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Quer pasticciaccio brutto de la monnezza romana

Le opinioni cambiano in fretta. È un asserto che tutti i politici dovrebbero ben tenere a mente ora che i tempi si fanno sempre più contratti.

Che sia l’incedere del salto quantico? Più probabile quello della recessione che renderebbe insofferente anche il più paziente abitante della Terra.

Il popolo è esasperato. Ha bisogno di fatti e li vuole subito.

Eh si perché se il piglio deciso e un po’ giustizialista in una capitale messa in ginocchio dal malaffare, ha saputo dimostrarsi, in campagna elettorale, un’efficace strategia di marketing, ora siamo alla prova più difficile. Quella dell’abilità. E se i romani nicchiano, ma ancora non mordono, i britannici affondano.

Così il sindaco Raggi se a giugno scorso aveva incassato un endorsement inatteso dal Financial Times, viene ora dallo stesso pesantemente criticata.

“La puzza di Roma peggiora – recita un articolo uscito qualche giorno fa a firma di James Politi – I traboccanti bidoni della spazzatura della città diventano l’ultimo punto di esplosione della politica italiana”.

Brutta storia. Soprattutto ora che il Movimento sulla gestione di Roma si gioca la possibilità di governare l’Italia.

Il quotidiano sottolinea come la Raggi abbia vinto le elezioni con “la decisiva promessa di pulire Roma”, sia “letteralmente” che “rimuovendo corruzione e cattiva gestione”. Ma “a sole sei settimane sta lottando per cercare di metter insieme le sue promesse.Non solo è incapace di rendere pulita la città, ma è finita nel mirino per aver assunto Paola Muraro”.

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Al centro della controversia c’è lei, la consulente 52enne che per 12 anni ha lavorato in Ama. È stata addetta al controllo degli impianti dei rifiuti.

“La donna giusta per sistemare la ‘monnezza’ romana” devono aver pensato Paola Taverna e Stefano Vignaroli, i due membri del direttorio che ne hanno caldeggiato la nomina. Forse proprio in virtù della sua conoscenza della municipalizzata.

Muraro ha guadagnato in quell’azienda più di un milione di euro e, come se non bastasse, ha un contenzioso aperto di duecentomila.

Una volta eletta non ha risparmiato fendenti al presidente Daniele Fortini, incolpato, in diretta streaming, di essere il responsabile della sporcizia in città.

“C’è una cosa che non capiamo: come ha fatto l’assessora all’ambiente ad accorgersi di tutto questo solo ora? La Paola Muraro che oggi accusa l’Ama di non saper fare il proprio lavoro, non è forse la stessa che per 12 anni è stata a libro paga dell’Ama stessa?” si legge sul Corriere della Sera che le ha poi dedicato una lunga intervista.

“Se non mi ero accorta che qualcosa non andava? Ho un mio dossier che tirerò fuori nel momento in cui me lo chiederanno”.

“Se era a conoscenza di inadempienze – controbatte Fortini – avrebbe dovuto segnalarle alla procura e poi dimettersi dall’incarico. Lei non era una consulente come tutti gli altri: aveva un ruolo quasi dirigenziale”.

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Così prima ancora di illustrare il suo programma di risanamento, l’assessora è già stata investita da una polemica che rischia seriamente di non finire qui.

Nel botta e risposta di questi giorni, il sindaco prova a calmierare gli animi: “Tra 20 giorni la capitale sarà pulita”.

Chi conosce Roma sa che è una promessa impegnativa. Molti si inalberano, altri sorridono di fronte a cotanta disarmante ingenuità. La stessa riflessa dal sorriso sereno che spesso illuminava il volto di Ignazio Marino.

Cambiare modello per uscire dall’impasse

L’Ama con quasi ottomila dipendenti, ha debiti per più di 600 milioni di euro. E gli operatori asseriscono di lavorare già ora al massimo delle loro possibilità.

Ecco perché più di qualcuno suggeriva di cambiare registro e valutare seriamente un’ipotesi di quotazione in borsa.

