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“Raggiunto accordo per cessate il fuoco a Tripoli”

“Raggiunto accordo per cessate il fuoco a Tripoli”

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Un accordo per il cessate il fuoco a Tripoli è stato “raggiunto” sotto l’egida dell’inviato dell’Onu per la Libia, Ghassan Salamé. Lo riporta un tweet della Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil), secondo cui l’intesa ha come obiettivi “mettere fine a tutte le ostilità, proteggere i civili, salvaguardare la proprietà pubblica e privata”. L’accordo, prosegue il tweet, prevede anche la riapertura dell’aeroporto di Mitiga.

L’annuncio dell’Unsmil è arrivato dopo circa due ore dall’inizio della riunione convocata dalle stesse Nazioni Unite con tutti i soggetti protagonisti dei recenti scontri a Tripoli: oltre a Salamé, erano presenti i rappresentanti delle Nazioni Unite, del consiglio presidenziale, del ministero dell’Interno, degli ufficiali e dei leader dei diversi gruppi armati “presenti a Tripoli e intorno Tripoli” per “discutere della situazione della sicurezza nella capitale della Libia”.

“Lo scopo di oggi non è risolvere tutti i problemi di sicurezza della capitale della Libia”, ha dichiarato l’inviato Onu, ma “cercare di trovare un accordo in un quadro più ampio sul modo di iniziare ad affrontare questi problemi”.

Nel frattempo è salito ad almeno 50 morti, tra cui civili, il bilancio delle vittime degli scontri tra gruppi rivali nella capitale libica. Ad aggiornare il bilancio è stato il ministero della Sanità libico, spiegando che ai morti si aggiungono anche almeno 138 feriti.

CONFERENZA IN ITALIA SU LIBIA – Da Palazzo Chigi fanno sapere che “il governo resta estremamente concentrato nel seguire gli sviluppi in atto in Libia nell’auspicio di un superamento delle attuali tensioni”. “l governo -si legge nella nota – è soddisfatto per i risultati fin qui ottenuti e l’Italia si sta anche battendo affinché siano resi più efficaci gli accordi bilaterali per il rimpatrio nei Paesi di origine di coloro che non hanno diritto d’asilo. Sono stati inoltre definiti alcuni dettagli sulla Conferenza sulla Libia che si terrà in Italia nel mese di novembre“.

AMBASCIATA USA – L’ambasciata Usa smentisce la notizia di un incendio riferita dal portale di notizie libico ’Al Wasat’ che ha citato il portavoce dell’apparato libico per il soccorso e le emergenze, Osama Ali. “L’ex compound dell’ambasciata Usa in Libia a Tripoli non è stato interessato dall’incendio di un serbatoio di carburante, avvenuto nelle vicinanze” si legge su Twitter. L’ambasciata statunitense in Libia è chiusa dal luglio 2014. Tutti i suoi servizi vengono svolti dall’ambasciata a Tunisi.

LA POSIZIONE DELL’UE – I Paesi membri dell’Unione Europea “mantengono una posizione unita” sulla Libia. Lo ha detto una portavoce della Commissione Ue, Maja Kocijanic, rispondendo tra l’altro a una domanda sulle accuse dell’Italia alla Francia. “L’Alto rappresentante Federica Mogherini ha avuto ieri un colloquio telefonico con il rappresentante dell’Onu per la Libia, Ghassam Salamé”, ha ricordato la portavoce, ribadendo “il pieno sostegno dell’Ue, concordato da tutti i Paesi membri, per arrivare ad una soluzione duratura della crisi in Libia”, nella convinzione che “solo un processo politico può portare ad una soluzione stabile, complessiva e sostenibile” della crisi. Kocijancic ha ricordato che “i Paesi membri discutono regolarmente” della crisi in Libia “nel contesto di questi sforzi e mantengono una posizione unita su questo”. A quanto apprende l’Adnkronos, Salamé riferirà domani al Consiglio di sicurezza dell’Onu sugli ultimi sviluppi della situazione a Tripoli, in collegamento dalla capitale.

