022 | 2016-2022 |
Società come produttori specializzati e secondari | 37,90 | 42,40 | 43,60 | 45,90 | 45,00 | 47,30 | 52,20 | |
Variazione Assoluta | 4,50 | 1,20 | 2,30 | -0,90 | 2,30 | 4,90 | 14,30 | |
Variazione Percentuale | 11,87 | 2,83 | 5,28 | -1,96 | 5,11 | 10,36 | 37,73 | |
Amministrazioni pubbliche e istituzioni sociali private senza scopo di lucro al servizio delle famiglie (ISP) | 2304,90 | 2277,90 | 2312,20 | 2364,90 | 2106,90 | 2306,60 | 2445,40 | |
Variazione Assoluta | -27,00 | 34,30 | 52,70 | -258,00 | 199,70 | 138,80 | 140,50 | |
Variazione Percentuale | -1,17 | 1,51 | 2,28 | -10,91 | 9,48 | 6,02 | 6,10 | |
Totale | 2342,80 | 2320,30 | 2355,80 | 2410,80 | 2151,90 | 2353,90 | 2497,60 | |
Variazione Assoluta | -22,50 | 35,50 | 55,00 | -258,90 | 202,00 | 143,70 | 154,80 | |
Variazione Percentuale | -0,96 | 1,53 | 2,33 | -10,74 | 9,39 | 6,10 | 6,61 |

Aggregati economici per settore istituzionale |
Frequenza: Annuale |
Territorio: Italia |
Fonte: ISTAT |
Link: www.istat.it |
Dati: Milioni di euro |
Aggregato: Produzione di servizi per la protezione dell’ambiente |
Valutazione: Prezzi correnti |
Edizione: Feb-2025 |