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Quando le parole non bastano a colmare un dolore

È difficile rappresentare con le parole il dolore che si è provato nell’apprendere la notizia dell’incidente occorso al veivolo Tupolev Tu-154 il quale, appena decollato da Sochi con destinazione Siria, è precipitato nel Mar Nero durante la nottre tra il 24 e il 25 dicembre. Sul velivolo viaggiavano 84 passeggeri e otto componenti dell’equipaggio. Oltre a militari (Il Coro dell’Armata Rossa) e giornalisti, anche Elizaveta Glinka, nota responsabile di una fondazione umanitaria.

cms_5270/Flag_of_Abkhazia.jpgTuttavia, nonostante la contingenza dei fatti portasse ad avere un giusto e sentito sentimento di cordoglio, oltre ad una matura prudenza in merito alle ipotesi paventate all’origine dell’incidente occorso, una testata giornalistica italiana, citando fonti non meglio specificate nel ricostruire una delle predette ipotesi, ovvero quella dell’abbattimento del veivolo per mezzo di un missile, ha, in maniera subdola e ambigua, insinuato che la vicinanza del luogo dell’incidente al territorio abcaso, farebbe pensare (e mai condizionale fu più ambiguo) a questo territorio come base di partenza del missile. Tale notizia è destituita di ogni fondamento.

cms_5270/grittani_blog.jpgE l’infondatezza – così come afferma il Fondatore e Presidente dell’ Osservatorio Diplomatico Internazionale, Vito Grittani – sarebbe confermata dal ritrovamento della scatole nera del Tu – 154, dalla quale è emersa la natura fortuita della tragedia. È risultato, infatti, che la spinta dei reattori non è stata sufficiente a mantenere la portanza delle ali; il jet ha così rallentato sempre più fino ad entrare in stallo e a precipitare. A conferma, nessuna traccia di esplosivo sui corpi e sui resti del velivolo.Però, nonostrante la palese infondatezza della ricostruzione operata dal giornalista e senza l’attesa degli opportuni accertamenti, la medesima è stata rimbalzata su un profilo social di un soggetto. Orbene – conclude Grittani – occorrerebbe avere maggior senso di responsabilità nell’affrontare certe tematiche, evitando di seminare odio fra i popoli, già impegnati in un lento, ma vigoroso cammino di autonomia, come quello abcaso. Siamo convinti che la popolazione abcasa sia tutta stretta al dolore della “sorella Russia”. I popoli, molto spesso, danno la dimostrazione di una maturità e di una coerenza invidiabili.

Nella speranza che il 2017 sia un nuovo anno improntato alla Pace.

FELIX SIT ANNUS NOVUS

Data:

7 Gennaio 2017