La difficile contingenza economica avrebbe dovuto sollecitare una nuova forza politica, intenzionata davvero al risanamento, a considerare ciò che nessuno prima d’ora aveva mai fatto: la traslazione verso un sistema meno basato sulle banche e più sul mercato. Ciò in linea generale.

Il comparto delle municipalizzate, nello specifico, è stato interessato negli ultimi quindici anni da profonde trasformazioni. Ha acquisito maggiore autonomia dall’amministrazione locale e opera sempre più alla stregua di imprese private, in accordo con le regole di mercato, spesso in competizione con operatori pubblici e privati.

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Lo sviluppo al suo interno di unità produttive richiede capitali ingenti. Esigenze queste enunciate che ben si coniugherebbero con l’apertura al mercato finanziario e la valutazione della quotazione in borsa.

Eppure quando Fortini nel 2015 ne parlò con Causi si vide chiudere la porta in faccia.

“Non c’è nessuna monoutility italiana del settore rifiuti quotata in borsa – le parole dell’allora vicesindaco – eppure in Italia ce ne sono di molto più efficienti rispetto Ama”.

Vero è che il mercato dei rifiuti andrebbe meglio regolato.

L’ex sindaco Marino aveva invece considerato favorevolmente l’ipotesi quotazione per la municipalizzata romana dei rifiuti, prendendo a modello quello utilizzato con successo da Acea.

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Virginia Raggi è sempre stata contraria. Almeno stando alle parole profferite durante la campagna elettorale.

Ma lasciare le cose così come stanno vorrebbe dire perpetrare quel modello fallimentare che a Roma l’ha sempre fatta da padrone e che ha permesso l’insinuazione nelle sue falle di infiltrazioni putrescenti.

Imporre invece un format gestionale differente, che implichi anche un maggiore controllo, potrebbe, oltre che contribuire al risanamento di buona parte delle casse, correggere quella false flag del perenne stato d’emergenza che al mondo di mezzo ha fruttato milioni.

È stato proprio Ignazio Marino a raccontare che un impianto per la separazione dei rifiuti indifferenziati, non lavorabili altrove, fruttava 175mila euro al giorno.

Ma la Raggi ora ha forse qualcosa di più urgente a cui pensare. Ad esempio come mantenere la promessa di rimuovere, entro venti giorni, la sporcizia dalle strade. E dato che a Roma non ci sono tappeti sotto i quali nasconderla, l’impresa potrebbe risultare assai complicata…

Il consiglio straordinario richiesto dalle opposizioni

Intanto oggi si è tenuto il primo consiglio straordinario sui rifiuti per discutere anche del caso Muraro.

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“In primo luogo occorre affrontare la crisi dei prossimi sei mesi in cui ci hanno trascinato. Noi siamo chiamati a fronteggiare uno stato di crisi sistemica con scarse risorse e tempi estremamente ridotti, dovendo sempre lavorare con il rischio sanitario dietro l’angolo” ha detto il sindaco, non dimenticando di ringraziare gli operatori Ama che “non hanno avuto paura di rimboccarsi le maniche”. Vicinanza a Luigi Duraccio e Fabrizio Severino, aggrediti durante ilservizio.

“Entro il primo semestre del 2015 l’Ama sarebbe dovuta arrivare alla piena efficienza impiantistica, invece esporta rifiuti verso il Nord e oltre confine. […] Roma organizza 4mila viaggi all’anno con un costo di 80 milioni di euro l’anno. Potevamo dotarci di impianti di proprietà e non è stato fatto”.

Sottolinea come la città le sembri più pulita e si dice certa che i romani lo vedano. Ma basta fare un giro per i quartieri per osservare che la situazione dalla precedente amministrazione a oggi non è cambiata.

Parla della Muraro che domani si recherà in Regione per iniziare a lavorare alla creazione di un tavolo istituzionale permanente che includa anche Prefettura e la stessa Ama. “Non si può eccepire – sottolinea – che non sia competente, forse è diventata troppo scomoda?”

Data:

10 Agosto 2016