Centrodestra, Meloni all’attacco: “Va rifondato”
Il giorno dopo il Mattarella bis il centrodestra prova a rimettere insieme i cocci, ma trova solo macerie. Giorgia Meloni torna all’attacco e va dritta al punto: ’’Da questa elezione la coalizione ne esce a pezzi, per quanto mi riguarda, a livello parlamentare non esiste più, si è polverizzato pur essendo maggioranza nel Paese, va rifondato e da oggi io lavoro a questo, nulla è perduto…’’.
Non lo dice apertamente ma c’è l’ha non solo con Fi e i centristi che hanno fatto venir meno i voti decisivi alla candidatura della Casellati dove si è consumata la prima vera frattura, ma anche con Matteo Salvini, che alla fine ha preferito virare sulla ’riconferma’ dell’attuale capo dello Stato: ’’Con questo Parlamento non puoi decidere niente di buono, non è più rappresentativo. Ricordo che all’ultimo vertice di coalizione eravamo tutti, ripeto tutti, contrari alla rielezione di Mattarella. Tanto che ho fatto una battuta: ’non possiamo votare no a Mattarella’, poi non so che è successo, e ancora non lo so…’’, avverte la leader di Fdi che ironizza sui 5 stelle postando un video sui social, dove ’’chiedevano l’impeachment di Mattarella’’. Parole pesanti, pesanti come un macigno sulla tenuta di un’alleanza che ai più sembra difficilmente ricomponibile.
Tajani: “Forza Italia voleva Casini, poteva avere delle chance”
’’Il politico che noi potevamo votare era Casini. Prima di arrivare al Mattarella bis Casini secondo me poteva avere qualche chance… Abbiamo poi esaminato la rosa della sinistra, non si è trovato l’accordo su un nome politico e quindi abbiamo deciso di andare su Mattarella…’’. Lo ha detto Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Fi, sottolineando tuttavia che “’Mattarella non è un commissariamento della politica, è una scelta…’’. Chi ha dato il colpo decisivo, chi ha affossato Casini nel centrodestra? ’’Lo ha detto Salvini che non voleva, ma credo avesse qualche dubbio anche Conte…’’.
Parlando della candidatura di Belloni, Tajani spiega che non c’è “nulla di personale, stimo tantissimo la signora Belloni ma abbiamo sempre detto, mai un tecnico che si aggiunge a un altro tecnico, Draghi, a palazzo Chigi. E abbiamo spiegato che noi volevamo un politico, altrimenti Mattarella bis. Noi diciamo che il capo dei servizi segreti deve fare bene il capo dei servizi… ’’. ’’Non siamo d’accordo che il capo dei Servizi segreti possa fare il presidente della Repubblica… Stimo tantissimo la signora Belloni, che sta facendo benissimo il suo lavoro, ma non credo che il capo dei Servizi possa andare al Colle’’.
E ricostruendo le manovre che hanno portato al Mattarella bis aggiunge: “Vi sto raccontando la verità… La Lega aveva fatto una scelta molto chiara, una scelta che mi sembrava fosse anche del Pd e di M5S, di andare su una figura tecnica per il Colle, la figura del capo del Dis… E’ uscito su tutte le agenzie, non l’ho inventato. La Belloni era nella lista… Salvini ci ha detto: ’Noi andiamo sul nome della Belloni’ e mi sembrava che anche Fdi fosse d’accordo su questo… Ma noi di Fi abbiamo detto chiaramente a Salvini che non volevamo la Belloni, perché sin dall’inizio noi volevamo un politico al Colle e non un altro tecnico’’, con Draghi confermato a palazzo Chigi. “Tutte le forze di maggioranza, tutti i partiti che sostengono il governo Draghi, hanno deciso alla fine di convergere su Mattarella dopo una settimana di confronto. Questo certamente non indebolisce il governo, anzi… Il fatto che tutti assieme abbiamo deciso di puntare sul bis di Mattarella, è chiaro il governo non ne esce certamente indebolito”.
Tajani ha poi ribadito che “nel governo non c’è una delegazione di centrodestra, c’è una delegazione della Lega e una di Fi… Noi chiediamo ora che il governo lavori con più forza. Non abbiamo proposto nessun cambiamento’’ alla nostra squadra a palazzo Chigi. ’’Non abbiamo chiesto di cambiare nessun ministro. Se poi lo chiede la Lega, non ci riguarda, non è un nostro problema…’’.
