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RE GIORGIO BRILLA, VALENTINO PERDE L’ANIMA – Parigi haute couture week spring-summer 2025

Nel fashion system si vivono giorni di grande fermento, dopo la conclusione delle fashion week dedicate alle collezioni di menswear per il prossimo anno, si è approdato nella Ville Lumiere per assistere alla magia delle sfilate dedicate all’haute couture per la prossima primavera estate. Dal ventisette al trenta gennaio scorsi a Parigi si è celebrato tutto l’expertise dell’haute couture, francese ed italiana, destinata ad una platea di poche elette nel mondo. L’haute couture resta un momento sospeso tra sogno e realtà dove i designer possono esprimere la loro creatività senza tener conto del bilancio, del mercato e del costo, spesso proibitivo, per dare la fattezza di un abito ad un sogno. Tra le sfilate più attese ci sono sempre i soliti nomi: la maison Chanel con la sua ultima collezione disegnata dall’ufficio stile e che poi passerà sotto la direzione creativa del designer Matthieu Blazy, la maison Valentino con il debutto del designer Alessandro Michele nell’haute couture per la maison, la maison Giorgio Armani Privé con re Giorgio che resta l’indiscusso emblema dell’haute couture nel mondo e un vanto per l’intero made in Italy. Tra gli assenti eccellenti hanno spiccato la maison Fendi, Mugler, Maison Margiela e Balenciaga, ma a battere tutti sul tempo ci ha pensato la maison Dolce&Gabbana presentando, per la prima volta a Parigi, la sua collezione di haute couture un giorno prima dell’inizio ufficiale dell’haute couture week parigina. L’haute couture ha le sue regole a cui le maison devono attenersi come la realizzazione di capi cuciti esclusivamente a mano e su misura, avere un proprio laboratorio artigianale con almeno quindici dipendenti e il dover presentare, due volte l’anno, a Parigi la collezione haute couture. Nell’eterna lotta tra Francia e Italia, emblematicamente rappresentate da Chanel e Giorgio Armani Privé, questa volta ha visto il made in Italy trionfare, dove un re Giorgio in grande forma ha portato in scena un’esplosione di luce, forme e colori senza porre alcun vincolo alla creatività che, attraverso l’haute couture, dà il meglio di sé in barba al mercato e al fatturato. Anche se va dato atto alla maison Chanel del periodo di transizione che sta affrontando e che l’ha costretta a rimandare in passerella ancora una volta l’heritage della maison. Il fashion system è in attesa del nuovo direttore creativo Matthieu Blazy e della sua prima collezione che segnerà definitivamente la fine dell’era dell’ex direttore creativo, Virginie Viard che ancora aleggia nell’ufficio stile della maison.

La maison Dolce & Gabbana sbarca nella culla dell’haute couture accendendo un faro sul made in Italy il giorno prima dell’inizio ufficiale dell’haute couture week parigina. L’hotel de la Marine in Place Vendome ha fatto da sfondo alla sfilata che più ha rappresentato l’identità italica, il misticismo e la cultura della loro terra: la Sicilia. La collezione “Les Siciiennes, femmes en noir” è stata un tripudio di pizzi, di sensualità, di tacchi vertiginosi, di nero “siciliano” che prende vita in corsetti, in abiti sensuali, in long dress con preziosi decorazioni dorate, in cappotti, velluto e chiffon. I migliori bijoux per le donne di Dolce & Gabbana continuano ad essere i rosari e le maxi croci barocche intarsiate da pietre preziose. Una collezione che parla molto dell’heritage della maison e della visione dei designer Stefano Gabbana e Domenico Dolce sulla femminilità e su come indossarla che hanno reso la maison riconoscibile nel mondo.

Ad aprire ufficialmente la week parigina ci ha pensato la maison Schiapparelli, portando in passerella la visione surreale e dissacrante del suo direttore creativo Daniel Roseberry. Nuotando contro il minimalismo imperante il designer viaggia alla velocità del barocco, del sontuoso, del complesso e del surrealismo, un lascito imprescindibile della fondatrice della maison Elsa Schiapparelli. La collezione ha una connotazione scultorea con abiti dai fianchi imbottiti, bijoux bold che catturano l’attenzione, una collezione ispirata da una scatola di nastri degli anni venti e trenta che il designer ha scovato in un mercatino dell’antiquariato e che lo ha messo davanti ad una sfida: rendere moderno il passato attraverso un filo d’Arianna capace di legare epoche e stili diversi. Non è un caso che la collezione di nome “Icarus” porta in passerella piume, plissettature, tagli impeccabili, materiali inediti come la cheratina e la glicerina che sembrano seta liquida, ricami preziosi, dress in velluto che acquistano un’attitude contemporanea grazie ad un paio di texani ai piedi. Ogni capo diventa un’opera d’arte, dove la bellezza e la perfezione non hanno prezzo e dove, anche la palette colori trascende dal contingente grazie a nuance come il beige, il giallo burro, il verde pavone, il nero, colori che prendono luce grazie a dettagli gold.