La Francia “condanna” le violenze a Tripoli e ribadisce il suo sostegno alla mediazione dell’Onu “per una riconciliazione intralibica e per la stabilizzazione del Paese”. E’ quanto si legge in una nota del portavoce del ministero degli Esteri di Parigi sulla situazione a Tripoli. Il Quai d’Orsay, richiamandosi alla dichiarazione congiunta di Italia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti del primo settembre scorso, “condanna la continuazione degli scontri a Tripoli e deplora le numerose vittime di queste violenze”. “Gli sforzi della Francia non sono diretti contro nessuno e certamente non contro l’Italia, di cui sosteniamo l’iniziativa per l’organizzazione di una nuova conferenza su questa importante questione per entrambi i Paesi”. “L’approccio francese è a sostegno degli sforzi delle Nazioni Unite, per mantenere uno scenario che consenta di uscire dalla crisi politica”, prosegue il ministero. “La Francia sta agendo con tutti i paesi colpiti dalla crisi libica, che si tratti dei paesi confinanti come Algeria, Tunisia, Ciad ed Egitto, o del Regno Unito, degli Stati Uniti e, naturalmente dell’Italia”.

Bombe su Idlib, raid russi in Siria

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Sono ripresi i raid aerei condotti da caccia russi sulle zone della provincia di Idlib, nella Siria nordoccidentale, in mano ai ribelli. Lo denunciano gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani. I raid sono stati compiuti nella periferia di Jisr al-Shughour, vicina alla zona in mano al regime. Era dal 15 agosto che caccia russi non bombardavano più Idlib, dove invece era continuata l’offensiva del regime di Damasco.

Stando all’Osservatorio, oltre 43 raid russi e governativi hanno colpito 24 località del triangolo Idlib-al-Ghab-Latakia, uccidendo in tutto nove civili, tra cui bambini, anche se il bilancio potrebbe aggravarsi alla luce del gran numero di feriti gravi. Cinque attacchi sono stati registrati nella città di Jisr al-Shughour, nel Rif di Idlib, dove i caccia russi hanno ripreso i bombardamenti dopo 22 giorni di tregua.

Il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha detto che le forze armate di Damasco sono pronte a risolvere ’’il problema del terrorismo’’ nella provincia. ’’Sappiano che le forze armate siriane si stanno preparando a risolvere questo problema’’, ha affermato Peskov definendo Idlib una “sacca di terrorismo”.

Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha dichiarato che l’Iran darà il suo contributo per ripulire Idlib dai “terroristi”. “Proveremo ad evitare danni collaterali per il popolo siriano” e allo stesso tempo completeremo “il processo di eliminare gli estremisti” da Idlib, ha detto Zarif, citato dall’agenzia di stampa ufficiale ’Irna’. “La situazione a Idlib è sensibile – ha aggiunto – Proveremo a rimuovere i terroristi da Idlib con perdite umane minime“.

Venerdì 7 settembre è in programma a Tabriz, nel nord dell’Iran, una riunione tra il presidente russo Putin, quello turco Recep Tayyip Erdogan e l’iraniano Hassan Rohani per discutere della situazione nella Siria nordoccidentale.

Se Assad usa nuovamente le armi chimiche, gli Stati Uniti e i loro alleati, afferma la Casa Bianca in una nota, risponderanno “rapidamente e in modo appropriato“. “Gli Stati Uniti stanno monitorando attentamente la situazione nella provincia siriana di Idlib, dove milioni di civili innocenti sono sotto la minaccia di un imminente attacco del regime di Assad, sostenuto da Russia e Iran. Il presidente Donald J. Trump ha ammonito che un simile attacco sarebbe un’irresponsabile escalation di un conflitto già tragico e metterebbe a rischio le vite di centinaia di migliaia di persone”, si legge. “Per essere chiari, se il presidente Bashar al-Assad sceglie di utilizzare nuovamente le armi chimiche, gli Stati Uniti e i loro alleati risponderanno rapidamente e in modo appropriato. Gli Stati Uniti continueranno a lavorare senza sosta con i loro alleati per trovare una soluzione diplomatica duratura per porre fine alle ostilità in Siria”, secondo quanto previsto dalla risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

E la crisi siriana, con un focus sulle “tensioni in aumento” a Idlib e Manbij, è stata il tema centrale di un colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, e il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo. Lo hanno riferito fonti diplomatiche citate dal sito del quotidiano ’Sabah’. Secondo le fonti, rimaste anonime, i due ministri degli Esteri hanno concordato sulla necessità di evitare una crisi umanitaria a Idlib. Cavusoglu e Pompeo hanno parlato anche di questioni bilaterali. Il colloquio telefonico è avvenuto nel giorno in cui ad Ankara il rappresentante degli Stati Uniti per la Siria, James Jeffrey, ha incontrato il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar.