’’Il centrodestra non è un monolite. La Lega è una forza autonoma, ma Senza Fi e senza l’area moderata e popolare, che fa riferimento al Ppe, il centrodestra non sarà mai un centrodestra credibile e di governo…’’. ’Abbiamo sempre detto che Draghi doveva restare a palazzo Chigi. Noi vogliamo andare avanti nel sostenere il governo Draghi per grande senso di responsabilità. Io sto benissimo dove sto….’’, ha detto, sottolineando poi che “con la legge elettorale maggioritaria è ovvio che centrodestra sarà unito’’ e si ’’presenterà unito alle elezioni’’.
Salvini convocherà consiglio federale
Nei prossimi giorni Matteo Salvini convocherà il Consiglio Federale della Lega. All’ordine del giorno, anche una profonda riflessione sul centrodestra dopo quanto successo a proposito di Quirinale e i troppi voti mancati per la Presidente del Senato Elisabetta Casellati.
Le capriole del segretario Salvini, avvitato in un gioco “dove forse ho peccato di lealtà e generosità”, come lui stesso ha ammesso, non sembra siano piaciute neanche al fronte dei governatori, a Massimiliano Fedriga, Luca Zaia non vedevano l’ora di tornare nei territori, dopo questa parentesi nella Roma dei palazzi. Il giorno dopo qualcuno non si capacita ancora per la “gestione convulsa” dell’elezione per il settennato: “Siamo passati a votare all’improvviso Mattarella, dopo esserci astenuti, passando per il flop della Casellati”, spiega un deputato che chiede l’anomimato.
Salvini intende ragionare sul futuro della coalizione, con chi è sinceramente interessato, per costruire un progetto di medio-lungo termine. Lo riferiscono fonti della Lega.
M5S, è duello Conte-Di Maio
Si alza il livello dello scontro all’interno del Movimento 5 Stelle tra contiani e dimaiani. La partita del Quirinale ha lasciato scorie pesanti, alimentate dalle dichiarazioni delle ultime ore. Interpellato dai cronisti all’uscita della sua abitazione romana, il leader pentastellato Giuseppe Conte replica al ministro degli Esteri Luigi Di Maio sulla necessità di una “riflessione interna”, chiesta a gran voce dal titolare della Farnesina dopo il ’naufragio’ dell’ipotesi Belloni e la rielezione di Sergio Mattarella: “L’ho detto prima io, a dire il vero. Lui ha risposto a me, quindi il chiarimento ci sarà senz’altro. Di Maio in particolare avrà la possibilità di chiarire il suo operato e la sua agenda, se era condivisa o meno”. Di Maio ha parlato di “fallimento” di alcune leadership, ma Conte ribatte che l’ex capo politico grillino “era in cabina di regia, come ministro l’ho fatto partecipare. Chiarirà i suoi comportamenti, ma non a Conte, agli iscritti”.
Parole che rimbalzano all’impazzata nelle chat dei ’dimaiani’, nelle quali circola anche una sorta di contro-narrazione sul caso Elisabetta Belloni, la direttrice del Dis finita nel toto-nomi quirinalizio e sulla quale, nelle ultime ore della febbrile trattativa tra i partiti, si stava per raggiungere l’intesa finale, poi naufragata a causa dei veti incrociati. Il messaggio veicolato da alcuni parlamentari ’dimaiani’, promette di spiegare “la verità sul caso Belloni”. Nel testo vengono messe in fila “tutte le dichiarazioni delle forze politiche dopo che Salvini ha fatto capire che il nome era quello della Belloni”.