Per Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa della maison Dior, la perfezione è la rottura delle regole e dall’astenersi dalla perfezione stilizzata che ci si aspetta dalle donne. La sua versione di “Alice nel paese delle meraviglie” è una donna che sa dissacrare i canoni estetici con dettagli punk, gabbie, frange di organza che sembrano brandelli di vestiti. L’Alice della Chiuri è una bimba-donna disincantata con un’enorme voglia di sperimentare. Gli abiti dalla linea ad A diventano una “gabbia visibile” fatta di materiali pregiati come seta e cotone, ma anche di paglia intrecciata e decorata da cristalli. La designer ha esplicitamente dichiarato di essersi ispirata al grande designer Yves Saint Laurent e alla sua collezione del 1978 “Trapeze”, una linea, quella ad A, che gli ricordava gli abiti da bambina. Anche per Dior la palette colori è fatta da nuance neutre come il nude, il nero e il giallo burro.

Per i centodieci anni della maison Chanel al Grand Palais si è allestito un’imponente passerella che formava una doppia CC e dove ha sfilato l’heritage e le cose che piacevano a mademoiselle Coco: le grandi tasche applicate sulle giacche, il tweed, i bottoni gioiello, le perle, i bordi profilati, le Mary Jane, il black and white, ma anche il blu notte e le nuance pastello. Questa è stata l’ultima collezione creata dall’ufficio stile in attesa dell’avvento di Matthieu Blazy al timone creativo e sicuramente nessuno si aspettava nulla di diverso da quello che è salito in passerella, d’altronde è stata una collezione celebrativa, sia della maison che del savoir fare francese nell’haute couture. Ha sfilato una collezione che ha ribadito l’esclusività e il sogno dell’haute couture secondo mademoiselle Coco, anche se un tocco più urban c’è stato grazie alla scelta di una silhouette più leggera e ad orli più corti che hanno trasformato le gonne in minigonne e i pantaloni in shorts.

Anche per la maison Giorgio Armani Privé è tempo di celebrare il ventennale della linea haute couture che è stata presentata nel suo nuovo palazzo couture in rue François 1 er. Il fil rouge della collezione è stata la luce emanata dalla seta che sembrava liquida, dai ricami preziosi, dai cristalli e dalle pietre preziose. I tessuti, come lo chiffon, il tulle e la seta sono impalpabili, non contrastano la luce e vengono declinati in nuance sofisticate e glam come l’argento, il bronzo, l’iconico blu notte, il bianco, il beige, il rosa cipria e il greige. La collezione è un melting pot di culture e mood che arrivano dalla Cina, dal Giappone, dall’India e dall’Africa, dove la silhouette diventa più slim, i blazer si accorciano, le gonne sono a pareo, gli abiti hanno una linea a colonna, i pantaloni sono morbidi e ricamati. Lo stesso Giorgio Armani definisce la collezione come “lunare”, dove la sfida è stata quella di trovare tessuti che catturano la luce, linee che esaltano la leggerezza, ricami preziosi, una collezione che non ha messo limiti alla sua creatività e che ha dato vita ad una collezione che ha fatto comprendere a tutti quello che significa fare haute couture. Re Giorgio rende grande il made in Italy nella culla dell’haute couture.

La sfilata più attesa è stata senz’altro quella della maison Valentino e del debutto di Alessandro Michele nell’haute couture per Valentino. La collezione intitolata “Vertigineux” è stata presentata in modo atipico: uno spettacolo teatrale con il pubblico e un palcoscenico. Quando il sipario si apre e svela il primo outfit, un abito scenografico patchwork in mood Arlecchino, è lampante che lo stile Alessandro Michele sovrasterà l’heritage della maison. Tutto questo barocco, questi decori ridondanti, questa bulimia di tessuti, crinoline e colori avranno incontrato la benevolenza del fondatore della maison Valentino Garavani? D’altronde il rischio di vendere ad altri è quello di veder svilire quello che si è costruito negli anni e perdere quello per cui si è riconosciuti nel mondo. I miei timori si sono concretizzati: la maison Valentino non è più Valentino, ma un’estensione del designer come lo era stata la maison Gucci ai tempi della sua direzione creativa. Quando c’era il designer Pierpaolo Piccioli al timone di Valentino avevamo ben chiaro chi rappresentava l’haute couture italiana: Giorgio Armani Privé e Valentino, oggi ci resta solo Giorgio Armani Privé e allora non ci resta che gridare: lunga vita a re Giorgio!

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1 Febbraio 2025

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