Putin trionfa
Vladimir Putin trionfa alle elezioni presidenziali in Russia. Con il 40,01% delle schede scrutinate, secondo la Commissione elettorale centrale russa, il presidente uscente ha ottenuto il 74,22% dei voti.
La campagna del presidente parla di “vittoria incredibile”. “E’ il mandato di cui Putin ha bisogno per le future decisioni e ne dovrà prendere molte”, ha detto un portavoce della campagna citato dall’agenzia di stampa Interfax.
Anche se l’affluenza si fermerebbe al 63,7%, in calo rispetto al 65% di sei anni fa e ben al di sotto di quel 70% che era considerato fondamentale per parlare di un successo pieno.
Putin ha ringraziato gli elettori. “Sono un membro della vostra squadra – ha detto, parlando davanti ai suoi sostenitori a Piazza del Maneggio, fuori dal Cremlino – Abbiamo una squadra così potente, con milioni di membri. Grazie“.
“Vi ringrazio molto per il vostro sostegno – ha ripetuto Putin – A quelli che sono qui a Mosca e a tutti gli altri nel Paese voglio dire, grazie per questo risultato”. Un risultato, ha sottolineato, nel quale “vedo il riconoscimento per quello che è stato fatto negli anni recenti, in condizioni molto difficili, vedo la fiducia e la speranza del nostro popolo, che lavoreremo allo stesso modo duramente, responsabilmente e in modo più efficiente”.
Putin ha parlato per la prima volta del caso Skripal. “E’ assurdo pensare che abbiamo tentato di avvelenare Skripal prima delle elezioni e dei Mondiali di calcio” ha detto ai suoi sostenitori.
Poi ha rivendicato che “la Russia, a differenza di altri partner, ha distrutto le armi chimiche”, assicurando che Mosca “è pronta a collaborare, ma questo richiede l’interesse di Londra e finora non è stato così”.
DENUNCE DI IRREGOLARITA’ – L’organizzazione non governativa russa Golos, specializzata nella verifica della correttezza delle elezioni ha denunciato, a fine mattinata, 1764 irregolarità ai seggi, irregolarità soprattutto per gonfiare i dati sull’affluenza alle urne. In particolare, si denuncia che dipendenti e studenti universitari sono stati costretti dai loro datori di lavoro o professori a votare e a portare una foto come prova.
L’oppositore Aleksei Navalny, che ha inviato ai seggi 33mila volontari che fanno capo al suo movimento, in molti casi osteggiati, ha denunciato anche lui centinaia di frodi, soprattutto a Mosca, nella regione di Mosca, a San Pietroburgo e in Bachkiria. Sono stati segnalati casi in cui gli elettori sono stati portati ai seggi in autobus scortati dalla polizia o dai loro datori di lavoro, e di coupon sconti distribuiti ai seggi a chi aveva votato, come a Khabarovsk. In alcuni paesini della Penisola della Kamchatka e della Chukotka l’affluenza è stata del cento per cento.
OSSERVATORI STRANIERI IN CRIMEA – Mosca ha invitato osservatori amici a seguire le elezioni presidenziali anche in Crimea – la Penisola sul Mar Nero annessa alla Russia esattamente quattro anni fa con un passo non riconosciuto dalla comunità internazionale – dove organizzazioni come l’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa non hanno accettato di inviare osservatori.
Sono 43 gli osservatori invitati dalla Duma di stato o dal Consiglio della Federazione in Crimea – dove Mosca ha aperto 1.200 seggi per 1,5 milioni di persone – ha reso noto l’agenzia russa Tass, citando il responsabile locale della Commissione elettorale, Mikhail Malysiev, e la direttrice della Commissione, Ella Pamfilova.
Gli osservatori a Sebastopoli, solo un paio dei quali sono citati, provengono da venti Paesi – fra cui Gran Bretagna, Stati Uniti, Ucraina, Italia, Austria, Afghanistan Venezuela, Germania, Danimarca, Israele, Spagna, Cipro, Lettonia, Libano, Pakistan, Malaysia, Serbia, Francia, Finlandia e Svezia.
Gli italiani sono almeno due, ha confermato all’Adnkronos l’analista Anton Shekhovtsov, specializzato nei rapporti fra Mosca e i partiti euroscettici europei e autore del saggio ’Russia and the Western Far Right’ appena pubblicato.
Trump: “McCabe? Fake memo”
Donald Trump all’attacco di Andrew McCabe, il vice direttore dell’Fbi licenziato due giorni fa a poche ore dalla pensione. Il presidente ha contestato quanto sostenuto da McCabe, che ha rivelato di aver preso nota degli incontri avuti con Trump e di aver consegnato questi appunti al procuratore speciale del Russiagate, Robert Mueller.
“Ho passato molto poco tempo con Andrew McCabe – ha scritto il presidente su Twitter – ma non ha mai preso appunti quando era con me. Non credo che abbia dei memo, se non per la propria agenda. Le stesse bugie di James Comey (il direttore dell’Fbi licenziato un anno fa da Trump, ndr). Possiamo chiamarli fake memo?”.
E su Comey, in un tweet precedente, il presidente aveva scritto: “Wow, abbiamo visto Comey mentire sotto giuramento quando gli è stato chiesto, ’è mai stato una fonte anonima… o conosce qualcun altro che sia una fonte anonima’? Ha detto in modo forte, ’mai, no’. Ha mentito”.
Erdogan: “Preso il controllo di Afrin”
L’esercito turco e i ribelli dell’Esercito libero siriano hanno preso “il pieno controllo” del centro della città di Afrin, nell’omonima enclave curda nel nord della Siria, dove Ankara ha lanciato il 20 gennaio scorso l’offensiva ’Ramo d’Ulivo’. Lo ha annunciato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, secondo cui le unità sono entrate ad Afrin alle 8.30 ora locale, nel 58esimo giorno dell’operazione, innalzando le bandiera della Turchia e dell’Esl.
“Il corridoio del terrore è stato spezzato in quattro punti”, ha scandito Erdogan, che ha parlato a una cerimonia commemorativa della battaglia di Gallipoli, durante la Prima guerra mondiale, nella provincia di Canakkale, in un riferimento ai tentativi delle Unità curde di protezione del popolo (Ypg), che Ankara ritiene un gruppo terroristico, di creare un corridoio tra Siria e Turchia.
Il presidente turco ha poi tenuto ad assicurare che nel corso dell’operazione è stata data “massima attenzione alla protezione dei civili”, perché l’obiettivo dell’Esercito non era “un intervento militare, ma il raggiungimento della pace” e lo “sradicamento” dei gruppi terroristici. Quindi Erdogan ha promesso che la Turchia farà tutto “il necessario per riportare nelle loro case al più presto possibile la gente della regione che vive nel nostro Paese o in altri posti”.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, che pure aveva dato la notizia del pieno controllo di Afrin da parte delle forze turche e dei ribelli siriani loro alleati, restano tuttavia delle sacche di resistenza in città da parte dei miliziani curdi, che rifiutano di arrendersi.
Gli stessi attivisti hanno riferito che i ribelli siriani hanno abbattuto ad Afrin una statua di Kawa, personaggio leggendario curdo che simboleggia la resistenza contro la tirannia, eretta quattro anni fa.
“La nostra guerra contro l’occupazione turca e le forze militanti chiamate Esercito libero siriano è entrata in una nuova fase, passando dal confronto diretto a una tattica colpisci e scappa”, si legge in una nota delle Forze democratiche siriane (Sdf), dopo l’annuncio di Erdogan.