Regionali, scontro sulle date. Comitato referendum al Colle “No a election day”
Non c’è intesa sulle data per le regionali dopo la proposta dell’esecutivo per un election day a metà settembre. “Andare a votare il 13 e 14 settembre – tuona il governatore del Veneto, Luca Zaia – vuol dire fare la campagna elettorale e la raccolta delle firme ad agosto: impensabile” afferma pur ammettendo “che vi è un ’recupero’ di un mese e mezzo rispetto alla prima data di ottobre-novembre”, torna comunque a stigmatizzare: “Rimane inspiegabile il fatto che, risolto il problema sanitario, il governo dica che non si possa andare a votare a fine luglio, e questa per me è una sospensione della democrazia”, conclude oggi nel corso del punto stampa.
Anche il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti preme per un voto immediato. “Le elezioni regionali sarebbe meglio farle alla fine di luglio ma se settembre deve essere, che sia massimo il 13 settembre. Il voto è un diritto non un optional, non si può spostare a piacimento”.
E anche all’interno della maggioranza ci sono malumori. “Accettare di votare per le elezioni regionali in una delle date di settembre attualmente previste equivale a disconoscere alcuni dei valori fondanti del processo democratico e del Movimento 5 Stelle”, afferma il deputato pentastellato e responsabile regionale campano per le aree interne, Luigi Iovino. “Concentrare iniziative elettorali nel mese di agosto, al netto delle restrizioni tese a contenere il contagio – sottolinea Iovino – significa escludere di fatto i cittadini e fare il gioco del partitino dei governatori, a cominciare da quello della mia Campania, che dalle loro poltrone di potere avrebbero la possibilità di diffondere urbi et orbi una propaganda spesso infarcita di bugiardi annunci, senza possibilità di smentita e contraddittorio. Così come si farebbe il gioco di chi ha la capacità di garantirsi pacchetti di voto frutto di clientele e compromessi. E questo non possiamo consentirlo”.
Perentorio da Forza Italia Maurizio Gasparri: “È inutile che i giornali scrivano di elezioni amministrative, regionali, referendarie il 13 di settembre. Non ci saranno in quella data. Il governo ha detto che un’ipotesi del genere è subordinata, ovviamente, a una condivisione tra le forze politiche. Il centrodestra non è d’accordo. Forza Italia ha parlato chiaro e lo farà ancora di più. Non si può votare il 13 settembre perché non si possono presentare le liste tra fine luglio e ferragosto. Non si può uccidere la campagna elettorale relegandola a qualche giorno dell’inizio di settembre, con modalità che impedirebbero liberi incontri con gli elettori. Non si può disturbare il tentativo di ripresa di un’attività turistica che avrà numeri bassissimi”.
Contrario all’election day anche il comitato per il referendum che bolla come “inaccettabile nella forma e discutibile nella sostanza”, l’accorpamento delle amministrative con il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari. I senatori Andrea Cangini, Nazario Pagano e Tommaso Nannicini annunciano quindi una lettera al presidente del Consiglio, al ministro dell’Interno, al ministro per i Rapporti con il Parlamento e, per conoscenza, al Presidente della Repubblica.
“In quanto membri del Comitato promotore del referendum, equiparabili a un potere dello Stato, il governo ha il dovere di consultarci prima di assumere una qualsivoglia decisione in materia. E né il ministro per i Rapporti con il Parlamento né altri l’hanno fatto. Quanto al merito – sottolineano – è evidente che abbinare una consultazione referendaria su una legge costituzionale a un voto politico regionale, per giunta parziale, ne altererebbe radicalmente il risultato”.
Casellati: “Basta con dpcm calati dall’alto”
“Il Parlamento non lascia indietro nessuno, è aperto e lavora. Per questo ritengo occorra dire basta ai dpcm, calati dall’alto. Il Parlamento è aperto, il Senato è aperto. Io sono qui da quasi tre mesi, proprio per garantirne la funzionalità, il Senato non è in quarantena, sa rispondere ai cittadini in tempi brevi e bene”. Lo ha detto la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati in una intervista a ’Dentro i fatti’ su TgCom.