La crono-storia del caso Belloni ripercorre la serata del 28 novembre e parte dalle due dichiarazioni Salvini e Conte sulla possibilità di una “presidente donna” (la prima alle 20.16, la seconda delle 20.18). “A questo punto – si legge ancora – i partiti di maggioranza iniziano la batteria contro la Belloni”: seguono le dichiarazioni di Marcucci (Pd), Renzi (Iv), Forza Italia, Leu, Coraggio Italia, Sinistra Italia-Europa Verde. “Alle 21.34 esce Grillo su richiesta di Conte” a sostegno del nome di Belloni, viene sottolineato nello stesso testo. Ma i no alla numero uno del Dis non si fermano. “Dopo che tutti hanno bruciato il nome di Elisabetta Belloni, è uscito Di Maio per difenderla”, rimarcano i ’dimaiani’. Sono le 22.21 e la candidatura di Belloni sembra ormai quasi definitivamente naufragata.
Nel M5S la battaglia è iniziata. E si parla di resa dei conti ormai prossima, se non addirittura di scissione. Duro il giudizio del deputato dimaiano Gianluca Vacca a proposito della strategia adottata dal Movimento nel test quirinalizio: “Evidentemente qualcosa non ha funzionato dal punto di vista strategico. Innanzitutto andrebbe convocata una vera assemblea, Conte deve rispondere alle nostre domande. Credo che il muro contro muro non serva a nulla, serve un chiarimento trasparente. La nostra strategia è stata deficitaria nella partita del Quirinale”, dice Vacca. E a chi gli chiede di un possibile congresso, risponde: “Un’assemblea non basterà, serve sicuramente un chiarimento ampio su tutte le dinamiche degli ultimi giorni e in generale sulla gestione del M5S, poi vedremo che strada prendere dopo il chiarimento”.
Ma sono soprattutto i vertici a pretendere un “chiarimento” da Di Maio. “Come ha annunciato il presidente Conte, è la comunità degli iscritti del Movimento 5 Stelle che merita adesso spiegazioni. Si era concordata una strategia in cabina di regia e poi ci siamo trovati sul campo di gioco con alcuni dei nostri grandi elettori che lavoravano ad altri obiettivi non condivisi. Tra le proposte concordate c’era anche l’opzione di una donna al Quirinale di alto profilo e super partes. Nel corso delle trattative abbiamo lavorato, sempre d’accordo con i capigruppo di Camera e Senato, anche a questo traguardo storico per il Paese”, spiega il vicepresidente del Movimento, Mario Turco.
“Sapevamo -osserva Turco- che non era semplice e che avremmo dovuto superare ostacoli nelle altre forze politiche. Non sapevamo però della contrarietà di qualcuno non manifestata all’interno della cabina di regia. E’ giusto adesso render conto di quanto accaduto e aprire ad un confronto trasparente”. In serata arriva la versione di Di Maio. “Decisioni in cabina di regia? Non si è mai parlato di fare annunci roboanti su presunti accordi raggiunti con Pd e Lega, oggi smentiti anche dal segretario dem Letta. Non si provi a scaricare le responsabilità su altri. E’ chiaro che ci sono diversi aspetti che vanno chiariti”, attacca il titolare della Farnesina.
Di Battista difende Conte
Dopo l’affondo di Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista interviene per difendere il leader del M5S Giuseppe Conte. “Racconterò ovunque (forse oggi mi crederà qualcuno in più) verità successe in questi mesi e in questi ultimi giorni perché ne sono stato testimone oculare… Dico che da anni è necessaria una riflessione politica all’interno del Movimento ma è vigliacco mettere oggi sul banco degli imputati l’ultimo arrivato che al netto di idee diverse su alcune questioni considero persona perbene e leale”, scrive su Facebook l’ex deputato M5S riferendosi, senza però menzionare il ministro degli Esteri, alle dichiarazioni rilasciate ieri da Di Maio, il quale ha chiesto una riflessione interna al Movimento 5 Stelle.
La versione Pd su ’caso Belloni’
Alla fine di tutto, dopo la standing ovation del Parlamento al bis di Sergio Mattarella, i selfie in Transatlantico e il nuovo soprannome conquistato per Enrico ’the winner’ Letta, resta un giallo in particolare sulle concitate fasi della complicatissima trattativa sul Colle. Il caso Belloni. O meglio il ruolo di Letta nella partita sul nome della dirigente generale del Dis. Matteo Salvini e Giuseppe Conte affermano che il segretario Pd fosse d’accordo. La versione dem, però, è del tutto diversa.
La riferiscono diversi esponenti Pd che in quelle ore hanno seguito in prima persona la vicenda. “La cosa è andata così”, la vicenda viene riferita così come la raccontano nel Pd. Versione che la comunicazione M5S, smentisce categoricamente.
