Purtroppo, in tanti confondono il razzismo con la xenofobia. Per razzismo si intende una ideologia fondata sulla supremazia di una etnia su di un’altra, o ancor più semplicemente la convinzione errata che la specie umana si suddivida in razze biologicamente diverse per qualità intellettive.
La xenofobia, invece, è semplicemente la paura dello straniero o il terrore del diverso. Entrambi i termini vengono sovente adoperati a sproposito. Non avendo alcuna laurea in semantica o filologia, e, non volendo addentrarmi in discorsi a me ostici ,passo volentieri a raccontarvi quanto accadutomi. Finalmente mia moglie deve partire da sola per motivi di lavoro, ed io dovrò affrontare per la prima volta le problematiche della dispensa quasi vuota. Mi convinco di andare in un supermercato per approvvigionarmi di piatti pronti surgelati visto che odio cenare da solo in trattoria. Uno dei tanti volantini che invade la mia cassetta della posta mi suggerisce dove trovare degli ottimi surgelati dal prezzo centrato. Sto parlando di una importante catena alimentare. Dopo aver litigato con una fila di carrelli squinternati, mi fiondo nell’ipermercato.
Accatasto pizze surgelate, pane surgelato e piatti pronti da scaldare nel microonde che dovrò velocemente riporre nel freezer di casa mia. Finalmente in coda per pagare mi precede una coppia elegante con due bambini al seguito. Sono costretto a guardarli e noto che parlano italiano perfettamente e discutono su di una serie di libri che hanno appena acquistato.
E’ una famiglia di colore. La signora indossa un velo leggero che le avvolge l’ovale del viso. Probabilmente questa apparente differenza mette paura a qualcuno senza tener conto che, si vede lontano un miglio, sono civili, a modo e ben educati. La famigliola di stranieri spinge un carrello carico di ogni ben di dio che non gli costerà meno di duecento euro. Il bimbetto di non più di un paio d’anni, a bordo del carrello, si muove felice sovrastato da tante cose buone che sicuramente non vede l’ora di manomettere. Il fratellino più grande lo coccola amorevolmente dividendo con lui la gioia del momento.
Un movimento involontario di uno dei due fa cadere dal carrello una ciotolina in plastica che si scheggia sul bordo. La cassiera, arrogante e altera, fa subito notare al cliente che “chi rompe paga” e che pertanto dovrà conteggiare nel conto totale anche il contenitore di plastica scheggiato.
Scambio di vedute e inflessibilità della cassiera che diventa sempre più aziendalista e ineducata. Tutti i clienti in fila fanno notare che la stramaledetta ciotolina in plastica, del valore di 1,99 euro, in quanto tale, avrebbe dovuto essere “infrangibile”. L’addetta alla cassa non accetta giustificazioni. Con il citofono interno chiede l’aiuto del responsabile, il quale sopraggiunge e con fare supponente, si veste di carattere e comincia una discussione infinita.
Frattanto alcuni zingari continuano imperterriti ad infastidire la clientela con richieste di spiccioli senza che il “responsabile” intervenga. Alcune zingarelle continuano a girarci intorno sgranocchiando merendine che sicuramente non pagheranno. Il così detto direttore (sic) “finge” di non accorgersi della presenza dei rom. Mi convinco sempre più che il responsabile abbia molte preclusioni mentali nei confronti dei clienti civili ma stranieri. I toni della discussione si fanno sempre più alti al punto tale che i due bambini vedendo il loro papà discutere scoppiamo in un pianto irrefrenabile. I miei prodotti surgelati cominciano a cedere. Intervengo prendendo parte del cliente aggredito mentre le altre commesse mi invitano, apostrofandomi, a non intervenire ed a farmi gli affari miei. Lo sguardo della signora, sicuramente islamica, con il volto incorniciato dall’ hijab, si incontra con il mio quasi a chiedere soccorso. Non so cosa fare.
Decido così di mollare al centro della corsia il mio carrello di surgelati ed uscire sperando che tutti i prodotti che avrei dovuto acquistare si scongelino al più presto.Ammetto di avere una soglia di sopportazione molto bassa. Mi fermo nel piazzale esterno in attesa della famiglia che ha subito le offese. Sento il dovere di scusarmi per nome e per conto degli incivili che hanno appena incontrato. Li vedo finalmente arrivare. Offro una caramella ai bambini ancora in lacrime.
Il signore in questione mi ringrazia, mi stringe la mano e mi porge il suo biglietto da visita. Scopro così che è un medico specialista che opera in una locale struttura sanitaria. Senza alcuna motivazione è stato trattato come l’ultimo dei vu cumprà. A testa bassa mi allontano non sapendo dove nascondere la faccia. Ho provato a causa di alcuni Italioti un vergogna indescrivibile. Maledetta xenofobia. Tornato a casa ho trovato doveroso scrivere alla direzione del ipermercato raccontando l’accaduto nei minimi particolari. A tutt’oggi non mi è giunta alcuna risposta. Italiani brava gente. Per anni ho lavorato come inviato per un settimanale di cronaca nera. Ne ho viste di tutti i colori, ma, credetemi, questo è forse l’articolo denuncia che non avrei mai voluto scrivere.