Sudoku commissioni, pressing Iv sui rinnovi
Un sudoku davvero complicato, quello del rinnovo dei vertici delle Commissioni di Camera e Senato. Uno schema che deve intrecciare desiderata delle forze politiche di maggioranza, equilibri nei due rami del Parlamento tenendo conto anche delle quote di ministri e sottosegretari per ogni partito. Tanto che il termine di fine giugno per il rinnovo, non è detto venga rispettato. “Potrebbe anche slittare tutto a dopo la pausa”, si fa notare in ambienti parlamentari della maggioranza.
Al momento, le presidenze sono quelle del vecchio governo gialloverde: divise tra Lega e M5S. Ora la ’spartizione’ sarà più articolata e dovrà prevedere un accordo a 4 tra 5 Stelle, Pd, Iv e Leu. Certo, ci sono le presidenze del Carroccio da poter mettere sul tavolo: ben 11, con ruoli di peso come la Bilancio sia alla Camera che al Senato. Ma non è detto che anche i 5 Stelle non debbano cedere qualcosa agli alleati del loro ’tesoretto’ di ben 14 presidenze.
Secondo fonti M5S, Iv avrebbe messo gli occhi sulla prima Commissione (Affari Costituzionali ora a guida 5 Stelle con Giuseppe Brescia) per la cui presidenza i renziani vorrebbero Maria Elena Boschi. Un incarico di rilievo soprattutto in vista della discussione sulla legge elettorale: tema di importanza ’vitale’ per il partito di Matteo Renzi. La partita vera però, viene spiegato, riguarderebbe la Commissione Giustizia, attualmente presieduta dalla M5S Francesca Businarolo. La fiducia accordata da Iv al ministro Alfonso Bonafede – il ragionamento che si fa in seno al gruppo grillino – potrebbe avere, tra le contropartite, l’approdo di una esponente Iv come Lucia Annibali alla guida della Commissione alla Camera.
Le mire di Iv, spiegano sempre i grillini, si concentrerebbero anche sulla presidenza della Commissione Bilancio (in pole c’è Luigi Marattin): casella decisiva in materia di legge di stabilità. Ma sulla Bilancio si innesca già il corto circuito: anche il Pd ha gli stessi desiderata, si parla di Fabio Melilli a Montecitorio o in alternativa Dario Stefano al Senato. “E’ difficile che i grillini mollino su tutta la linea dando la Bilancio alla Camera a Iv e al Senato al Pd”, si ragiona. Italia Viva inoltre vorrebbe anche la Trasporti con Lella Paita (guidata ora dal leghista Alessandro Morelli).
Per quanto riguarda la Commissione Giustizia al Senato, invece, vengono considerate alte le quotazioni dell’ex presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso (Leu). E sempre al Senato, il Pd sarebbe interessato alla Lavoro con Tommaso Nannicini, attualmente ai 5 Stelle con Susy Matrisciano. Particolarmente ’sbilanciata’ poi è la Commissione Esteri, presieduta sia alla Camera che al Senato da esponenti M5S (rispettivamente Marta Grande e Vito Petrocelli), senza contare gli incarichi di governo (un ministro e due sottosegretari sono in quota 5 Stelle). Secondo le stesse fonti pentastellate, Piero Fassino del Pd si sarebbe reso disponibile per la presidenza della Commissione di Montecitorio.
Sono grillini anche i due presidenti delle Commissioni Politiche Ue (Sergio Battelli a Montecitorio ed Ettore Licheri a Palazzo Madama): ma in questo caso viene fatto notare che il ministro competente – Vincenzo Amendola – è del Pd, partito che esprime anche alte cariche Ue come Paolo Gentiloni, commissario agli Affari Economici, e il presidente del Parlamento Europeo David Sassoli.
Di Maio: “Tenuta del Paese a rischio”
“Il rischio che lo stato di tensione registrato nelle aule parlamentari possa allargarsi anche al di fuori del Palazzo c’è. La politica ha il compito ed il dovere di salvaguardare la tenuta del Paese”. Lo ha dichiarato in un’intervista a ’Il Messaggero’ il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, rispondendo alla domanda se teme per la tenuta del Paese.
Ma per Di Maio, “il governo è solido, pensare di farlo cadere in questo momento sarebbe folle. Non è un’opzione nemmeno il rimpasto di cui qualcuno parla. Bisogna piuttosto lavorare per dare risposte al Paese”, spiega, parlando del futuro del governo alla luce delle recenti mozioni per sfiduciare il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. “Solo in Italia si parla di far cadere il governo nel bel mezzo di una pandemia e lo trovo assurdo – ha sottolineato Di Maio – Per quanto riguarda le prerogative costituzionali non sono certo opinabili, anzi sono ben chiare, non esistono automatismi”. A proposito dell’ex governatore della Bce, Mario Draghi, il titolare della Farnesina ha risposto che è “una persona autorevole, il cui nome è usato per fare polemica politica, tutto qua”.