Ecco il racconto che gira in casa dem. “Il nome di Belloni ballava in giro da giorni, particolarmente sostenuto dai 5 Stelle. Anche attraverso organi di informazione, pure televisivi, ’amici’. E noi iniziamo tutti ad avvertire i 5 Stelle sui rischi politici e istituzionali di proporre il capo del Dis”. Letta, spiegano le stesse fonti, in tutti i confronti aveva sempre detto che se si fosse trovata una convergenza su una personalità femminile di alto profilo “sarebbe stato un valore aggiunto” ma “senza mai fare un nome”.
A metà pomeriggio di venerdì 28 gennaio finalmente i leader si siedono a un tavolo. Si vedono Letta, Conte e Salvini. In quella riunione Conte prima e Salvini poi spingono per la soluzione Belloni. “Letta -dicono i dem- prende atto e costruisce una rosa di nomi femminili con Belloni, Severino e Cartabia più Mattarella, Draghi, Amato e Casini e dice che questa cosa la deve sottoporre alla valutazione del partito e dei grandi elettori Pd”.
Finisce il vertice Letta-Conte-Salvini e quindi ci si aggiorna. Sono circa le 19 quando Letta va in tv a dire che si sta ragionando su una rosa di nomi e che c’è ancora da lavorare per arrivare a una soluzione. “Sono fiducioso che l’inizio di questo dialogo possa portare alla soluzione ma non sarà semplice”, dice il segretario in tv. Quindi i dirigenti dem si ritrovano di nuovo nella ’war room’ al gruppo Pd a Montecitorio.
La tv è accesa sulla diretta Mentana. Ormai sono quasi le 20. “Tra di noi, sapendo che Salvini avrebbe parlato alle telecamere, discutevamo di come si sarebbe giustificato del clamoroso flop del mattino sulla presidente Casellati. E invece il colpo di teatro. Salvini fa come se non ci fosse mai stata la vicenda Casellati e fa un nome femminile. Noi siamo basiti. Dopo qualche minuto dallo show di Salvini, sotto le nostre finestre del gruppo a via uffici del Vicario, parte un caos di voci di giornalisti e di cameramen”. E’ Conte. Che “fa un’intervento speculare a Salvini”.
I dem sono basiti. La fuga in avanti del tandem Salvini-Conte scatena l’inferno nella war room. Intanto, dicono dal Pd, parte la macchina degli spin che accreditano Elisabetta Belloni come la candidatura femminile a cui fanno riferimento Salvini e Conte. “C’è stata una vergognosa dinsinformazione di spin M5S e Lega, ancora una volta alleati per inquinare i pozzi. Si accredita la versione che Conte abbia parlato a nome anche di Pd e Leu. Arrivano persino spin sui numeri: 561 voti per Belloni”.
Al gruppo Pd scoppia il finimondo. Alle 21 esce una nota del Nazareno: “Sono finalmente in corso, dopo il fallimento del muro contro muro voluto dal centro destra, confronti e discussioni su alcune possibili soluzioni. Tra queste anche candidature femminili di assoluto valore. Ma ci vuole serietà, la cosa peggiore è continuare col metodo di questi giorni che consiste nel bruciare con improvvide fughe in avanti ogni possibilità di intesa”. E poi il segnale – voluto – sul Mattarella bis: “Invitiamo tutti a prendere atto della spinta che da due giorni e in modo trasversale in Parlamento viene a favore della riconferma del Presidente Mattarella”.
Cominciano a intervenire diversi esponenti dem vicini a Letta, vanno in televisione a spiegare cosa stava accadendo. Mentre nelle chat dei parlamentari, i dirigenti assicurano ai grandi elettori Pd che Letta non ha fatto alcun accordo sulla Belloni, non ha chiuso nessuna intesa. “Questa cosa che leggiamo su presunte chat dei parlamentari su Belloni è un’altra fake news messa in giro ad arte: le chat sono consultabili e raccolgono centinaia di persone”. I parlamentari Pd vengono rassicurati, i ministri riuniti via Skype, hanno ribadito – Guerini in testa – quanto fosse inopportuna l’ipotesi Belloni.
