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RAID ISRAELIANI SULLO YEMEN E LA PRESENZA MILITARE IN SIRIA – Netanyahu: l’esercito israeliano resterà in Siria per almeno un anno

Nelle ultime ore, Israele ha lanciato una serie di raid aerei contro postazioni militari dei ribelli Houthi nello Yemen. Questo attacco è avvenuto in risposta al lancio di un missile dallo Yemen, intercettato dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF). Gli attacchi hanno colpito diverse infrastrutture chiave delle milizie sciite, situate sia lungo la costa occidentale che nell’entroterra yemenita. Le esplosioni causate dai raid hanno scosso anche la capitale Sanaa, causando gravi perdite umane e danni significativi alle infrastrutture petrolifere.

Contesto e Motivazioni

Il lancio del missile dallo Yemen ha fatto scattare le sirene in tutto Israele centrale, per il timore di una caduta di detriti. L’IDF ha reagito rapidamente, colpendo obiettivi strategici Houthi nel tentativo di ridurre la minaccia dei lanci missilistici dalla regione, notoriamente instabile e alleata dell’Iran. Gli attacchi israeliani hanno preso di mira porti, centrali elettriche e impianti petroliferi, lasciando vaste aree del Paese senza corrente elettrica.

Dettagli degli Attacchi

Gli attacchi aerei israeliani sono stati sferrati nelle prime ore del mattino, colpendo la capitale Sanaa e altre località del Paese. Secondo l’esercito israeliano, gli obiettivi colpiti includevano porti e infrastrutture energetiche utilizzate dagli Houthi a scopi militari. Le esplosioni hanno causato gravi danni nella regione di Ras Issa, dove un sito petrolifero è stato colpito pesantemente. I media locali hanno parlato di almeno nove vittime, tutte legate alla struttura energetica.

Reazioni Internazionali

L’Iran ha condannato gli attacchi israeliani, definendoli una “flagrante violazione dei principi e delle norme del diritto internazionale”. Il portavoce del ministero iraniano degli Esteri, Esmaïl Baghaï, ha criticato l’appoggio incondizionato degli Stati Uniti a Israele, sottolineando che gli attacchi hanno colpito centrali elettriche, un porto e un impianto petrolifero, lasciando vaste aree del Paese senza corrente elettrica.

Presenza Militare Israeliana in Siria

Parallelamente ai raid nello Yemen, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che l’esercito israeliano resterà in Siria per almeno un anno. Questa decisione è stata presa per garantire la sicurezza di Israele e per monitorare la situazione nella regione dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad. Netanyahu ha visitato il versante siriano del monte Hermon, una zona cuscinetto smilitarizzata rioccupata dopo oltre 40 anni, e ha ordinato alle forze armate di stabilire una presenza permanente nella zona.

Motivazioni della Presenza Militare

Netanyahu ha spiegato che la presenza militare israeliana in Siria è necessaria per prevenire il riemergere di gruppi terroristici e per garantire che le armi chimiche e altre armi strategiche non cadano nelle mani sbagliate. “La cima del Hermon sono gli occhi di Israele per identificare i nostri nemici che sono vicini e lontani”, ha dichiarato Netanyahu, sottolineando l’importanza strategica della zona.

Reazioni Internazionali alla Presenza Militare

Le Nazioni Unite hanno condannato la presenza militare israeliana in Siria, definendola una violazione dell’accordo di disimpegno delle forze del 1974. Il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, ha dichiarato che l’occupazione israeliana, indipendentemente dalla sua durata, è una violazione del diritto internazionale e deve essere rispettata.

Conclusioni
Gli attacchi israeliani nello Yemen e la decisione di mantenere una presenza militare in Siria rappresentano una significativa escalation nelle tensioni regionali. Israele ha dimostrato la sua determinazione a proteggere la propria sicurezza nazionale, ma queste azioni hanno sollevato preoccupazioni internazionali riguardo alle violazioni del diritto internazionale e alle conseguenze umanitarie per le popolazioni locali. La comunità internazionale osserva con attenzione gli sviluppi, sperando in una de-escalation delle tensioni e in una risoluzione pacifica dei conflitti.

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Data:

20 Dicembre 2024