INTERCETTATI MISSILI JET ISRAELE CONTRO SOBBORGO HAMA – Intanto le forze di difesa area siriane hanno intercettato missili sparati da presunti caccia israeliani verso Wadi al-Uyoun, sobborgo di Hama, nella Siria centrale. Lo ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale siriana ’Sana’, senza precisare quale sia stato l’obiettivo del presunto raid israeliano.

Una fonte militare citata dalla ’Sana’ ha riferito dell’”aggressione israeliana”, sostenendo che i caccia dello Stato ebraico si sarebbero infiltrati volando a bassa quota dalla zona ovest di Beirut verso nord e avrebbero preso di mira “siti militari” a Tartous e Hama. La fonte ha aggiunto che le forze siriane hanno abbattuto un certo numero di missili “ostili” e costretto gli aerei alla ritirata. Secondo gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’obiettivo del raid israeliano sarebbero state postazioni “iraniane”. Fonti citate dal quotidiano libanese ’Daily Star’ hanno confermato che aerei militari israeliani di recente hanno attraversato lo spazio aereo del Paese dei Cedri.

Francia, de Rugy all’Ecologia e Maracineanu allo Sport

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E’ Francois de Rugy, attuale presidente dell’Assemblea nazionale, il nuovo ministro della Transizione ecologica francese, al posto di Nicolas Hulot, che si era dimesso la settimana scorsa. Lo ha annunciato l’Eliseo in una nota nella quale dà notizia anche della nomina della campionessa di nuoto Roxana Maracineanu a ministro dello Sport, al posto di Laura Flessel, dimessasi questa mattina.

Flessel ha annunciato le proprie dimissioni “per ragioni personali”, allo scopo di riprendere “gli impegni passati” nel settore della solidarietà e della cooperazione internazionale. “Dopo 16 mesi appassionanti alla guida del ministero dello Sport, ho deciso di lasciare il governo per ragioni personali”, ha detto l’ex campionessa di scherma.

De Rugy, 44enne ex socialista-ecologista, è un sostenitore chiave di Macron. Nel 2015 ha lasciato i verdi dell’Eelv (Europe Écologie Les Verts), per unirsi al nuovo partito centrista del presidente, La Republique en Marche. Ha presieduto l’Assemblea nazionale dall’inizio del mandato, nel 2017.

Di origini rumene ed ex campionessa di nuoto è Roxana Maracineanu. Nata a Bucarest nel 1975, ha seguito la sua famiglia fuggita dalla dittatura di Nicolae Ceauşescu nel 1984 e si è rifugiata a Marsiglia. E’ stata la prima francese della storia ad ottenere l’oro nei 200 metri dorso ai Mondiali del 1998 a Perth, in Australia. Ma nel suo medagliere figura anche un argento alle Olimpiadi di Sydney 2000 nella stessa distanza.

Citata, tra l’altro, come esempio di integrazione, Maracineanu ha lasciato la carriera sportiva nel 2004 e si è dedicata a numerosi impegni sociali, in particolare con la Fondation du Sport. Candidata socialista nelle elezioni regionali del 2010, è stata eletta consigliera regionale in Ile-de-France, la regione di Parigi.

Giappone, infuria il tifone Jebi

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Sono almeno 3 i morti provocati in Giappone dal tifone Jebi, il più potente segnalato nel Paese negli ultimi 25 anni. I feriti, al momento, sono oltre 160. Un 70enne è deceduto nella città di Higashiomi dopo il crollo di un magazzino causato probabilmente dalle fortissime raffiche di vento.

Un’altra persona anziana ha perso la vita a Sakai, precipitando dal secondo piano di un edificio. A Toyonaka, un 90enne è stato trovato morto nel suo appartamento. Si calcola che quasi 2,3 milioni di abitazioni, nel centro e nell’ovest del Paese, siano prive di energia elettrica.

Secondo quanto riportato da Kyodo News, una petroliera ha colpito il ponte che collega l’aeroporto internazionale di Kansai e la città di Izumisano. La nave, che era stata ancorata nella baia di Osaka, è stata spinta verso il ponte dai forti venti che imperversavano nella zona. La pista dell’aeroporto e il piano seminterrato di un terminal sono stati allagati.

Jebi, 21esimo tifone della stagione, ha causato anche la cancellazione di 781 voli e di molti collegamenti ferroviari, tra cui il treno ad alta velocità Shinkansen tra Tokyo e Shin-Osaka, ha riferito l’emittente NHK, secondo la quale mezzo milione di famiglie sono senza elettricità nel Giappone centrale e occidentale.

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5 Settembre 2018