Intanto altri si muovono per stoppare il nome Belloni. Nel Pd esce alle 20 e 50 Andrea Marcucci. Alle 20 e 52 parte Matteo Renzi ed è una furia. Alle 20 e 56 esce Forza Italia, alle 21 e 17 Leu, alle 21 e 30 Coraggio Italia, alle 21 e 34 Sinistra Italiana. Infine, Luigi Di Maio.
“A quel punto è evidente che non c’è nessuna maggioranza sulla Belloni. Anzi che sulla Belloni si stava spaccando la maggioranza. Altro che 505… Il rischio, dopo aver bocciato la presidente del Senato, era di quello di mandare nel Vietnam dell’aula il capo dei servizi che è di nomina del presidente del Consiglio. Avrebbe tirato dentro anche Mario Draghi per il suo ruolo”.
A quel punto, la candidatura di Belloni è bruciata e alle 23 e 30 si rivedono Letta, Conte e Speranza al gruppo Pd. E Conte viene investito dall’ira dei dem. Raccontano che Debora Serracchiani gli abbia urlato addosso. La discussione è tesissima. Ma nel corso della serata arriva una notizia che segnerà una svolta nelle trattative: Forza Italia che si rende autonoma dal centrodestra. Quella è stata la vera svolta. “Lì abbiamo capito che potevamo lavorare al Mattarella bis”. Il resto è storia.
Letta: “Governo più forte”
Con la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, “il governo esce più forte, decisamente più forte. Se ci fosse stato un altro presidente, ci sarebbero stato dei primi mesi di rodaggio e il governo più in difficoltà” e invece “si parla di un Cdm domani. Vuol dire che il premier Draghi vuole muoversi rapidamente e mi pare un fatto positivo”. Così Enrico Letta.
Il Mattarella bis è “un risultato molto positivo, salutato da tutti gli italiani e a livello internazionale e una scelta importante. Un risultato molto utile. Ma viene fuori una politica in crisi, spaccata, in difficoltà. Dobbiamo affrontare questi nodi che la vicenda ha messo in evidenza”, ha detto Letta, spiegando che “se guardo la mia parte sono contento. Punto. Non aggiungo altro. L’ho detto, questa non è una vicenda che va giudicata per i vincitori e i vinti. Dobbiamo essere tutti vincitori”.
Analizzando quanto successo nel corso della settimana, Letta spiega che quando è partito il confronto “sul tavolo ci sono stati vari nomi, oltre a quello di Mattarella che aveva cominciato a prendere piede: Amato a cui faccio i complimento per la presidenza della Corte costituzionale, Casini, Cartabia, Severino, Belloni. Tutti i nomi sui quali ciascuno avrebbe dovuto nei suoi gruppi fare delle verifiche per capire se ci fossero possibilità di un’intesa”. “Poi dopo quello che è successo mediaticamente” con le dichiarazioni di Salvini e Conte “la discussione si è bloccata e si è reso evidente che Mattarella era l’unica soluzione”.
“Il centrodestra non riconosceva che nessuna delle due parti ha la maggioranza. Quel passaggio di venerdì mattina” con il voto su Elisabetta Casellati “ha certificato che in aula non c’era una maggioranza e da quel momento in poi tutto ha avuto un’accelerazione e si è cercato un nome super partes”, ha aggiunto Letta sottolineando che di aver “sempre detto su tutti i nomi fatti di essere disponibile ad andare ai Gruppi e vedere su questi nomi la disponibilità”.
Parlando della discussione sulla candidatura di Elisabetta Belloni, Letta ha invece spiegato che “venerdì pomeriggio si è cominciato a parlare dei nomi per capire se c’erano veti e controveti, per vedere se era possibile fare un passo in avanti. Ognuno doveva iniziare a fare un ragionamento tra i propri grandi elettori su tutti i nomi di cui abbiamo parlato. Era l’inizio di una discussione, ma tutto è stato buttato in pasto all’opinione pubblica”.
“C’è bisogno di intervenire sulla legge elettorale per scegliere gli eletti e avere il prossimo Parlamento che funzioni meglio di questo, eletto con la peggiore legge elettorale che ci sia”, ha infine sottolineato Letta.