“Siamo arrivati al potere in modo democratico. Se la mia nazione decide in modo diverso faremo ciò che la democrazia ci chiede, considereremo legittimo qualsiasi risultato esca dalle urne“. Alla vigilia del voto in Turchia, Erdogan, che ha governato il Paese per 20 anni, ha annunciato che avrebbe accettato i risultati delle elezioni presidenziali e parlamentari e che si sarebbe dimesso in futuro in caso di fallimento. Ma intanto chiama “terrorista” il suo rivale Kiliçdaroglu, in una sorta di colpo di coda per andarsene ma mettendo i bastoni tra le ruote a chi gli si oppone. Le tensioni politiche sono alte in Turchia in vista delle elezioni, considerate cruciali per il futuro del Paese e della regione del Medio Oriente; d’altronde si prospetta uno storico cambio di guida politica, con tutte le conseguenze che può portare. Erdogan ha promesso che la sua parte avrebbe rispettato qualsiasi risultato elettorale, ma ha comunque dimostrato di essere fiducioso che sarebbe stato rieletto per un altro mandato dopo due decenni al potere. T
Tuttavia, il tono conciliante è stato contrastato da alcuni fatti che potrebbero convincere i turchi a voltare pagina. Ad esempio, l’arresto di Kemal Ozkiraz, il fondatore dell’istituto di voto Avrasya che prevedeva una sconfitta per Erdogan, è stato arrestato dalla polizia ad Ankara. L’ultimo sondaggio pubblicato dalla sua azienda mostra che Erdogan detiene il 44,2% dei voti, mentre il leader dell’opposizione Kemal Kilicdaroglu dovrebbe vincere con il 51,3%. Lo sfidante Kemal Kilicdaroglu, 74 anni, leader del partito laico e di centrosinistra CHP che sogna di sconfiggere Erdogan, ha lanciato un messaggio di “Diritti, Destra, Giustizia”, seguito da slogan scanditi nel 2017, quando guidava la marcia della Giustizia, una manifestazione politica da lui progettata per protestare contro l’arresto e l’epurazione di migliaia di dissidenti in seguito al tentativo di colpo di stato di luglio 2016.
Nel frattempo, come si diceva, Kemal Ozkiraz, il fondatore dell’Avrasya Polling Institute che aveva predetto la sconfitta elettorale del presidente Erdogan, è stato arrestato. Ozkiraz è stato incarcerato insieme ad altri 17 dissidenti a seguito di una denuncia del presidente del partito nazionale, Muharrem İnce, perché accusato di aver raccolto e diffuso illegalmente dati personali, violando la privacy della candidatura. La commissione elettorale turca ha annunciato di non avere alcuna intenzione di annullare i voti all’estero per il leader centrista Muharremm Ince, che ha conseguentemente ritirato la sua candidatura. In effetti, i seggi elettorali all’estero sono stati aperti il 27 maggio e chiusi il 9 maggio, con il nome di Ince che appare ancora regolarmente sulla scheda elettorale. Si può facilmente immaginare, dunque, che gli strascichi di questa tornata elettorale di Istanbul e dintorni si protrarranno a lungo. Anche per il resto del mondo.