Ad Hong Kong è scontro aperto tra polizia e manifestanti. All’improvviso un proiettile fende l’aria e si pianta nel torace di uno degli attivisti coinvolti nella lotta. L’uomo riceve immediatamente soccorso, per poi essere trasferito rapidamente in ospedale. Il video dell’accaduto ha già fatto il giro del mondo: dopo essere stato colpito al braccio, un poliziotto, con una reazione visibilmente istintiva, spara un colpo dritto al torace del suo “nemico”, creando panico e scompiglio. Almeno altre quindici persone, invece, sono rimaste ferite a causa di gas lacrimogeni, di cui il corpo della polizia ha usufruito abbondantemente e brutalmente, per disperdere la folla. I manifestanti, però, non accennano a fermarsi, portano avanti la loro protesta con determinazione e orgoglio.
Tutto ha avuto inizio con la proposta di legge sull’estradizione in Cina. A giugno, la governatrice Carrie Lam, costretta dall’evolversi devastante degli eventi di protesta, aveva annunciato la sospensione della legge, ma ciò non era stato sufficiente a bloccare definitivamente le manifestazioni. Ne è derivato, così, un ritiro formale e ufficiale a settembre. Un gesto significativo, ma non abbastanza incisivo per il popolo cinese, il quale non ha smesso di avanzare le per le strade di Hong Kong e ha continuato, contrariamente, a rivolgere richieste ben specifiche al governo: le dimissioni del capo dell’esecutivo, la creazione di una commissione indipendente che indaghi sulle violenze politiche, la cancellazione dell’accusa di sommossa per i manifestanti arrestati, riforme politiche ed elezioni democratiche.
Il malcontento cinese è dilagante ed evidente, ma nessuno, proprio nessuno, può sottrarsi a convenzioni e formalità: ed è così che, nonostante le proteste in corso, le celebrazioni per il settantesimo anno di vita della Repubblica popolare cinese hanno inizio. “Nessuna forza potrà mai scuotere lo status della Cina o fermare il popolo cinese nella loro marcia in avanti” afferma fiducioso e orgoglioso il presidente cinese Xi Jinping, rivolgendosi alla folla riunita in Piazza Tienanmen per i festeggiamenti. La Cina ha celebrato il settantesimo anniversario della Repubblica popolare con una significativa parata militare, che ha coinvolto circa quindicimila soldati: tra gli altri, sfoggiati 580 carri armati e camion trasportanti missili balistici intercontinentali. “70 anni fa eravamo un Paese debole, ma adesso… adesso siamo una superpotenza!”. Una superpotenza con l’obiettivo finale di riunificare “tutti i figli e le figlie cinesi sotto l’egida della madre patria.”