Dopo un anno e mezzo di sperimentazione, il risultato ottenuto ha ripagato la tenacia di queste quattro studentesse del corso di laurea magistrale in Scienze e tecnologie alimentari dell’Università di Udine. L’uovo vegano è infatti il centesimo brevetto della fucina di talenti friulana. Nato con le caratteristiche organolettiche di un uovo sodo di gallina, in realtà il prodotto è composto interamente da ingredienti di origine naturale e vegetale, per lo più proteici: farine di diversi legumi, oli vegetali, un gelificante e un sale speciale.
Da oggi, i vegani – ma anche coloro i quali soffrono di ipercolesterolemia o celiachia – hanno un alleato in più da introdurre nella loro dieta. L’uovo si presenta come un prodotto refrigerato, pronto al consumo. Data la sempre crescente richiesta del mercato, sarà distribuito non solo nei negozi alimentari biologici specializzati, ma sull’intera catena di distribuzione.
E mentre Francesca Zuccolo, Greta Titton, Arianna Roi e Aurora Gobessi brindano al risultato, l’Ateneo si prepara ad avviare l’iter per la commercializzazione del brevetto. “Il raggiungimento del centesimo brevetto – dichiara Antonio Abramo, delegato ai brevetti – è un traguardo importante per un Ateneo giovane come il nostro. Ci rende particolarmente orgogliosi perché frutto della fantasia inventiva di quattro giovani studentesse”.
Monica Anese, docente di scienze e tecnologie alimentari all’Ateneo di Udine, ha così commentato: “Il progetto è teso a sperimentare nuove modalità di erogazione della didattica, il cui scopo è di favorire il trasferimento delle conoscenze teoriche sul piano applicato e ottenere un riscontro diretto dal mondo produttivo, mettendo in gioco non solo competenze professionali ma anche abilità personali, quali le capacità comunicative e la disposizione al lavoro di gruppo”.
Il lavoro di queste quattro giovani e fervide menti si inserisce in uno dei temi più dibattuti da quando il benessere generale ha progressivamente peggiorato il nostro stile di vita, con abitudini e comportamenti alimentari ai limiti del salutare. Il tema della correlazione causa-effetto tra alimentazione e colesterolo è tra i più dibattuti. In un parallelo preoccupante, alle tavole rotonde di esperti del settore si affiancano fake news e consigli dell’ultima ora che assicurano di detenere il segreto di una improbabile vittoria sul colesterolo killer.
La superficiale demonizzazione dei grassi, che li bandisce da diete inadeguate, può essere un grave errore. Secondo i ricercatori dello studio Pure, presentato al congresso della Società europea di cardiologia (Esc), limitare l’assunzione dei grassi non migliorerebbe il nostro stato salute. “Maggiori benefici si potrebbero ottenere riducendo l’apporto dei carboidrati al di sotto del 60% dell’energia totale e aumentando i grassi totali fino al 35%”: questo quanto commentato da uno degli autori dell’analisi, Mahshid Dehghan, ricercatrice presso il Population Health Research Institute della McMaster University (Canada).
Su una cosa i cardiologi sono unanimemente d’accordo: il colesterolo, in particolare quello cattivo (l’LDL), è alla base del processo di formazione delle placche nelle arterie ed è il principale responsabile di infarto, ictus e malattie vascolari periferiche che rappresentano la principale causa di morte in Italia e nel mondo. Livelli alti fin dalla giovane età aumentano questo rischio.
Secondo Alberto Zambon, lipidologo e docente di Medicina Interna all’Università di Padova, l’alimentazione non sarebbe così importante nella lotta contro il “grasso cattivo”. “I livelli di colesterolo nel sangue sono influenzati da fattori genetici e ambientali – spiega infatti – molto spesso è l’interazione tra questi a determinarne i valori”.
Due i perentori suggerimenti degli esperti che devono scandire i ritmi della nostra vita: camminare 30 minuti al giorno (almeno) e non fumare. Migliorare dieta e stile di vita serve a rafforzare la prevenzione. In caso di mancata risposta sostanziale, diventa indispensabile ricorrere ai farmaci.
Per capire se le arterie sono in pericolo basta un’analisi del sangue. “Il colesterolo alto – prosegue Zambon – non da sintomi, è un killer silenzioso ma molto efficace”. Il consiglio è di rivolgersi al proprio medico per la valutazione del quadro completo: colesterolo totale, Ldl e Hdl, trigliceridi.
Il rientro dalle vacanze rappresenta un momento di delicato ritorno ai piccoli gesti quotidiani volti a riequilibrare l’organismo.
“Durante le vacanze si abusa di molti cibi, si mangia male e troppo, e si innesca così un meccanismo dannoso che crea uno squilibrio ormonale, facendo crescere soprattutto l’insulina” – spiega Sara Farnetti all’Adnkronos. La specialista in medicina interna e nutrizione mette in guardia dalle diete che fanno tendenza. “Ad esempio quella detox – spiega l’esperta – ci porta a mangiare tanta frutta che, in realtà, è dolce e contiene carboidrati. Oppure la dieta iperproteica: le proteine fanno aumentare l’insulina, mangiarne troppe inizialmente può far dimagrire, ma non ci fa guarire dallo squilibrio ormonale”.
La strategia migliore in questo momento? Secondo la specialista, è importante cercare di ridurre l’assunzione di carboidrati, evitando di mescolare frutta, pane e pasta. Attenzione però, perché molto spesso i carboidrati possono trovarsi nascosti in bibite come il thè freddo, i centrifugati, le spremute….
“Un carboidrato a pasto, che può essere una fetta di pane, un piatto di pasta o una patata, serve a completare una corretta alimentazione” – prosegue Farnetti – “in questo modo riequilibriamo gli ormoni, piuttosto che mangiare poche calorie e tagliare i grassi che, invece, servono a tenere sotto controllo la fame, rendono le pietanze più buone e gustose e hanno un effetto epigenetico, con conseguenze positive sul genoma e sull’allungamento della vita. Lasciamo anche l’olio per condire e inseriamo un alimento proteico in un pasto al giorno per spezzare la fame, ma senza esagerare, altrimenti ricadiamo nell’errore ormonale che ci ha portato ad ingrassare durante le vacanze. L’acqua poi, bisogna sorseggiarla – precisa – perché favorisce la diuresi, ma non deve essere considerata come un sistema per dimagrire”.
Un altro falso mito riguarda le pietanze senza glutine e senza lattosio: l’esperta mette in guardia dal pericolo di un uso improprio dei prodotti. “I prodotti senza glutine sono più dolci, hanno alti livelli di zuccheri, senza non vuol dire che faccia bene. Un cibo senza glutine può agevolare il rene in quanto la mancanza di componente proteica facilita la diuresi, ma allo stesso tempo è più zuccherino. Dobbiamo ascoltare la nostra fame e rispondere in modo intelligente. Bisogna mangiare cibi che ci sazino e che non stimolino gli ormoni. E’ errato, per esempio, addentare una mela: meglio piuttosto due o tre noci fresche, mandorle, o un pezzo di cioccolato extra fondente perché ci aiutano a limare il digiuno, a tenere buoni gli ormoni e a togliere la fame”.
Dunque, corriamo a fare la scorta degli alimenti suggeriti dall’esperta, ma attenzione: mangiarli tutti in una volta pregiudica il risultato!