Per quanto riguarda i rapporti con l’Ue, l’Italia ha già ottenuto il “risultato” di sospendere possibili corridoi turistici in Europa, ma per incentivare il turismo non basta. E’ necessario “fare in modo che soprattutto i cittadini tedeschi possano venire in vacanza da noi”, ha detto ancora il ministro, spiegando di avere contatti “intensi e cordiali” con il suo omologo tedesco, Heiko Maas. Di un rilancio del turismo, ha spiegato il titolare della Farnesina, “ne hanno bisogno le nostre strutture ricettive, il comparto alberghiero, i nostri ristoratori, insomma la nostra economia e con il ministro Franceschini stiamo lavorando in tandem sul dossier”.
“Se necessario – ha annunciato Di Maio – dopo il 3 giugno mi recherò in Germania, Slovenia, Austria per parlarne direttamente con i miei colleghi. Mentre il 4 vedrò Le Drian (il ministro degli Esteri francese, ndr) a Roma: un’occasione per mostrare il reale stato di salute del nostro Paese”.
Scuola, è stallo sui concorsi. Conte cerca la mediazione
Fumata nera alla riunione di maggioranza sul dl scuola con il premier Giuseppe Conte. Resta, infatti, il nodo dei concorsi dei docenti, che continua a dividere la maggioranza: M5S da un lato e Pd-Leu dall’altra. “Sono state consegnate tutte le riflessioni e i punti di vista al presidente del Consiglio – spiega una fonte di governo all’Adnkronos – che si è impegnato a valutare e provare a individuare una soluzione assieme alla ministra Azzolina”. “Stallo totale – spiegano altre fonti di maggioranza – ci rivedremo tra domani e dopodomani in attesa di una proposta di mediazione di Conte”.
Proposta in zona Cesarini, considerando che il voto in commissione è previsto a partire da lunedì alle ore 14. Il nodo da sbrogliare resta sempre lo stesso, ovvero concorsi con test a crocette -come chiesto da Azzolina e i 5 Stelle- oppure trovare una subordinata, leggi concorso per titoli, nel caso in cui, per ragioni legate all’epidemia Covid, non fosse possibile bandire in concorso.
“Il vertice di maggioranza” sul dl Scuola, fanno sapere fonti parlamentari dem, “è terminato con la decisione di Conte di proporre una proposta di mediazione. Per il Pd il concorso con le prove resta molto difficile da prevedere”.
Solidarietà dal 5 Stelle Corrao a Salvini, leader Lega ringrazia
Un post di solidarietà, che arriva anche se “tra Salvini e Frengo Stoppato, sceglierei senz’altro il secondo”. A indirizzarlo al leader della Lega, dopo il caso della chat dei magistrati resa nota da ’La Verità’ e le parole di Luca Palamara finite sotto accusa, è l’europarlamentare M5S Ignazio Corrao, che in un lungo post su Facebook esprime “totale solidarietà al leader del carroccio”, rimarcando che “oggi è Salvini o altro tuo avversario, ma domani tocca a te”.
“Che in una chat di magistrati sia consentito dire che un politico ’va attaccato’ o cose del genere non è in alcun modo accettabile – denuncia Corrao – Anzi è inquietante, mette in dubbio le stesse fondamenta dello Stato di diritto e della democrazia”. Per il grillino, “solo un insieme di rigidissime e inderogabili regole, che fungano da deterrente verso qualsiasi mondo di mezzo, può garantire la separazione dei poteri e sollevare il cittadino da qualsiasi inquietante dubbio”.
Tra i commenti al suo post, spunta a sorpresa proprio quello di Salvini. “Non posso che ringraziare per il pensiero – scrive infatti il leader della Lega – Le nostre idee politiche possono essere molto diverse, ma le basi della Democrazia vanno preservate, e la fiducia nella Giustizia non può essere messa in discussione da parole indegne come quelle che ho letto sui giornali. Pochi, pochissimi per la verità… Un saluto”.